Genitori delle Longhena e delle Cesana scrivono a Ufficio scolastico e Comune. Intanto il Cesp approfondisce il caso “Fa’afafine” e i Cobas invitano a costruire in città lo sciopero del 17 marzo contro la “Malascuola renziana”.
“Il panorama generale della situazione iscrizioni al prossimo anno scolastico rende evidente una carenza di programmazione”, ma i numeri erano noti da tempo e allora “perché non si sono messe in campo risposte strutturali e non emergenziali?”. Se lo chiede un gruppo di genitori delle scuole elementari Longhena e Cesana, firmatari di una lettera indirizzata all’Ufficio scolastico provinciale, al Comune e all’Istituto comprensivo per chiedere l’istituzione di una classe in più alle medie Guinizelli. Ecco il testo: “Siamo un gruppo di genitori che hanno richiesto per l’a.s 2017-2018 l’accesso alle scuole Guinizzelli per i propri figli. Siamo tutti genitori di bambini ‘fuori stradario’, che con ogni probabilità fanno parte dell’esubero di 25 posti per le scuole medie Guinizzelli di cui siamo tutti a conoscenza. Scriviamo per chiedere che l’Ufficio Scolastico e l’Istituto Comprensivo prendano in considerazione la nostra richiesta di attivazione di una classe prima aggiuntiva per accogliere alle Guinizzelli tutti i bambini che ne hanno fatto richiesta. Il panorama generale della situazione iscrizioni al prossimo a.s. rende evidente una carenza di programmazione – le scuole di quasi tutti i quartieri sono al completo- i numeri delle/degli obbligati si conosce da tempo, perché non si sono messe in campo risposte strutturali e non emergenziali? Perché si sono comunque organizzati open day dando l’illusione che ci fosse, da parte dei genitori, libertà di scelta quando invece già si sapeva che il numero dei nati del 2006 era tale da non consentirla? Ci troviamo di fronte a una situazione difficile per molti dei nostri bimbi, che vedendosi non accettati dalle Guinizzelli e probabilmente in molti casi nemmeno dalle scuole di seconda e terza scelta a causa della mancanza di posti, sarebbero quindi smistati in scuole assai lontane da quelle richieste dai genitori per facilitare l’organizzazione della vita familiare. Se in quartiere fosse disponibile l’altra scuola media – le Carracci -il problema non si sarebbe posto, avremmo avuto la capienza per tutti. La maggior parte dei bambini ‘esclusi’ proviene dalle scuole Longhena. Al momento dell’iscrizione alle scuole elementari dei nati nel 2006 esisteva continuità tra Longhena e Guinizzelli, mentre al momento dell’iscrizione alle medie subiamo le conseguenze di un cambiamento di Ic calato dall’alto. Chiediamo che di questo si tenga conto, pensando in primo luogo al benessere delle bambine e dei bambini che si aspettano di frequentare scuole prossime a quelle frequentate negli anni della primaria (Longhena) e di conseguenza scelte dagli amici e dalle amiche. Non si tratta di semplici ‘capricci’ o preferenze dei bambini: la rete di relazioni che hanno costruito rappresenta un sostegno importante nel momento di passaggio delicato d’età. La stessa cosa vale per le famiglie: le reti di relazioni e di aiuto che in primaria si creano tra i genitori permettono anche a chi lavora di poter contare sull’aiuto degli altri: i bambini possono raggiungere la scuola insieme e non muoversi da soli in un’età in cui l’autonomia ancora non è piena, e molto altro”.
Intanto il Cesp, il Centro studi per la scuola pubblica, torna sulle polemiche nate attorno allo spettacolo Fa‘afafine. Scrive il Cesp: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento (art. 33). Falso. Sono diversi anni che in Italia si ha, dalle stesse Istituzioni, la riprova che la Costituzione oramai non è altro che un pezzetto di carta straccia, ma negli ultimi mesi abbiamo avuto addirittura la dimostrazione che, pur di non dispiacere certi settori elettorali, è tollerata la violenza atta ad impedire quanto affermato dall’articolo 33. Di cosa parliamo? Apparentemente dello spettacolo ‘Fa‘afafine, mi chiamo Alex e sono un dinosauro’ di Giuliano Scarpinato, accusato da associazioni di ‘area cattolica’, partiti conservatori o neofascisti e Curie locali di promuovere la ‘teoria gender’ e ‘il terzo sesso’ a bambini e preadolescenti ‘ben indottrinati e psicologicamente confusi’. Ma ci sembra chiaro che il vero obiettivo dell’attacco dei sedicenti ‘Difensori di Figli e Famiglie’ sia l’educazione al rispetto della diversità che viene praticata nella scuola statale, libera e laica dai docenti che liberamente hanno scelto di portare i propri alunni e alunne a vedere questo spettacolo, come fanno normalmente quando ritengono che un’attività abbia un valore didattico. ‘Attività organizzate senza che le famiglie fossero informate dei contenuti’, dicono loro, ma sanno di mentire: nelle scuole ogni progetto passa il vaglio del collegio docenti, del Consiglio d’Istituto (in cui i genitori hanno i loro rappresentanti) e, in casi particolarmente delicati, attraverso il consenso informato. La polemica, amplificata a suon di petizioni alla Ministra, allarmati articoli di stampa e indignati comunicati di associazioni di pseudo-genitori, è esplosa in varie zone di Italia, dal Veneto alla Campania, dalla Liguria alla Toscana. Il risultato? A Pistoia una data è stata cancellata, in altre località ci sono state defezioni di classi che inizialmente avevano aderito”.
