Il manifesto dell’anniversario di quest’anno “riporta delle verità giudiziarie acquisite, non più delle ipotesi di lavoro” e “i potenti faranno di tutto per cancellarla”, avverte l’Associazione dei familiari delle vittime. Martedì la manifestazione, in piazza anche numerose realtà sociali, politiche e sindacali dell’antagonismo e della sinistra radicale cittadina.
“La sentenza di primo grado del processo ai mandanti conferma: la strage è stata organizzata dai vertici della loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti italiani, eseguita da terroristi fascisti”. Questo il testo del manifesto per le commemorazioni della strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, di cui quest’anno cade il 42esimo anniversario. Il manifesto stavolta “riporta delle verità giudiziarie acquisite, non più delle ipotesi di lavoro”, afferma l’Associazione dei familiari delle vittime in vista degli appuntamenti in programma per martedì: un messaggio a cui dare massima rilevanza perchè “abbiamo una verità acquisita e i potenti faranno di tutto per cancellarla”. Di fronte in particolare all’ipotesi che dopo il voto del 25 settembre possa insediarsi un Governo di destra, “se ci saranno degli ostacoli li denunceremo con forza. Visto che tutti dicono di volere la verità, li vedremo alla prova dei fatti”, afferma l’Associazione: “Si stanno desecretando e digitalizzando molti atti, ci saranno molti passi in più verso la verità. Spero che questo percorso non si fermi. Ognuno poi si assume le sue responsabilità”.
Per il 2 agosto di quest’anno, intanto, per il Governo (dimissionario) sarà presente a Bologna il ministro Patrizio Bianchi. Dopo l’incontro istituzionale con i familiari delle vittime nel cortile del Comune, alle 9,15 partirà da piazza Nettuno il tradizionale corteo diretto alla stazione centrale dove, alle 10,25 in punto, con un triplice fischio del treno e un minuto di silenzio saranno ricordati gli 85 morti e i circa 200 feriti nell’attentato.
Alla manifestazione parteciperanno numerose sigle sociali, politiche e sindacali dell’antagonismo e della sinistra radicale cittadina. Un appello a firma Realtà Antifasciste Bolognesi (condiviso sui social da pagine come quelle di Staffetta, Làbas, Mujeres Libres, Vag61, Laboratorio Crash e Canottiera della salute) recita: “Il 2 agosto 1980, alle 10,25 di mattina, una bomba scoppia alla stazione di Bologna. Il suo risultato: 85 morti. Fin da subito, chi di dovere si occupa di depistare le indagini, lasciando una scia di false informazioni che si protrae ai giorni nostri. Fortunatamente, la verità viene fuori e la matrice dell’attentato appare chiara: si tratta di una bomba ordinata dallo Stato e messa dai fascisti. Una bomba che si inquadra in una strategia stragistica maturata tra pezzi di Stato e massoneria. La sentenza di primo grado con cui pochi mesi fa è stato condannato l’ex militante di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini come co-esecutore dell’attentato ha messo nero su bianco il ruolo di primo piano di un alto dirigente del ministero dell’Interno e ricostruito il flusso di denaro partito dalla loggia P2 di Licio Gelli per finanziare fascisti e depistatori. Ma nessuno dei fatti precedenti aveva fatto tanti morti quanti sono quelli della bomba a Bologna. I fascisti Fioravanti, Ciavardini e Mambro, con svariate complicità dentro e fuori lo Stato, hanno lasciato un segno profondo di 85 morti e centinaia di feriti, passando per processi-farsa e revisionismi anche da parte istituzionale. Tutt’oggi, gli eredi della destra di quegli anni spingono per una revisione storica e morale di quel giorno, puntando a scagionare i camerati da ogni implicazione con la strage. Macchinazione avvenuta per affossare lotte e tentativi di cambiare la società, e per la quale quegli anni sono stati il banco di prova. Tutt’oggi, infatti, pratiche da parte dello Stato atte a colpire le lotte dal basso, sono ancora attuate. Hanno smesso con le bombe, ma non sono meno efficienti. È il caso dei sindacalisti Si Cobas e Usb che in questi giorni hanno ricevuto misure cautelari e perquisizioni ai quali va tutta la nostra solidarietà e che la Procura vorrebbe far passare per delinquenti comuni che campavano sulle spalle dei compagni, affossando quelle che sono tutt’ora -nonostante la repressione- delle lotte dal basso. Lo stesso meccanismo lo vediamo in moto nei confronti di Askatasuna e della lotta No Tav a Torino e in Val Susa dove si vuole fare passare per associazione a delinquere quelle che sono le lotte sociali. Anche quest’anno, la città di Bologna ricorderà quella triste giornata al fianco di chi, quella mattina, ha perduto persone care. Persone che non hanno mai smesso di cercare la verità fino in fondo, poiché non basta sapere solo chi la bomba l’ha messa: i vuoti lasciati dai depistaggi non sono pochi e sono profondi. Ma, volenti o nolenti, una cosa risulta chiara: lo Stato ordina, i fascisti eseguono. Niente e nessuno, può nasconderlo o proporre una lettura diversa. Per questo, il 2 agosto di quest’anno, prenderemo parte al corteo che ogni anno si svolge qui a Bologna”.
