Contributi e opinioni

La povertà dall’altra parte di una cancellata

Chiusura del portico in viale Masini, lettera delle/i volontarie/i che hanno affisso uno striscione per protestare contro “il paradigma culturale dello scarto, che produce e rigetta ogni giorno di più orde di miserabili, dalle cui ombre erranti sente poi di doversi difendere ostentando una spietata indifferenza”.

22 Maggio 2025 - 12:13

di un gruppo di volontari

Barboni, clochards, vagabondi, senzatetto, senza fissa dimora… Quanti termini pronunciati sempre a mezza voce, quanti sinonimi inutili per nominare gli innominabili, quella schiera mesta e silenziosa la cui esistenza pare non lasciare traccia, uomini e donne che come spettri si aggirano oltre i margini delle nostre vite, trascinando con sé il proprio fardello di fragilità, migrazioni, esclusione, disagio sociale. O, in una sola parola, povertà.

Come gruppo di amici, prima ancora che di volontari, completamente autogestito e senza alcun tipo di associazione o d’istituzione organizzata alle spalle, da più di quattro anni ormai, ogni mercoledì sera, attraversiamo il centro della nostra bella città per portare tè caldo, coperte, vestiti e qualche genere alimentare prevalentemente non cucinato a queste persone che, loro malgrado, hanno dovuto fare della strada la propria casa. Nella piena consapevolezza dell’impatto materialmente irrisorio della nostra azione, in questo tempo trascorso camminando lungo il filo della marginalità abbiamo scoperto una realtà parallela cui raramente viene prestato ascolto, imparato che ogni storia merita di essere raccontata, che lo scambio tra esseri umani può assumere forme potenti ed inattese, perché quello tra il dare e il ricevere è anch’esso un confine assai labile che forse bisogna soltanto non temere di voler oltrepassare.

Ma sopra il livello della strada Bologna si modifica e si espande, trascendendo con noncuranza l’universo strisciante degli ultimi: ebbene, innanzi a questi spazi urbani in costante trasformazione, l’unico provvedimento visibile nei confronti degli invisibili è stato l’innalzamento di una cancellata, con cui si è totalmente chiuso l’accesso ad un piccolo anfratto lungo il portico di viale Masini, sotto il quale erano solite ripararsi alcune decine di persone che, scacciate da quell’angolo di città che magari per un momento avevano avuto l’ardire di poter considerare anche loro, si sono così ritrovate costrette ad accettare con rassegnazione un ennesimo, vano spostamento.

Non sappiamo se l’iniziativa sia stata pubblica o privata, se rientri in un piano di politiche amministrative a tutela del cosiddetto decoro urbano o non risponda piuttosto all’intolleranza dei residenti rispetto a questi loro indesiderati vicini di casa. In fin dei conti, però, poco ci importa. Ciò che ci indigna profondamente è, prendendo a prestito un’espressione certo molto abusata ma non per questo meno pertinente, la banalità del male: l’ottuso pregiudizio alla base di tale misura, l’ipocrita quanto illusorio convincimento che rimuovendo il problema dalla vista, allontanandolo di pochi metri per barricarsi entro il proprio angusto perimetro fisico e mentale, la vita degli altri che ne restano fuori possa sparire anch’essa all’improvviso, con tutto quel suo carico di angoscia, di colpa, di contraddizione e di minaccia.

Da qui la decisione di affiggere uno striscione, ad effimero simbolo della nostra protesta contro questo paradigma culturale dello scarto, che produce e rigetta ogni giorno di più orde di miserabili, dalle cui ombre erranti sente poi di doversi difendere ostentando una spietata indifferenza. Senza, dunque, pretendere minimamente di saper fornire facili soluzioni ad una condizione di emergenza abitativa drammatica, né tantomeno a uno stato di emarginazione grave, sistemico e radicato, innanzi al quale sarebbe forse opportuno interrogarsi sull’intero funzionamento della società entro cui viviamo, il nostro gesto ambisce, invece, a rivendicare uno sguardo più aperto, più autentico, più responsabile, capace di vedere l’essere umano oltre quel margine di discriminazione economica, politica e sociale che nessuno sbarramento potrà mai impedirci di varcare.