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“La lotta è l’arma vincente”, Si Cobas verso accordo per lavoratori in appalto alla Cefla di Imola

La società è in trattativa per cedere un ramo d’azienda, ma il destino dei lavoratori non assunti direttamente era incerto: nei giorni scorsi scioperi e blocchi, oggi l’incontro che potrebbe avere sbloccato la vertenza. Sgb: “Peggiora la situazione per le/gli lavoratrici/ori della coop Società Dolce”.

06 Novembre 2020 - 19:46

Foto Si CobasUn incontro tenuto oggi con le aziende coinvolte potrebbe portare a un esito positivo per 20 lavoratori in appalto la cui prospettiva era fin qui incerta, alla luce della decisoine del gruppo industriale Cefla con base a Imola di cedere il ramo d’azienda “Business unit Shopfitting” a una multinazionale svedese. Ne danno notizia i Si Cobas spiegando che in Shopfitting “sono impegnati 205 lavoratori” e che verrà costituita una “newco, che dovrebbe chiamarsi Imola Retail Production. Il passaggio a questa nuova società dovrebbe riguardare circa 160 lavoratori, mentre i restanti rimarrebbero a lavorare in Cefla”.

Prosegue il sindacato: “Tutto bene allora? Per niente. A lavorare in questo settore di Cefla sono impegnati anche altri 20 lavoratori, dipendenti di una società che ha un appalto nella stessa divisione. Lavoratori che ormai da anni lavorano per l’azienda imolese, lavoratori che hanno contribuito ad arricchire il profitto della stessa e che tuttavia come fantasmi fastidiosi scompaiono da qualsiasi trattativa e diventano un peso insopportabile, da scansare. Per questa ragione in questi giorni si sono susseguiti una serie di scioperi e blocchi che hanno coinvolto le due sedi di Cefla di via Selice e di via Bicocca e in ultima una visita agli uffici di Itab la Fortezza a Scarperia. Ci sfugge e ci risulta persino incomprensibile l’atteggiamento tenuto dai vertici sindacali di Fim, Fiom e Uilm, che durante lo sciopero del 5 novembre hanno cercato di distinguersi dai lavoratori che operano in appalto nello stabilimento di via Selice. Noi invece, testardamente, continuiamo a pensare che non ci sono problemi che riguardano solo una parte dei lavoratori e delle lavoratrici ma che dobbiamo costruire un disegno unitario, capace di raccogliere i bisogni dei lavoratori trasformandoli in una causa generale”. Si è così arrivati all’incontro di oggi, “che ha aperto le porte ad un possibile accordo. Questa è la dimostrazione che la lotta, la determinazione, l’unità dei lavoratori sono la sola ed unica arma vincente”.

Sgb, invece, accende i riflettori sulla situazione del personale della coop Società Dolce: “Dal mese di settembre nelle buste paga di molti lavoratori compare la dicitura ‘Banca ore’ senza però che i lavoratori abbiano mai ricevuto nessun tipo di informazione sul merito dell’attivazione di tale istituto previsto, purtroppo, dal contratto integrativo territoriale di Bologna e provincia, firmato e fortemente voluto dal sindacato Cgil tanto da cacciare via tutti i delegati del settore che erano contrari. La posizione di Sgb sull’uso della Banca ore in coop sociali è sempre stata di netta contrarietà, in quanto, con il meccanismo della Banca ore, il lavoratore si ritroverà sempre in debito verso la cooperativa e, quindi, ricattabile su sostituzioni di qualsiasi genere ed in qualsiasi momento per non vedersi decurtare la differenza retributiva”. Inoltre, Sgb dice di aver saputo dell’esistenza di accordi con Cgil, Cisl e Uil “che sanciscono peggioramenti per i lavoratori, tenendoli all’oscuro di tutto ed escludendo dai tavoli di contrattazione i sindacati contrari come Sgb, fino a qualche mese fa, sempre presente e convocata. E cosi accade che le buste paga del mese di settembre sono concordate con la mancata attivazione del Fis Covid, perché l’azienda/coop vuole usufruire di sgravi fiscali, e la copertura unilaterale dei buchi retributivi in busta paga con ferie , permessi e altro … fino ad arrivare a coprire eventuali ore non coperte con una paga oraria inferiore del 40% (una Fis non Fis). Sgb ritiene molto grave e pericoloso quello che accade per i lavoratori della cooperativa Dolce, ma più in generale perché sancisce un principio assolutamente non accettabile: il diritto alla retribuzione non può essere cancellato con un colpo di spugna perché un’azienda vuole sbancare il tavolo, e nessun datore di lavoro può permettersi, a posteriori, di mettere alla stretta i suoi lavoratori chiedendo di pagare delle scelte che sono state solo subite e che sono in palese contrasto con quanto prevede il Ccnl e le leggi in materia di lavoro. Su questo, finalmente, la cooperativa si è data disponibile ad un incontro il 10 novembre, lì proveremo a ripristinare diritti dei lavoratori che sembrano diminuire di giorno in giorno a favore di un azienda che, a causa di carenza di liquidità, non ha anticipato il Fis Covid durante i mesi più duri lasciando 1.600 lavoratrici e lavoratori (soci) senza stipendio per mesi, e che oggi sui giornali dichiara esplicitamente l’intenzione di fare profitto dal sociale strizzando e sfruttare i soci/lavoratori emettendo obbligazioni”. Anche alla luce di situazioni come questa, Sgb rilancia la partecipazione allo sciopero nazionale delle operatrici degli operatori sociali di tutti i settori indetto per il 13 novembre: a Bologna presidio sotto la Prefettura dalle 10.