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Le misure cautelari e il “l’intimo tormento” del rettore

#LibertàDiDimora diffonde un aggiornamento da Bifo dopo la richiesta a Dionigi, di esprimersi contro i provvedimenti che hanno colpito diversi studenti: “Mi ha ricevuto e in lui ho colto la consapevolezza di un fallimento abissale”.

27 Giugno 2015 - 14:56

rettOggi (ieri, ndr) a mezzogiorno sono stato ricevuto dal Rettore che mi aveva invitato a discutere. Gli ho consegnato la lettera che potete trovare qui sotto, e gli ho chiesto di prendere pubblicamente posizione contro la persecuzione giudiziaria che a Bologna colpisce cinque studenti e un docente. Ivano Dionigi mi ha detto che non intende fare quello che gli ho chiesto. Lo ha detto con cortesia, manifestando un intimo tormento. In alcuni momenti mi è parso molto sincero. In lui che è un intellettuale, non un politico, un lettore di Seneca e Lucrezio, non un mero esecutore delle pene comminate dalla dittatura finanziaria, mi è parso di cogliere la consapevolezza di un fallimento abissale. Il fallimento della sua parte politica, che è il Partito democratico, ma anche il fallimento di quella parte della nostra generazione che ha scelto di accettare il ricatto del potere pur di partecipare al potere.

Alla fine, quando ci siamo salutati con affetto gli ho detto: siete voi che avete aperto la porta alla guerra in Europa, è il ceto politico del quale fai parte che ha portato al nazionalismo di diventare forza determinante in ogni paese europeo. Mi è parso che non avesse parole per rispondermi, e in effetti non mi ha risposto.

Franco Bifo Berardi

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> Il testo della lettera:

Gentilissimo professor Ivano Dionigi,
Magnifico rettore dell’Università di Bologna

con questa lettera, che intendo rendere pubblica dopo il nostro incontro, le chiedo una cosa molto semplice: le chiedo di prendere apertamente posizione a proposito di una situazione che riguarda l’Università, la città, e anche personalmente il suo ruolo di Rettore e di Docente. Sto parlando di una situazione che lei conosce, se non altro perché mi risulta che lei abbia letto un messaggio che ho fatto circolare attraverso alcuni social network e che è stato ripreso da un giornale cittadino.

Sei persone, cinque studenti e un professore associato dell’Università di Bologna, sono da oltre un mese costretti agli arresti domiciliari, e due di loro sono addirittura stati colpiti dall’interdizione a soggiornare nella città di Bologna, in cui pure studiano.
I delitti dei quali costoro sono accusati hanno il carattere della persecuzione politica e sindacale: una manifestazione in via Filippo Re, un picchetto insieme ai lavoratori delle Cooperative di servizio, e un episodio accaduto in occasione della visita della Ministra Marianna Madia. Su questo ultimo episodio in particolare io credo che Lei debba prendere posizione.

Queste persone alla fine dell’anno 2014 decisero di recarsi a una manifestazione pubblica convocata dalla Sua Università, e pubblicizzata sul sito della Sua Università. Intendevano dunque partecipare a un incontro pubblico da Lei autorevolmente convocato. Giunti al luogo dell’appuntamento vennero respinti da agenti di polizia, e poiché insistevano con decisione ma senza alcuna violenza, a partecipare alla manifestazione da Lei convocata, queste persone furono bastonate con incredibile violenza da un gruppo di agenti tra i quali si distingue un poliziotto dalla testa parzialmente calva.

Questa sequenza di eventi è incontestabile perché è possibile vederla in un filmato che si trova a disposizione in un sito molto noto che si chiama youtube. Io credo che sia doverosa da parte Sua una presa di posizione pubblica, in quanto persona onesta, in quanto democratico, e in quanto gentiluomo, ancor prima che in quanto Rettore dell’Università di Bologna.

Lei non può esimersi dal ricordare ai giudici e alle autorità di Polizia che quei ragazzi furono manganellati brutalmente per aver tentato di recarsi a un appuntamento cui Lei li aveva convocati. Furono bastonati e ora sono perseguiti penalmente in quanto suoi ospiti, in quanto invitati dalla Sua Università.

La ringrazio di avermi dato l’opportunità di suggerirLe un gesto cui non può sottrarsi. La ringrazio di avermi permesso di suggerirLe un gesto che potrà evitare a Lei il rischio di chiudere il suo mandato con una macchia di disonore civile, e a noi di vergognarci di essere cittadini di Bologna, di essere figli dell’Alma Mater studiorum bononiensis.

Cordiali saluti

Francesco Berardi