Lo hanno indetto i Cobas dopo alcuni casi di contagio da Covid-19 fra lavoratrici e lavoratori. Riders Union promuove mail bombing verso Regione: “Subito un regolamento regionale per mettere in sicurezza il nostro lavoro”. Staffette alimentari partigiane continuano il crowdfunding per portare libri a bambini “a cui arrivavano con la scuola e le biblioteche”.
Nel territorio metropolitano di Bologna sono 8 i nuovi decessi, con nessun caso nell’imolese, mentre i casi di positività al Coronavirus passano a 3.466 a Bologna (81 in più), e sono 356 le positività registrate a Imola (1 in più). In tutta l’Emilia-Romagna sono 22.867 i casi di positività, 307 in più rispetto a ieri, mentre i decessi aumentano di 56. In totale hanno quindi perso la vita in Regione 3.079 persone. Sono invece 283 i pazienti in terapia intensiva: sei in meno di ieri, mentre il numero di guariti perchè risultati negativi a due test consecutivi è di 4.104. Questi i casi di positività sul territorio, che si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.393 a Piacenza (24 in più rispetto a ieri), 2.887 a Parma (74 in più), 4.352 a Reggio Emilia (34 in più), 3.411 a Modena (21 in più), 787 a Ferrara (16 in più), 934 a Ravenna (8 in più), 821 a Forlì (10 in più), 614 a Cesena (10 in più), 1.846 a Rimini (28 in più).
Intanto è sciopero, da oggi e fino al 24 aprile, per lavoratrici e lavoratori del magazzino Gsi Grandi Salumifici Italiani dell’Interporto, il cui appalto è affidato a Randstad Services. A indirlo ieri i Cobas Lavoro Privato, che spiegano: “Noi del Sindacato Cobas lavoro Privato, le nostre rappresentanti sindacali aziendali e l’organizzazione sindacale, abbiamo avuto il dubbio e la paura che da lunedi 6 aprile 2020 il virus Covid 19 si fosse diffuso nel reparto Flow Pack del magazzino appalto Gsi Grandi Salumifici Italiani di Interporto Funo di Argelato Bologna”. Questo il comunicato diffuso dall’organizzazione sindacale: “‘Non restate a casa, venite a lavorare’ dice Randstad Services al proprio personale e intende che per il suo profitto (per i generi alimentari ora le vendite sono superiori al 40% dei periodi normali, alti guadagni per il settore) si sacrifichi il personale diretto e quello in somministrazione dell’azienda Agenzia Unit Inhouse Bologna Nord (sempre parte della multinazionale Randstad Italia). Da quel giorno 6 aprile, una serie di facchin* si sono assentati per malattia con febbre, tosse e malessere, il capo area alle varie richieste se vi fossero contagiat* rispondeva che no, erano stati inviati all’azienda semplici certificati di malattia per influenza. Eppure il dubbio rimaneva, non abbiamo avuto notizia di tamponi effettuati ed esiti positivi fino a venerdi 10 aprile, ma l’azienda sapeva, quando una lavoratrice finalmente raggiunta da una nostra telefonata ha detto di avere fatto il tampone risultando positiva, e che la sua medico di base le aveva detto di dirlo all’azienda, senza però rilasciarle una ricevuta della positività. La lavoratrice ha riferito tutto telefonicamente al capo magazzino mercoledì 8 aprile , il capo magazzino ha continuato a rispondere alle varie richieste delle delegate sindacali che non c’era contagio, infatti il certificato di malattia arrivato all’azienda non conteneva chiaramente la diagnosi e la dottoressa di base non aveva certificato l’infortunio per coronavirus Covid 19, come avrebbe dovuto”.
Spiega ancora il sindacato di base: “Venerdi 10 aprile siamo riuscit* a conoscere questi fatti e che il contagio c’era stato. Lunedi di Pasqua 13 aprile abbiamo inviato pec con segnalazione all’azienda Randstad Services e telefonato alla responsabile aziendale che non ha risposto alle ns richieste di chiusura del magazzino; abbiamo inviato pec con segnalazione del contagio alla Prefettura di Bologna, ai Carabinieri di Bentivolgio, all’Ausl. Abbiamo chiesto l’immediata chiusura del magazzino e indagini approfondite. L’azienda ha continuato a mentire, anche se sapeva, da martedi 14 aprile però ha lasciato a casa solo il personale della Flow Pack fino a venerdi 18 aprile, ed ora fino al giovedi 24 aprile 2020. Giovedi 16 aprile si è tenuta una riunione in videoconferenza del Comitato per l’emergenza Corona Virus, presenti tutte le parti: rappresentanti sindacali delle varie sigle sindacali, rappresentanti dei vertici aziendali, medico competente, Sppi. Il Comitato non ha risolto nulla , le richieste delle nostre delegate sono state rifiutate: il magazzino rimane aperto. Da venerdi 17 aprile, un nuovo caso di lavoratrice positiva è arrivato all’azienda, altre persone a casa malate stanno aspettando l’esito dei tamponi, una di queste, oggi domenica 19 aprile , è risultata positiva ed è di un altro reparto del magazzino l’Atelier. E’ chiaro che nel magazzino il contagio è diffuso, nonostante le tante sanificazioni fatte, chi lavora nel magazzino è andato nei bagni, in mensa, negli spogliatoi, le persone spesso si avvicendano nelle attività di vari reparti, e il virus Covid-19 si è propagato”.
