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L’amianto fa più morti degli incidenti sul lavoro

Il rapporto sui mesoteliomi in Emilia-Romagna mostra come negli ultimi quattro anni l’incidenza di decessi legati all’esposizione al metallo risulti superiore a quella degli incidenti mortali sui posti di lavoro.

26 Agosto 2019 - 16:46

Il mesotelioma maligno “conferma le sue caratteristiche di tumore raro con aumento dell’incidenza in entrambi i generi, registrato fino al 2016 e con primi segni di andamento stazionario negli anni successivi”. Inoltre, “in considerazione della sua pressoché totale letalità, questa malattia assume ancora rilevanza sociale con impatto superiore a quello degli infortuni mortali”. E’ quanto si può leggere nel rapporto diffuso dall’Associazione dei familiari dei parenti delle vittime dell’esposizione all’amianto (Afeva) sul mesotelioma maligno in Emilia-Romagna, aggiornato al 30 giugno scorso. La malattia, legata all’esposizione all’amianto, ha tassi di sopravvivenza ridotti e fin dal 1996 in regione è sotto osservazione con uno specifico sistema di sorveglianza. Le conclusioni a cui arriva l’aggiornamento del report sul mesotelioma maligno dicono quindi che negli ultimi quattro anni è stato più letale delle morti per incidenti sul lavoro. I dati Inail sugli infortuni mortali denunciati 2014-2018 (117, 108, 139, 124 e 123) “continuano a dimostrare un’occorrenza alquanto minore, 611 contro 745, rispetto all’incidenza dei mesoteliomi maligni (133, 151, 159, 158 e 144)”.

Questi i numeri del rapporto: al 30 giugno 2019 risultano archiviati 3.489 casi, 178 sospetti (risultati alle successive indagini non mesoteliomi) e 3.311 veri mesoteliomi maligni. Tra questi, 108 risalgono a prima del 1996, data di inizio della rilevazione dell’incidenza in Emilia-Romagna, e 391 riguardano persone non residenti in regione. Dunque, l’analisi ha riguardato 2.812 casi di mesotelioma maligno di residenti in Emilia-Romagna alla data della diagnosi: 2.406 soggetti erano casi certi (85,6%); 149 i probabili e 257 i possibili. Il trend annuale dei casi dal 1996 è in aumento, da 73 ai 159 casi del 2016. La sede colpita prevalentemente è quella pleurica (91,5%), ma non sono pochi i casi a carico del peritoneo (7,6%), nè eccezionali quelli a sede pericardica e testicolare (0,9%). Quanto al rapporto fra generi è di 2,6 casi tra gli uomini contro uno nelle donne. Invece, il tasso di incidenza regionale per 100.000 abitanti, calcolato per il periodo 2013-2017 è di 3,9 negli uomini e 1,1 nelle donne. Il tasso più alto negli uomini è stato registrato a Reggio Emilia (6,4) e nelle donne a Piacenza (1,9). Sono risultati superiori alla media regionale anche i tassi di incidenza, per uomini e donne, a Piacenza, Reggio Emilia e Ferrara; per le sole donne a Bologna e per i soli uomini a Ravenna e Parma. La provincia di Rimini ha il tasso più basso per gli uomini (2,3), quella di Forlì-Cesena per le donne (0,5).

Per valutare l’esposizione ad amianto, sono stati finora indagati 2.630 casi: 230 sono risultati non classificabili per rifiuto od impossibilità a contattare paziente o familiari, mentre, per i rimanenti 2.400 sono state raccolte informazioni standardizzate, in 990 casi direttamente dal soggetto interessato (41,3%). In 1.677 casi, l’esposizione è stata classificata come professionale (1.156 certa, 292 probabile e 229 possibile), in 228 non professionale (142 familiare, 56 ambientale e 30 legata ad attività extra lavorative) e in 495 casi improbabile-ignota. I 228 soggetti con esposizione non professionale all’amianto sono rappresentati da 169 donne e 59 uomini. Per le donne, l’esposizione è stata di natura familiare in 128 casi, in quanto congiunte di persone professionalmente esposte, ambientale in 29 casi, per avere abitato in vicinanza di aziende con utilizzo di quantità rilevanti di amianto ed in 12 casi per esposizioni extra lavorative. Negli uomini, 14 soggetti hanno subito un’esposizione familiare, 27 ambientale e 18 per attività comportanti la manipolazione di materiali contenenti amianto in attività extra lavorative. Un’esposizione ad amianto è, dunque, presente in 1.905 casi su 2.400 (79,4%); negli uomini la quota sale a 86,5%, mentre nelle donne e’ stata rilevata nel 59,6%. Quello delle costruzioni edili è risultato il settore maggiormente coinvolto (251 casi) all’esposizione all’amianto, seguito da costruzione/riparazione di materiale rotabile ferroviario (179 casi) e da industria metalmeccanica (145 casi). Rilevanti sono anche gli zuccherifici e altre industrie alimentari (137 casi), la produzione di manufatti in cemento-amianto (116 casi), e la produzione di prodotti chimici/materie plastiche (91 casi).