Un altro appello è diffuso da Osservatorio militante antifascista, Sgb, Usb, Potere al popolo, Rete dei comunisti, Cambiare rotta e Osa: “Il 2 agosto di quest’anno ricorrerà il quarantaduesimo anniversario della strage di Bologna. Negli ultimi anni sono arrivate conferme che non ci hanno sorpreso per nulla: la strage fu orchestrata e protetta dallo Stato, che utilizzò i fascisti come braccio armato per compierla. Oltre alle ‘nuove’ verità sulla strage di Bologna, da qualche mese è stato confermato il ruolo del comando Nato di Verona dietro la strage del 1974 di piazza della Loggia a Brescia e in generale dietro alla ‘strategia della tensione’. Crediamo che scendere in piazza per ricordare il 2 agosto voglia dire proprio ricostruire quella storia, che è storia politica. Una storia che è certamente quella della città di Bologna e di chi da quella strage fu colpito direttamente, ma è anche la storia di classe, perché il decennio nero delle stragi di Stato fu organizzato per colpire e abbattere il movimento dei lavoratori che stava crescendo. Per questo, chi continua a portare avanti quella storia di lotta non può dunque ricordare il 2 agosto senza vedere ciò che sta succedendo oggi. Quest’anno, sarà un 2 agosto in guerra: la competizione fra potenze imperialiste è precipitata con il conflitto che oggi si combatte in Ucraina. Una guerra sancita con l’invasione della Federazione Russa, che ha le sue radici anche negli ultimi otto anni di conflitto in Donbass portato avanti sotto l’egida della Nato. Una guerra in cui l’Italia è parte attiva, e che ha portato anche all’esaltazione dei nostri ‘alleati’, compresi i nazisti del battaglione Azov, esaltati come eroi, o ancora peggio come partigiani, da tutta la classe politica e dagli organi di propaganda di guerra. La strage di Bologna ci ricorda quale sia l’utilizzo che viene fatto dei fascisti. Da una parte fascisti come spauracchio, utili per costruire un antifascismo istituzione di facciata, portato avanti da quelle realtà e partiti – prima fra tutti la nostra amministrazione Pd – che attraverso celebrazioni come questa (così come il 21-25 aprile) cerca di pulirsi la coscienza. Dall’altra parte, quando servono, fascisti come braccio armato da adoperare o addirittura da riabilitare e coccolare, come sta accadendo anche oggi. Per questo il 2 agosto saremo in piazza per ricordare una delle tanti stragi fasciste nella storia del nostro paese, portando parole d’ordine chiare contro il fascismo, utilizzato ieri come oggi da questo sistema marcio, e fuori dall’ipocrisia dell’antifascismo istituzionale, di facciata, e di chi fa finta di non vedere cosa sta succedendo in Ucraina così come in Italia”.
Un ulteriore appello, rilanciato ad esempio sul sito de Il tribolo o sulla pagina Bologna Noborders, propone di partecipare al corteo del 2 agosto per esprimere solidarietà a tre “prigionieri anarchici dello Stato italiano”: l’invito è a manifestare “al fianco di Anna, Alfredo e Juan” per “ribadire che lo Stato si fonda sulle stragi per mantenere intatti i rapporti di sfruttamento che reggono ogni democrazia. Per sostenere chi a tutto ciò si oppone”.