Parlano i dati delle centraline regionali. Intanto, quasi 50 associazioni al Comune dopo l’istruttoria sui prati di Caprara: “Cambiare pianificazioni urbanistiche o pronti alla disobbedienza civile”. Venti Pietre: “Un tavolo sul riuso degli immobili”.
Smog, sempre peggio. Ieri le centraline che misurano le Pm10 in Emilia-Romagna hanno fatto registrare dappertutto concentrazioni medie tra gli 80 e 90 microgrammi. In testa Forlì con 94 microgrammi, poi Modena con 91, Parma e Reggio con 85, Rimini e Ravenna con 82, Ferrara e Bologna con 80, Piacenza con 72. A Bologna il dato peggiore di ieri è quello di porta San Felice con 71 microgrammi. Le centraline che hanno già superato il limite delle 35 giornate fuori legge sulle polveri sottili sono tre: la stazione reggiana di via Timavo con 45 giornate, via Giardini a Modena con 40 e via Montebello a Parma con 36.
Di qualità dell’aria si parla anche nella lettera inviata al Consiglio comunale da quasi 50 gruppi e associazioni (tra cui anche Aria pesa, Venti Pietre, Camilla, CampiAperti, Becco, Rigenerazione no Speculazione, Làbas, Sgb, Tpo, Usb) che hanno partecipato all’istruttoria pubblica sull’area che va dai Prati di Caprara allo stadio. “Il prossimo 10 dicembre si conclude il percorso dell’istruttoria pubblica promosso dal comitato Rigenerazione No Speculazione che aveva ad oggetto la revisione delle previsioni urbanistiche a suo tempo adottate dal Comune, con particolare riferimento all’area che va dallo Stadio ai Prati di Caprara, incluso l’ex Cierrebi. L’istruttoria- si dice nella lettera- ha senz’altro costituito una straordinaria prova di partecipazione democratica e ha consentito una altrettanto importante occasione di confronto politico e di merito tra i cittadini e la principale Istituzione cittadina. Ci attendiamo che la risposta del Consiglio Comunale, organo deliberativo per eccellenza, sia all’altezza delle legittime aspettative dei cittadini che hanno chiesto e reso possibile l’istruttoria, e si concretizzi in una presa di posizione delle diverse forze politiche democratiche a tutela dell’ambiente, della salute pubblica e della qualità dello sviluppo di Bologna. Questi obiettivi di politica pubblica si possono conseguire modificando le attuali previsioni urbanistiche, attraverso la tutela e valorizzazione del grande bosco urbano spontaneo dei Prati di Caprara Est nella sua interezza, ispirandosi a realtà simili diffuse in tutta Europa, lo sviluppo della vocazione sociale, formativa e di ricerca dell’area dei Prati ovest nelle aree già edificate, la piena salvaguardia e valorizzazione del verde e dell’intera impiantistica sportiva dell’ex Cierrebi, col blocco di ogni ipotesi di realizzazione di un supermercato, nel quadro di una svolta coraggiosa delle politiche urbanistiche e ambientali della città metropolitana in direzione di un nuovo e più evoluto modello sociale e di sviluppo che faccia del riuso, anziché del consumo di ulteriore suolo non impermeabilizzato, il suo asse portante. A tutela della qualità dell’aria occorre ridurre le emissioni da traffico veicolare, adottando come obiettivo il potenziamento del trasporto pubblico e sostenibile e la progressiva eliminazione dal contesto urbano del traffico pesante, a partire da quello autostradale. Aumentare il traffico con nuovi insediamenti abitativi e commerciali in un’area già congestionata e privarsi al contempo dei servizi ecosistemici offerti gratuitamente dal bosco è una scelta urbanistica contraria alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini nonché a tutte le direttive europee e i recepimenti nazionali e regionali riguardo l’adattamento e la resilienza delle città ai cambiamenti climatici. Attorno a questo esito, ineludibile se si vuole far fronte in modo lungimirante ai mutamenti climatici e al crescente inquinamento, riteniamo possibile, oltre che auspicabile, una sintesi condivisa dall’intero Consiglio comunale”.
Questa la conclusione della lettera: “Se queste legittime aspettative saranno disattese, le associazioni e i gruppi di cittadini qui riuniti dichiarano fin da ora la loro ferma determinazione a contrastare con ogni mezzo legittimo, ivi comprese azioni di disobbedienza civile, decisioni che non solo ignorino le istanze emerse e le evidenze tecniche e scientifiche della fattibilità di una revisione delle previsioni urbanistiche in questa direzione, ma che soprattutto configurino un danno rilevante per la salute e il benessere dei cittadini bolognesi di oggi e delle generazioni future”.
Tra i firmatari c’è anche la Casa del popolo Venti Pietre che, come annunciato, tra una settimana dovrà lasciare l’ex Aci di via Marzabotto. “Siamo in cerca di un nuovo spazio e vogliamo cogliere questo momento di crisi per rilanciare il nostro modello”, fa sapere l’associazione, annunciando una campagna per la nascita di un “laboratorio” sul recupero sociale di immobili privati vuoti. Venti Pietre propone la costituzione di un “tavolo” tra associazioni, istituzioni, liquidatori fallimentari e Tribunale. Ma percorrendo questa strada “assolutamente non prendiamo le distanze” dai centri sociali e le occupazioni,
ha aggiunto Venti Pietre, sottolineando che si tratta di esperienze che vanno “preservate”.