Acabnews Bologna

La vigilessa e il Burundi

Un’agente a un automobilista all’apparenza straniero: “Ci sono regole da rispettare qui, non siamo mica in Burundi!”. Altro caso di razzismo strisciante nella Polizia municipale, mentre il comandante parla di Codice etico e “assenza di preconcetti”.

23 Marzo 2015 - 13:02

Vigilessa, poliziotta (foto Luke Roberts)Giovedì 19 marzo, pieno pomeriggio. In via Caprarie, una coppia di vigili urbani si avvicina all’autista (all’apparenza straniero) di un furgone. La vigilessa, a voce sufficientemente alta perchè le sue parole risultino udibili a chi passa nei dintorni, gli dice: “Ci sono delle regole da rispettare qui, non siamo mica in Burundi!”.

Ovvero: un Paese africano come esempio di inferiorità. Non sappiamo se la vigilessa in questione abbia dimestichezza con concetti come quelli di eurocentrismo e colonialismo. Ciò che è certo, però, è che torniamo ad imbatterci, semplicemente camminando in centro, in un odioso caso di razzismo strisciante che vede protagonista un agente della Polizia municipale di Bologna.

Con le dovute differenze e proporzioni, non può non tornare alla mente il caso sollevato da Zeroincondotta un paio d’anni fa: il vigile razzista che amava raccontare su Facebook le sue gesta, mostrandosi (tanto per dirne una) soddisfatto di poter andare in giro a “sgomberare qualche zingarello”.

Proprio oggi il comandante dei vigili, Carlo di Palma, ha parlato dell’introduzione nel regolamento di polizia municipale di un riferimento al “Codice europeo per la polizia” approvato nel 2001 dal Consiglio d’Europa, dove si prescrive che “per essere un buon poliziotto – spiega lo stesso Di Palma – non basta essere ben preparato e onesto”, ma occorrono “determinati valori”, come l’assenza di preconcetti “nei confronti delle persone in base al sesso, alle condizioni sociali, alla razza o all’etnia”. Siamo a posto…