Lo ha riconosciuto come attenuante il giudice nel condannare a 20 giorni di reclusione la 52enne che, dopo il “sopralluogo” del Carroccio nel 2014, fu accusata di aver insultato e colpito la consigliera comunale Lucia Borgonzoni.
Dopo il polverone che fu sollevato all’epoca, alla fine è stata condannata a 20 giorni di reclusione e al pagamento delle spese processuali, con pena sospesa, la sinti 52enne accusata di aver insultato e colpito la consigliera comunale leghista Lucia Borgonzoni (oggi anche senatrice e sottosegretario) impegnata in un “sopralluogo” al campo di via Erbosa, il 3 novembre 2014, assieme all’altro leghista Alan Fabbri (all’epoca candidato alla presidenza della Regione e ora sindaco di Ferrara). La Procura di Bologna aveva chiesto la condanna a un mese. La donna è stata processata per violenza privata in concorso con una persona non identificata e aggravata dal fatto di essere stata commessa contro un pubblico ufficiale. Il giudice ha comunque ritenuto le attenuanti prevalenti rispetto all’aggravante contestata, mentre ha assolto la 52enne dall’accusa di ingiuria in quanto il reato è stato depenalizzato. Inoltre,spiega l’avvocato della sinti, il giudice le ha riconosciuto l’attenuante di “aver agito in stato di ira, determinato da un fatto ingiusto altrui”. Quindi “dalla sentenza emerge che, anche se non ha accolto la mia tesi secondo cui la donna agì, sostanzialmente, per legittima difesa- afferma il legale- il giudice ha comunque stabilito che la sua fu una reazione, dettata dall’ira, a un atto ingiusto commesso da Borgonzoni”.