Una cronaca della mobilitazione antifascista costruita dalle realtà antagoniste della città per rispondere alla manifestazione organizzata in zona stazione da Rete dei patrioti e Casapound: in tante/i nelle strade e scontri con le forze dell’ordine sulle gradinate della Montagnola.
L’elicottero continua a volare basso sulla città. Lo schieramento di polizia è massiccio, drappelli di agenti antisommosa e carabinieri in tutti gli angoli delle strade vicine a piazza XX Settembre, poi un grande blocco all’altezza del ponte della ferrovia in via Matteotti e un altro che chiude il passaggio da via Irnerio a via Indipendenza. Tutto questo per consentire una
manifestazione “contro degrado e criminalità” organizzata a livello nazionale da sigle come Rete dei patrioti e Casapound. Una manifestazione vergognosamente autorizzata, per di più in centro città e addirittura a pochi passi dalla stazione ferroviaria, il luogo della strage fascista del 2 agosto 1980.
I fascisti, un drappello di un centinaio di “giovani ben rasati e vestiti uguali”, con una bandiera tricolore a testa, partono scortati dalle forze dell’ordine, con alla testa alcuni vecchi arnesi un tempo di Alleanza Nazionale (sempre presenti alle udienze del processo sul 2 agosto). Il tragitto è breve, da via Gramsci, un pezzetto di via Boldrini, si fermano davanti all’aiuola prospicente piazza XX settembre. “Abbiamo perso la pazienza, siamo noi i centri antiviolenza”, uno slogan (becero, perché fa il verso ai veri centri antiviolenza dove vengono accolte le donne) che, gridato ripetutamente, dimostra la pochezza di questi soggetti. Due gli striscioni: “Riprendiamoci Bologna” e “Difendi la tua città”.
Ma le realtà antagoniste della città non rimangono a guardare. In piazza dell’Unità c’è un concentramento antifa in cui confluiscono molti/e ragazzi e ragazze di area anarchica: da lì parte un corteo di diverse centinaia di persone sfila nelle strade della Bolognina.
Un altro concentramento chiamato in piazza Nettuno sotto la firma “Bologna antifascista” è quello più grosso della giornata; vede la presenza massiccia delle attiviste e degli attivisti dei collettivi, dei centri sociali e di altre reti di movimento bolognesi. Dietro lo striscione “Contro il fascismo di strada e di governo” il corteo parte, prendendo via Rizzoli e si ingrossa sfilando verso le due torri. A passo rapido la manifestazione prende le strade che conducono in via Irnerio verso il mercato della Piazzola. Essendo praticamente invalicabile il grande blocco poliziesco alla fine di via Irnerio (per impedire il passaggio in via Indipendenza), il corteo fa uno scarto veloce verso il parco della Montagnola, di corsa i/le manifestanti tentano di raggiungere la scalinata del Pincio. Qui è presente un drappello di poliziotti, c’è il contatto, partono le manganellate, ma le prime fila riescono a sfondare e in diversi scendono per le scalinate. Le cancellate del parco sono tutte chiuse da tutte le parti e i tentativi di aprire un varco sono infruttuosi, intanto schiere di poliziotti bloccano le uscite dal parco verso via Indipendenza.
Dopo diversi minuti il corteo riparte, in percorso a ritroso che raggiunge di nuovo piazza Nettuno per fermarsi davanti al Sacrario dei/delle caduti/e della lotta di Liberazione. Sono in migliaia in piazza, per concludere una giornata di antifascismo militante di massa sicuramente importante.