Per alcuni/e lavoratori/trici del settore la prima Plenaria tra Comune, Asp e Terzo settore per presentare il nuovo sistema di coprogettazione è stata una delusione. E hanno deciso di organizzarsi in un collettivo.
di Anna Cesari
Il 6 marzo scorso si è tenuta la prima Plenaria degli operatori e dei servizi della Grave Emarginazione Adulta [GEA] e dell’Accoglienza [SA]; il primo incontro fra enti committenti – Comune e ASP [Azienda pubblica di Servizi alla Persona] – ed enti esecutori – ETS [Enti del Terzo Settore] da quando è stato modificato l’assetto di questi servizi.
La Plenaria, infatti, è una nuova formula d’incontro a cadenza annuale prevista dall’impianto di governance dei servizi GEA e SA da quando la loro organizzazione è stata affidata allo strumento della coprogettazione, che ha sostituito quello dell’appalto tout court. Nel 2022 il Comune di Bologna ha recepito nel proprio Statuto il metodo dell’Amministrazione Condivisa, in attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale. Si tratta di un nuovo modello organizzativo che regola il rapporto tra le Pubbliche Amministrazioni (PA) e gli Enti del Terzo Settore (ETS). Questo modello si distingue da quello tradizionale, di tipo gerarchico e competitivo, regolato con lo strumento dell’appalto, per un approccio più inclusivo e partecipativo che valorizzi e coinvolga attivamente nei processi della programmazione e della progettazione gli ETS, le libere forme associative, le Case di Quartiere e tutti gli altri soggetti civici formali e informali che non perseguono scopo di lucro.
Naturalmente anche i servizi pubblici alla persona sono stati riorganizzati secondo il nuovo modello: dopo una fase di co-programmazione e una di coprogettazione fra ASP ed ETS, il 1°luglio 2024 il nuovo assetto dei servizi GEA e SA è entrato in vigore. La Plenaria del 6 marzo, dunque, non poteva che essere l’occasione, come si legge sul sito di ASP, “per fotografare lo stato dell’arte dei servizi, ma anche la centratura al sistema da parte degli operatori che hanno potuto costruire il loro punto di osservazione condiviso attraverso la formazione di gruppi di lavoro”.
Di seguito riportiamo le testimonianze critiche di alcuni operatori ed operatrici dei servizi GEA rispetto all’organizzazione e allo svolgimento di questa giornata evento. Per tutelarne il posto di lavoro manteniamo l’anonimato.
“L’abbiamo aspettata”
“Era previsto che questa plenaria si tenesse alla fine della fase di coprogettazione per illustrare il nuovo sistema. Quindi, diciamo che l’abbiamo aspettata”. “La coprogettazione è partita il 1°luglio e il primo momento utile per presentarci il funzionamento dei servizi lo hanno trovato solo il 6 marzo”.
La mancanza di comunicazione da parte di istituzioni ed enti su come si sarebbero modificati i servizi GEA e SA, la loro coerenza interna, le tutele sindacali – garantite in un sistema d’appalto – e, in nuce, le ore di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori – ovvero, licenziamenti e problemi di sicurezza – ha sollevato proteste e mobilitazioni da parte di diverse sigle sindacali già nella primavera/estate del 2024, in vista dell’introduzione del nuovo sistema. Si era creato uno spiraglio positivo dopo l’incontro del 18 luglio fra l’allora assessore al Welfare Rizzo Nervo, il Consorzio l’Arcolaio [aggregazione di diverse cooperative sociali] e ASP. Poi l’assessore al Welfare è cambiato (oggi l’assessorato è attribuito a Matilde Madrid) e la vertenza è entrata in stallo. Nel frattempo lavoratori e lavoratrici hanno cercato di garantire servizi adeguati nonostante le incognite della riorganizzazione.
Verso la Plenaria: “Mesi di preparazione, per poi stravolgere completamente l’organizzazione il giorno prima”
L’organizzazione della Plenaria è avvenuta in più fasi e a più livelli, in linea con quanto lascia presuppore un sistema di coprogrammazione e coprogettazione. In particolare si dovevano trovare i punti comuni su cui confrontarsi e dibattere il giorno dell’evento.
