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“La libertà si conquista”, uno dei confinati rompe il divieto di dimora

Dopo cinque mesi di allontanamento, sfidando il provvedimento che gli impedisce di mettere piede in città oggi Loris è tornato pubblicamente in città. “Le misure cautelari della paura vanno combattute con l’affermazione della libertà”.

02 Ottobre 2015 - 18:09

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“E’ una rottura politica determinata e forte”. Così in piazza Nettuno, davanti al sacrario dei caduti partigiani, uno dei militanti del collettivo Hobo rompe il divieto di dimora che gli era stato imposto dalla Procura. Si tratta di Loris, lo studente dell’Unibo che dallo scorso 29 aprile è stato costretto a non poter mettere piede ne’ a Bologna ne’ in provincia. “In questo momento- racconta Loris davanti ai giornalisti presenti- non potrei essere qui e già da cinque mesi subisco sulla mia pelle le condizioni di questa misura cautelare che ricalca per filo e per segno il confino fascista”.

Secondo Libertà di Dimora quella di oggi è solo una prima tappa. “Come ci batteremo per liberare la città da una governance della paura che tenta di limitare il dissenso, cosi’ la libereremo dai tentativi di conquistarla da parte di fascisti, razzisti e xenofobi. Per noi Matteo Salvini e’ esattamente speculare all’altro Matteo e a chi concede la possibilità di fare una manifestazione nazionale a Lega e Forza Nuova. Bologna, città medaglia d’oro della resistenza, non darà nessuna cittadinanza a Salvini. Questa città ha dimostrato che la resistenza non è solo necessaria ma doverosa”. E rilanciando l’appuntamento per opporsi alla presenza del leader della Lega Nord atteso in città il prossimo 8 novembre, dalla piazza proseguono: “La libertà di Bologna è appena iniziata”.

Di seguito il comunicato pubblicato da Libertà di dimora: “Come abbiamo detto fin dall’inizio, individuando nel divieto di dimora la misura paradigmatica da combattere, dimostrando come il confino politico e le misure cautelari in generale vanno affrontate senza sterili lamenti da un lato e senza silenziosa accettazione dall’altro, ma solo trasformandole in un campo di battaglia collettivo si può affermare quella pratica di libertà che nasce dai percorsi di lotta e di trasformazione dell’esistente, che non si arrestano né si piegheranno mai al confino politico riesumato dal peggiore dei nostri passati, quello fascista. Tutti e tutte insieme riuniti intorno alla campagna libertà di dimora anche oggi abbiamo fatto un altro passo avanti nella liberazione di Bologna, con la rottura politica del dispositivo figlio della paura del sistema Pd e delle sue articolazioni. Dopo quasi cinque mesi di confino politico, che ha costretto Loris il 29 aprile in poche ore a lasciare i suoi affetti, i suoi legami sociali, i suoi impegni universitari e la città dove molti anni fa ha scelto di costruire la sua vita, Loris è tornato! L’abbiamo sempre detto le misure cautelari della paura vanno combattute con l’affermazione della libertà. Ora proseguiamo tutti e tutte insieme nella liberazione di Bologna verso l’8 novembre.