Acabnews Bologna

L’appello: “Mobilitiamoci per una scuola di tutt*”

Numerose realtà cittadine propongono un’assemblea pubblica oggi al Katia Bertasi, a partire dalle nuove Indicazioni nazionali del ministero: un documento “inaccettabile, perchè va contro oltre 50 anni di ricerca educativa e pedagogica”.

23 Maggio 2025 - 11:24

Bologna si mobilita “per una scuola di tutt*”, a partire dalle nuove Indicazioni nazionali emanate dal Governo: numerose realtà cittadine hanno infatti deciso di condividere un appello per lanciare un’assemblea pubblica che si terrà oggi 23 maggio alle 17,30 alla Casa di quartiere Katia Bertasi di via Fioravanti 18/3. “Lo scorso marzo, il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ha fatto circolare la bozza delle nuove Indicazioni nazionali della scuola del primo ciclo di istruzione (infanzia, primaria e secondaria di primo grado). Se approvato- scrivono le sigle promotrici dell’iniziativa- questo documento cambierà l’impostazione della scuola pubblica per i prossimi decenni. Cosa sono le Indicazioni nazionali e perché sono così importanti? Sono il documento fondante della scuola pubblica italiana. Hanno sostituito i vecchi programmi ministeriali e stabiliscono cosa e come si insegna a scuola. Sulla base delle Indicazioni Nazionali le case editrici scrivono i libri di testo; le docenti in formazione studiano per superare i concorsi pubblici; le scuole organizzano i loro progetti educativi”.

Per le realtà che hanno lanciato l’appello cittadino, questo documento “è inaccettabile” perchè “va contro oltre 50 anni di ricerca educativa e pedagogica. È un testo ideologico che ignora del tutto i più recenti studi scientifici sull’apprendimento, sposta il baricentro didattico più sui contenuti che sui processi e interrompe il percorso di democratizzazione della scuola pubblica portato avanti negli ultimi decenni nonostante i tagli”. Inoltre, “propone un’idea di scuola autoritaria e antiquata. Alunni e alunne tornano a essere soggetti passivi, a cui si chiede obbedienza cieca e non partecipazione attiva. La scuola diventa un luogo dove si trasmettono nozioni, non dove si costruiscono insieme i saperi”.

Nell’appello si sottolinea poi come il documento ministeriale sia “etnocentrico: perché insiste sull’identità nazionale e sulle appartenenze culturali, distinguendo sempre tra un ‘noi’ e un ‘loro’ e piegando la storia a narrazione di un mito nazionalista e suprematista che esalta l’Occidente”. E’ anche “classista: perché rifiuta completamente l’idea di una scuola in cui si apprendono i saperi insieme e si costruiscono per tutti e tutte opportunità di riuscita, indipendentemente dal contesto socio-culturale ed economico di partenza. Si insiste sul talento come innato ‘potenziale cognitivo’ da stimolare per garantire l’affermazione individuale in una società competitiva e frammentata. Viene introdotto lo studio del Latino dai dodici anni ripristinando così una selezione precoce delle carriere formative”. Inoltre, è un documento “sessista: perché associa la violenza di genere a una ‘triste patologia’, rifiutandone le ragioni patriarcali, culturali e strutturali e nega la necessità di un’educazione all’affettività e alla sessualità”. Infine nell’appello si parla di approccio “non inclusivo: non si nominano mai le differenze individuali come elemento da cui partire per proporre una didattica che consenta a tutte e tutti di raggiungere gli stessi traguardi. La scuola del primo ciclo dovrebbe garantire ad ognuno e ognuna l’accesso al sapere quale strumento indispensabile alla partecipazione politica e sociale”.

Prosegue il comunicato: “Il documento contraddittorio, poco coeso e scritto con uno stile volutamente ambiguo, ha già sollevato l’indignazione e la mobilitazione spontanea e diffusa di insegnanti di ogni ordine e grado, di docenti e ricercatori universitari, associazioni e movimenti che si occupano di educazione. La posta in gioco è altissima. Mobilitarsi significa difendere una scuola pubblica democratica, inclusiva, che valorizzi la partecipazione attiva degli studenti e la co-costruzione del sapere, contrastando visioni antiquate, elitarie ed escludenti. Significa difendere il diritto a una scuola che sia uno spazio pubblico per costruire fiducia e legami, non solo un presidio di saperi immutabili. Per questo vi invitiamo a partecipare all’assemblea pubblica del 23 maggio alle 17,30 al centro Katia Bertasi a Bologna (via Aristotile Fioravanti 18/3) per discuterne insieme”.

Queste le firme in calce all’appello inviato nei giorni scorsi a Zeroincondotta: Area scettica, Assemblea comunità educante Appennino, Assemblea Precaria Universitaria, Bologna for climate justice, Associazione percorsi di pace “La Filanda”, Cassero scuola, Cesp Bologna, Cobas Bologna, Collettiva Chirikù, Comitato Besta, Coordinamento studentə storia, Doposcuola solidale Guernelli, Doposcuola Vag61, Educare alle differenze,Famiglie arcobaleno, Fondazione Scuola di Pace Monte Sole, Libera Bologna, Mce Bologna, Non una di meno tavolo educazione, Orlando centro delle donne Bologna, Osa- Opposizione Studentesca d’Alternativa Bologna, Plat, Rete genitori Spazzacomin, Rivista gli Asini, Smaschieramenti e Rivolta Pride, Usb.