Continua il Cesp: “Il 31 gennaio lo spettacolo approda in provincia di Bologna per andare in scena al Teatro di Castello d’Argile, dopo una serie di azioni pubbliche da parte di associazioni di genitori ‘No-gender’ e di partiti o associazioni più o meno dichiaratamente neofasciste che si sono spinti fino all’intimidazione e alla richiesta di censura. A Cento compaiono manifesti non firmati in cui sono ben riconoscibili le scuole e le classi che assisteranno allo spettacolo; il 21 gennaio, nottetempo, vengono affissi all’esterno di uno dei plessi dell’I.C. di San Pietro in Casale, striscioni contro ‘il gender’ con chiara allusione allo spettacolo. Quest´ultimo atto viene tranquillamente rivendicato dall’Associazione ‘Evita Peron’ legata a Forza Nuova e le istituzioni si limitano a dichiarare a bassa voce che sono solidali con il regista e le maestre. L’unica ad alzare la propria, di voce, è la Curia di Bologna, la quale usando argomenti analoghi a quelli neofascisti, nell’editoriale del suo settimanale ‘Bologna Sette’ del 29 gennaio, attacca lo spettacolo e le scuole colpevoli di esporre agli occhi dei bambini un personaggio dalla identità sessuale incerta che per di più ha dei genitori incapaci di ristabilire il sacro ordine sessuale dei propri figli. Il giorno della rappresentazione il teatro è presidiato dai Carabinieri come se si volesse dire ai bambini che l’arte è un pericolo ed essere ‘non conformi’ pure. Quattro manifestanti ‘anti-gender’ tentano di ostacolare la tranquilla partecipazione dei bambini e dei genitori intervenuti, ma alla fine lo spettacolo a Castello d’Argile va in scena e il pubblico lo gradisce pure, come riportato dagli articoli di cronaca locale. Cosa resta oggi di tutto questo polverone? Il deprimente tentativo, portato avanti da una minoranza reazionaria, di propagandare una Scuola (statale) che non sia uno spazio di libertà, bensì un luogo dove riproporre i pregiudizi e l’ignoranza dei valori clerico-fascisti, che evidentemente sono considerati da questi ‘nostalgici’ ancora valori dominanti in un paese ormai sempre più multiculturale. Infine, cosa possiamo fare? Non cedere alle intimidazioni dando così spazio all’intolleranza, ma continuare a difendere la nostra libertà di insegnare il rispetto e l’uguaglianza per tutt*. Per questo, e nonostante i tentativi di boicottaggio che hanno colpito anche noi, vi aspettiamo tutti al convegno di formazione ‘Uscire dal Guscio, sentieri per un’educazione differente’ che si terrà (non lontano dal teatro “incriminato”) all’Istituto “J.M.Keynes” di Castelmaggiore, sabato 1 aprile 2017. Oggi più che mai, nella società e nella scuola è necessario continuare a praticare un’educazione di genere che sia davvero differente, contro stereotipi, bullismi, omofobia ed ogni tipo di violenza”.
Infine, dai Cobas arriva un invito a costruire anche a Bologna, il prossimo 17 marzo, lo sciopero contro la riforma della scuola approvata dal governo Renzi: “Come sapete l’emanazione delle deleghe governative delle legge 107, che attualmente sono in discussione in parlamento, ha determinato un’accelerazione nella definitiva applicazione della Malascuola renziana. Il quadro è reso anche più critico dalla attuale palese complicità dei sindacati concertativi che, illudendosi di riacquistare un po’ di potere di contrattazione, hanno barattato un accordo temporaneo sulla mobilità con l’accettazione totale della deriva aziendalista e autoritaria imposta dalla legge. Invitiamo, pertanto, tutti coloro che non si sono rassegnati e pensano sia ancora necessario opporsi a discutere con noi il giorno mercoledì 1 marzo, alle ore 17.30, presso il Centro Costa in via Azzo Gardino 44, per costruire insieme un’iniziativa comune da mettere in campo a Bologna il 17 marzo”.