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“Jin, Jiyan, Azadi”, anche a Bologna la protesta contro il regime iraniano

“Non ci fermeremo mai”, assicuravano stamane le/i manifestanti sotto le Due Torri, in gran parte studentesse/i dell’Alma Mater provenienti dal paese dove proseguono da giorni le proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini, morta dopo l’arresto per aver violato le prescrizioni sull’hijab.

24 Settembre 2022 - 18:03

Manifestazione contro il Governo iraniano - foto Zic.itMahsa Amini aveva 22 anni, viveva nel Kurdistan iraniano ed era andata in vacanza a Teheran. Lì, lo scorso 13 settembre, è stata arrestata perché non indossava l’hijab nel modo prescritto dalla legge. Dopo poche ore sotto la custodia della polizia morale iraniana, è finita in coma. Ricoverata, è morta tre giorni dopo. La sua vicenda ha innescato un movimento di protesta in tutta la Repubblica islamica, che proseguono in questi giorni nonostante la brutale repressione dello Stato, già costata almeno cinquanta vittime. Questa mattina donne e uomini iraniani sono scese e scesi in piazza anche a Bologna, in piazza di porta Ravegnana, scandendo lo slogan della resistenza curda “Jin, Jiyan, Azadi”, ossia “donna, vita, libertà”, insieme a “abbasso il dittatore” e “freedom for Iran”.

“Non ci fermeremo mai, non lasceremo le nostre sorelle e i nostri fratelli morire nelle strade. È mio fratello che sta morendo nelle strade”, dice scoppiando in lacrime un manifestante. Come lui, gran parte delle persone in piazza sono studentesse e studenti iraniani dell’Alma Mater: “C’è un regime nel nostro paese che controlla le persone e ci dice cosa dobbiamo fare e come dobbiamo vestirci”, spiega poi. Le autorità iraniane “costringono le mie sorelle e miei fratelli ad agire come musulmani ma molti di loro non ci credono”, continua il ragazzo, preoccupato per le conseguenze che potrebbero comportare anche le manifestazioni fuori dall’Iran: tra gli studenti dell’Ateneo bolognese “ci sono qui persone che supportano il regime, che sono assolutamente contro di noi e danno i nostri nomi. Il mio per esempio, quelli di chi sta protestando ora qui, finiscono nelle fottute liste del Governo e forse non potrò tornare nel mio paese”.

Domani ci sarà un’altra manifestazione domani (alle 18 in piazza VIII Agosto), così come seguiranno ulteriori proteste “la prossima settimana e le settimane successive. Non ci fermeremo mai”, promette il ragazzo iraniano. “Viviamo in Italia e chiediamo al Governo italiano di prendere posizione per questa situazione”, dichiara Sohyla Arjmand dell’associazione Donne per Nasrin, che ha promosso ufficialmente la manifestazione di stamattina: “Dobbiamo salvare questo popolo che da 40 anni vive sotto la dittatura e la tortura. In 40 anni hanno ammazzato migliaia e migliaia di ragazzi, abbiamo bisogno dell’aiuto dell’Europa”. Perché “abbiamo voglia di camminare con piedi liberi nel nostro Paese”, aggiunge Arjmand.