“C’è stata una prima fase di raccolta di idee, che è avvenuta a più livelli. A quanto abbiamo capito, prima hanno discusso i dirigenti, poi internamente le cooperative e infine c’è stata una maxi riunione fra dirigenti e coordinatori delle cooperative. Ci è stato riportato che, ad un certo punto, è stato chiesto “Ma quindi da questa riunione uscite che avete capito di più qual è il senso della plenaria? Perché poi dovete saperlo tradurre all’equipe” e in coro tutti hanno risposto “Bah, di sicuro abbiamo capito di cosa non parla questa giornata. Di cosa parla non è chiaro”. Mentre il servizio di mediazione di CIDAS ha prodotto una sintesi delle idee da portare in plenaria accorpando quelle raccolte fino a quel momento (fra dirigenti, cooperative e maxi riunione), si è svolta un’ultima fase in cui è stato richiesto a operatori e operatrici di compilare un Google Form.
Eppure né i focal point prodotti dalla sintesi di CIDAS né le risposte del form sono stati oggetto dei gruppi di lavoro della plenaria. “Ci siamo trovati in plenaria che né sti focal point né Google Form avevano niente a che fare con le tracce. Ma niente! Tre mesi di organizzazione, raccogli le opinioni di tutti, poi la notte prima prendi tutto, lo cestini e ricominci da zero. Una cosa che veramente rasenta il ridicolo”.
La Plenaria: “Non ricordo di aver mai visto così tanti lavoratori/trici della GEA tutti/e insieme; non ricordo neanche di averli mai visti così arrabbiati/e”
Come si legge sul sito di ASP: gli operatori “hanno potuto costruire il loro punto di osservazione condiviso attraverso la formazione di gruppi di lavoro, che hanno rappresentato uno dei momenti più salienti della giornata. La partecipazione attiva di tanti operatori del Terzo Settore, che compongono uno dei pezzi del sistema interistituzionale, ha infatti reso il senso della giornata: aperta alla condivisione del percorso”. Nella giornata evento del 6 marzo, dunque, agli interventi dei/delle dirigenti ASP in merito al nuovo assetto dei servizi GEA-SA si è affiancato il lavoro di cinque gruppi, ma su un’unica traccia: “Come possiamo creare e facilitare la connessione tra i servizi della GEA-SA? Qual è l’ostacolo e cosa posso mettere in campo per superarlo?”.
Su come si sono svolti i lavori di gruppo operatori e operatrici sono particolarmente amareggiati.
Nella fase di preparazione della plenaria “c’eravamo accordati sul fatto che per dare un senso a questi tavoli ci dovessero essere anche i rappresentanti di ASP, invece non solo ASP si è ritirata dal confronto, ma ha messo dei nostri colleghi a fare il lavoro di sintesi al loro posto, mettendoci l’uno contro l’altro o, nella migliore delle ipotesi, a farcela suonare e cantare da soli. Ancora una volta siamo stati trattati come manovali.” “Cosa posso fare IO per migliorare il servizio. La responsabilità dei tagli è diventata mia”. “Tre ore ad ascoltare la presentazione dei servizi e solo 40 minuti [ASP parla di un’ora e mezza circa] per il lavoro di gruppo in cui non solo dovevamo esporre le nostre criticità, ma anche provare a risolverle”. “Durante i lavori di gruppo abbiamo chiesto alla dirigente se potevamo allungare un po’ i tempi per permettere a tutti di fare almeno un intervento; ha risposto che il gruppo poteva sempre decidere di fare qualcos’altro invece di condividere in plenaria. È stato uno schiaffo in faccia alla dignità della nostra professione”. “Appena mi è stata chiesta una criticità che sto riscontrando nel mio lavoro non ho potuto fare a meno di citare il livello di aggressività e violenza a cui siamo sempre maggiormente esposte/i, ma mi hanno detto di passare oltre perché non era quello il focus dell’incontro”. “Ora le decisioni sono prese interamente dall’alto; ci è stato detto, ad esempio, che non è l’ente gestore che