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“Le pazienti non sono pacchi da spostare!”

Plat e Assemblea per la salute del territorio, insieme all’associazione Diritti senza barriere, ieri davanti a una casa di cura per malati psichiatrici per impedire il trasferimento di una donna: “Testimoni della completa chiusura alla comunicazione da parte dell’istituzione”.

11 Maggio 2022 - 12:15

“Le pazienti non sono pacchi da spostare!”. Per questo ieri mattina “siamo stati alla casa di cura per malati psichiatrici di via Olmetola a Borgo Panigale, al fianco di Bruna Bellotti, dell’associazione Diritti senza Barriere, e insieme a lei abbiamo coi nostri corpi impedito il trasferimento di una parente di Bruna, qui ricoverata, che secondo disposizione della regione Emilia-Romagna, al compimento dei 65 anni non ha più l’obbligo di essere seguita da una struttura sanitaria, ma può accontentarsi di una casa di riposo esclusivamente assistenziale”. Lo riferiscono Plat – Piattaforma di intervento sociale e l’Assemblea per la salute del territorio. “Una vicenda in cui diverse problematiche si intrecciano: prima tra tutte- continua il comunicato- quella dell’incomprensibile cambiamento del progetto terapeutico di una paziente legato esclusivamente a una questione anagrafica; in secundis abbiamo visto coi nostri occhi la problematica dell’assistenza al malato psichiatrico, esternalizzata dal Ssr a cooperative in appalto, in luoghi certo belli a vedersi (casolare in mezzo alla campagna) ma fuori dalla vita sociale cittadina, difficilmente raggiungibili e con anche indicazioni stradali poco chiare, per non parlare della difficoltà a reperire informazioni sia sulla locazione sia sulla struttura in sé su internet. Cosa direbbe Basaglia di questa situazione?”.

Non da ultimo, scrivono Plat e Assemblea, “siamo state testimoni della completa chiusura alla comunicazione da parte dell’istituzione verso Bruna, che in tanti anni ha cercato con esposti pubblici e lettere alle varie dirigenze di mettere in risalto queste problematiche e tante altre, e che in questi giorni aveva cercato anche risposta alla sua completa contrarietà al trasferimento, per poter garantire che la patologia della parente potesse continuare a essere seguita anche dal punto di vista sanitario, risposte che non sono mai arrivate. Tanto che appunto stamattina ha bloccato fisicamente insieme a noi e ad altri conoscenti e attivisti dell’associazione Diritti senza barriere l’auto sulla quale era stata caricata la paziente. La risposta delle operatrici è stata quella di allertare la polizia, la quale poi ha fatto richiesta di convocare la responsabile, la dottoressa Michetti, psichiatra del Csm del distretto. Nell’attesa le operatrici, che millantano di curarsi della salute dei loro pazienti, mantenevano la signora chiusa nell’auto del trasporto al sole, facendo orecchie da mercante alle nostre richieste di spostarsi all’ombra, cosa che è avvenuta solo dopo richiesta dalle forze dell’ordine. Inoltre ci è rimasta una domanda aperta: è regolare trasferire una paziente da una struttura accreditata dal Ssr all’altra con un’auto visibilmente incidentata e priva di contrassegno, tra l’altro senza avere a disposizione sull’auto una documentazione scritta della procedura che si sta attuando? Non crediamo… Al suo arrivo, alle richieste di Bruna di esibire una documentazione scritta dell’ordinanza di trasferimento del giudice tutelare, la dottoressa insieme agli agenti tentava di convincerci che tali atti erano scambiabili solo tra strutture e Asl e che quindi non avevamo la legittimità di richiederli”.

Continua il comunicato: “Solo grazie al coraggio e la determinazione di Bruna, nonché alla sua lunga esperienza nel campo della tutela dei pazienti con diverse disabilità, continuando a richiedere una documentazione scritta della procedura di trasferimento, dopo svariati minuti abbiamo raggiunto la conclusione che l’ordinanza non esisteva e che il tutore legale della paziente, avvocato Berti, sotto la spinta della dottoressa Michetti, potrà ottenerla non prima di 10 giorni. Non paghi della figuraccia, hanno comunicato a Bruna che sarà denunciata per interruzione di pubblico servizio, denuncia che riteniamo un ulteriore sopruso e che ci troverà pronti nuovamente a manifestare finché non venga ritirata. A chi ci chiedeva che vittoria abbiamo pensato di ottenere con il blocco di oggi abbiamo risposto che come questa vicenda ha scoperchiato una serie di irregolarità, non possiamo escludere che questi altri 10 giorni non ci permettano innanzitutto di riuscire a garantire alla parente di Bruna un percorso terapeutico più appropriato e inoltre a far luce su un territorio di ombra dove chissà quante famiglie si sono ritrovate e si ritrovano in episodi simili a quello che abbiamo visto oggi, ma che non hanno le conoscenze e la rete che hanno sostenuto Bruna nella sua battaglia”.