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“L’ateneo vuole azzerare il dissenso”

L’Università ha spedito sette lettere disciplinari ad altrettanti studenti del Cua, per il blitz al Consiglio della Scuola di Lettere dell’11 marzo scorso. Il collettivo: “Domani alle 16 porteremo le nostre rivendicazioni in rettorato”.

04 Maggio 2015 - 14:57

In questi giorni l’Alma mater, sotto la spinta del presidente Marmo, ha inviato a 7 tra studenti e studentesse del CUA delle lettere disciplinari.

Lettere disciplinari che rappresentano la “buona scuola” di Renzi, che nega a studenti del CUA e a giovani artisti il diritto di partecipare ad una riunione della Scuola per sentire cosa avevano da dire sul nostro conto, sulle forme di autogestione che portiamo avanti.

Questo non ci spaventa e anzi ci rafforza nella nostra convinzione di poter immaginare e mettere in pratica un’alternativa all’università-azienda costruita dal basso da studenti e precari.

Da quasi dieci anni il CUA lotta contro l’università azienda, dalla parte di studenti e precari, per una zona universitaria meticcia e solidale; mette in rete percorsi autorganizzati di stampo artistico, teatrale, seminariale e politico che eccedono, anche fisicamente, il tempo e gli spazi della normale didattica accademica che è sempre più modellata attorno ad un’idea di università, ma anche di convivenza e relazione, che non convince.

È da qualche tempo che l’amministrazione Dionigi si rifiuta di riconoscere questo dato di realtà che già due anni fa si impose contro chi voleva fare di piazza verdi un deserto, e anche fino ai suoi ultimi giorni da rettore non risparmia le sue pillole per attaccare le realtà autorganizzate in università.

La prima sperimentazione di attacco ai percorsi dal basso tramite queste lettere disciplinari, che possono portare alla sospensione fino ad un anno, viene portata avanti sotto la spinta del presidente di lettere Marmo, mostrandosi subito in tutta la sua politicità.

Queste lettere rappresentano per noi un ulterriore tentativo di azzerare il dissenso all’interno dell’università della Gelmini, che si comporta sempre più come un’azienda. Un azienda che colpisce il suo personale a suon di richiami, sopsensioni o espulsioni!

Misure disciplinari che anche i nostri compagni facchini sono costretti ad affrontare non appena alzano la testa nei magazzini dello sfruttamento logistico; misure che anche alle scuole superiori colpiscono studenti medi che portano avanti lotte per il cambiamento, che nella “buona scuola” di Renzi si configurano come sospensioni e lettere a casa.

Queste lettere rappresentano per noi il tentativo dell’università di cambiare i rapporti al suo interno, trattando chi chiede più spazi, libertà di movimento, welfare, come una mela marcia da punire e addomesticare!

Noi questo non lo accettiamo!

Il Rettore ha dato 10 giorni per rispondere di quello che abbiamo fatto, ebbene risponderemo!
Già domani, dal pomeriggio, invitiamo tutti a portare le nostre lettere di rivendicazione in rettorato e riempirlo di iniziative culturali e d’autogestione!

Togliamoci il bavaglio targato UniBo.
La buona scuola/⁠università siamo noi!

Collettivo Universitario Autonomo.