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La ”città transfemminista” si prende le strade del centro [foto]

Non Una Di Meno ha dato vita a un corteo in solidarietà alla Libreria delle donne e contro “fascismi e fondamentalismi” riuniti in convegno nelle stanze dell’Assemblea regionale. Nel frattempo Bologna Pride ha contestato gli “anti-gender” davanti alla Regione. In piazza Nettuno anche un presido per Nasrin Sotoudeh.

12 Aprile 2019 - 11:25

Da una parte, chiuso nelle sale dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, il convegno dei cosiddetti “No gender” riuniti contro la proposta di legge regionale che dovrebbe mettere un freno all’omotransfobia (ma al momento è in stand-by, a cause delle spaccature nel Pd); dall’altra, in piazza del Nettuno, si è data appuntamento ieri sera la marea transfemminista chiamata da Non Una Di Meno Bologna, che dopo essersi ritrovata a Verona due settimane fa nella grande manifestazione contro il World congress of family, ha deciso di continuare a dare battaglia sotto le due Torri con un presidio e un corteo che ha attraversato le strade del centro, passando per piazza Maggiore, piazza Galvani e via Farini, e che si è concluso in piazza San Francesco. La mobilitazione del fronte transfemminista era scattata in prima battuta per dare voce alla solidarietà alla Libreria delle Donne, presa di mira solo pochi giorni fa dalla associazione Evita Peron, “costola femminile di Forza Nuova”, che ha messo in atto un “attacco diretto alle nostre lotte” – queste le parole di un’attivista ai microfoni del furgone che apriva il corteo – e che “in questo clima d’odio e di violenza” dimostra come “il discorso sulla sicurezza” venga usato dalle destre “per giustificare il razzismo istituzionale, attraverso misure come il Daspo e la militarizzazione delle strade”. A questa situazione già pesante, dicono ancora le attiviste, “si aggiungono le minacce di sgombero a spazi femministi, di cui Lucha y Siesta e la casa delle Donne di Roma sono solo un esempio. La retorica del decoro è diventata il mezzo per attaccare la nostra autodeterminazione, come abbiamo visto qui a Bologna con lo sgombero di Atlantide e della Consultoria Transfemminista Queer”. Tutto questo mentre il Comune fa dichiarazioni su Bologna come “città accogliente”, che in realtà “dà voce e spazio a convegni in cui partecipano realtà fondamentaliste presenti al congresso di Verona. Lo diciamo chiaramente: non basta appendere bandiere rainbow alle finestre del Comune. Nessuno spazio deve essere concesso alla violenza di fascismi e fondamentalismi. Siamo qui oggi per dire che non solo vogliamo difendere gli spazi dell’autonomia femminista, ma li moltiplicheremo. La forza della marea ha superato ogni confine, come abbiamo visto l’8 marzo nelle piazze del mondo, in Argentina come in Polonia. Di fronte agli attacchi fascisti e agli sgomberi non ci fermeremo! Oggi Bologna è la città transfemminista!”.

Mentre si teneva il convegno dei gruppi della destra “anti-gender”, davanti al palazzo della Regione si è svolto in contemporanea un presidio di contestazione convocato da Bologna Pride, col sostegno e la presenza di alcuni consiglieri regionali. Lo spazio per la protesta è stato delimitato da una recinzione, sorvegliato da un numero ingente di camionette e agenti di Polizia.

Subito prima della presidio di Non Una Di Meno, sempre in piazza Nettuno si è svolto anche un sit-in promosso dalle Donne in Nero per protestare contro la “gravissima condanna comminata all’avvocata Nasrin Sotoudeh, famosa nel mondo per il suo lavoro in difesa dei diritti umani in particolare delle donne, oltre ad essere colpite dalla
sproporzione della condanna a 38 anni e 148 frustate che equivarrebbe di fatto ad una condanna a morte per tortura, siamo fortemente preoccupate per la tenuta dei diritti umani in Iran dove si condanna a tale pena una avvocata coraggiosa che difende le donne che si rifiutano di indossare il velo considerato obbligatorio e anche altre persone in particolare studenti e giovani che lottano per la libertà”.

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