decide gli allontanamenti dalle strutture ma ASP, e non conta se questo non è per nulla tutelante per noi lavoratori/trici, noi che quotidianamente rimaniamo operativi/e sui servizi”. “Cosa dire? È stato un momento perfettamente coerente con lo spirito della coprogettazione: noi decidiamo, voi fatelo funzionare. Menomale che tra poco mi licenzierò, non ha senso guadagnare così poco per essere trattati così. E chissà quanti altri stanno pensando la stessa cosa.” “Ci hanno detto “è stato facile pensare e organizzare la coprogettazione, ora la parte difficile è sapere come farla funzionare”. È come giocare a Risiko ma senza strategia. Ai piani alti spartiscono i servizi come se fossero territori, si annulla il lavoro fatto con impegno negli anni precedenti per “ripartire da zero” seguendo un progetto ideale irrealizzabile, si ridistribuiscono le risorse umane in posti diversi senza considerare competenze e qualifiche. Infine si manda la propria forza lavoro sul campo senza alcuna tutela, con un’enorme esposizione al rischio e pericolo e con una totale assenza di considerazione delle esigenze, diritti e desideri. Magari sarebbe stato interessante che proprio quella forza lavoro che sta sul campo potesse partecipare non solo alla coprogettazione ma anche alla coprogrammazione. Forse così sarebbe stato più semplice, oggi, sapere come farla funzionare.”
“La plenaria si è conclusa con 5 parole chiave, di cui la prima è stata Resilienza. Eravamo già resilienti, lo siamo sempre state/i. Chiederci ancora, dopo tutto questo stravolgimento, di essere resilienti trasforma tutto in una grande presa in giro. Hanno giocato con la vita delle persone con cui lavoriamo e per cui lavoriamo, gli ultimi o “i nuovi poveri”. Ma hanno giocato anche con le nostre vite lavorative, con i nostri valori e principi, con le motivazioni che ci spingono ad andare sul campo ogni giorno con lo stesso sorriso. Hanno vanificato il nostro operato. I “nuovi poveri” siamo noi”.
Il collettivo R.U.S.CO
Per questi/e operatori e operatrici GEA la vicenda della Plenaria è stata l’ennesima prova dell’atteggiamento noncurante delle istituzioni nei confronti del loro lavoro. La vertenza sindacale aperta a seguito delle mobilitazioni della scorsa estate è in stallo. E in Plenaria, la prima occasione di confronto con le istituzioni, non sono potuti intervenire su temi per loro urgenti come la sicurezza – “la coppia educativa è un principio cardine del nostro lavoro; non si lavora da soli, bisogna essere sempre almeno in due per aumentare il livello di sicurezza. ASP su questo ha posto il veto in tutte le in tutte le riunioni che sono state fatte, compresa la Plenaria, per un motivo molto semplice, perché in questo momento, per come sono organizzati i servizi e con i soldi che ci sono, non è possibile garantire la coppia educativa ovunque”. Per queste ragioni questi lavoratori e queste lavoratrici hanno deciso di organizzarsi in un collettivo, R.U.S.CO, Risorse Umane Senza Controllo, “per dare voce”, come si legge sul loro profilo social, “alle operatrici ed agli operatori del sociale che lavorano nella Grave Emarginazione Adulta [..]. Noi lavoriamo con coloro di cui è scomodo parlare, con quella che viene considerata l’immondizia della società: persone che vivono in strada, con dipendenze, problemi sanitari, persone di altri paesi o irregolari sul territorio, ex detenuti. Queste persone sono rese invisibili [..]. L’invisibilità è condivisa: anche noi operatrici e operatori ci muoviamo nei servizi come fantasmi, considerati essenziali durante le emergenze sanitarie o climatiche per poi tornare nell’invisibilità una volta rientrato l’allarme. R.U.S.CO è la voce della tua operatrice e del tuo operatore di quartiere, della loro rabbia e della loro volontà di cambiare le cose”.