“La risposta aziendale -continua il comunicato- è che, a sue spese, il personale potrà recarsi in ambulatorio medico da lunedì 20 aprile, per sottoporsi al test sierologico.Questo va bene, ma solo se i test vengono fatti almeno una volta al mese per monitorare il contagio, perché sappiamo che daI test può risultare che la persona è stata contagiata, ma questo non da l’immunità e potrebbe contagiarsi di nuovo, continuando a lavorare nel magazzino. Ribadiamo le nostre richieste: chiediamo fin da subito la chiusura del magazzino Gsi di Interporto per il periodo di quarantena (almeno 15 giorni); che l’azienda Randstas Services si impegni a fare i test sierologici in ambulatorio specializzato nei prossimi mesi a tutto il personale del magazzino a anche a chi lavora, o ha lavorato dai primi di aprile, in agenzia Unit Inhouse Bologna Nord; Che il personale sia pagato al 100% della retribuzione; Che la committente Gsi garantisca che tutto questo sia fatto. Il sindacato Cobas Lavoro Privato, mantiene aperto lo stato di agitazione e indice lo sciopero per tutelare la salute del personale di tutto il magazzino, in attesa di chiusura del magazzino. Sarà compito della Prefettura di Bologna, della Ausl Dipartimento di Salute Pubblica, valutare questi fatti e procedere con le indagini adeguate e trarne le dovute conseguenze”.
Riders Union Bologna ha invece lanciato per la giornata di oggi un mail bombing verso gli indirizzi istituzionali della Regione: “Il 10 aprile scorso abbiamo partecipato alla riunione delle Commissioni ‘Attività Produttive, Commerciali e Turismo’ e ‘Mobilità Infrastrutture e Lavori Pubblici’ del Consiglio Comunale di Bologna sul tema della sicurezza del lavoro dei fattorini ai tempi del Covid-19. Da questo incontro, tenutosi in forma digitale, era uscito l’impegno ad attivare la Regione Emilia-Romagna affinché stilasse un provvedimento prescrittivo valido su tutto il territorio regionale per tutelare i riders in questi momenti difficili. Son passati 10 giorni e ancora niente si è visto. Noi riders siamo stufi di aspettare, non si può perdere altro tempo. Per questo lanciamo un mailbombing per la giornata di oggi, alle ore 15. Chiediamo a riders e solidali di scrivere in massa alle seguenti mail: a) Stefano Bonaccini, Presidente della Regione: segreteriapresidente@regione.emilia-romagna.it; b) Vincenzo Colla, assessore competente per le tematiche del mondo del lavoro: vincenzo.colla@regione.emilia-romagna.it”.
Questo “un testo base su cui modellare la propria mail: All’attenzione del Presidente Stefano Bonaccini e dell’Assessore Vincenzo Colla, nei giorni scorsi – in sede di alcune Commissioni del Consiglio Comunale di Bologna – le/i riders hanno portato le loro proposte per lavorare in sicurezza in questi tempi difficili. Chiediamo: fornitura dei DPI da parte delle piattaforme, possibilità di esercitare le libertà sindacali e di eleggere i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, la necessità di intervenire sull’organizzazione del lavoro scaglionando gli ordini e gli orari di ritiro per evitare assembramenti di riders fuori dai locali, evitare controlli discriminatori e multe ai lavoratori (come avvenuto in diverse città d’Italia) per responsabilità che sono in capo ai nostri irresponsabili datori di lavoro. Dalle Commissioni del Consiglio Comunale è uscita la necessità di applicare un forte regolamento prescrittivo a livello regionale. I giorni passano e il regolamento ancora non c’è. In una crisi come questa i riders non possono aspettare. Non è l’ora di perdere tempo, recepite le nostre richieste e fate in fretta”.
Nel pomeriggio i riders hanno inoltre scritto sulla pagina Facebook: “Partito il mailbombing nei confronti della Regione! Non è tempo di attese: subito un regolamento regionale per mettere in sicurezza il nostro lavoro ai tempi del Covid-19. Garanzia nella fornitura dei dispositivi di protezione, possibilità di eleggere i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, scaglionare ordini e orari di ritiro, evitare controlli vessatori e multe come successo ai riders in altre città. #bastaattese #maipiùconsegnesenzadiritti”.
Continua intanto il crowdfunding delle Staffette Alimentari Partigiane di Làbas e Ya Basta, con una “terza puntata” dal titolo “Il mio rifugio è un libro”. Si chiedono i collettivi: “Ma come sarebbe se tutti i bambini e le bambine avessero un libro in questa lunga quarantena? Un libro da sfogliare, leggere o tenere sul comodino prima di addormentarsi. Colori e fogli per disegnare. Ci sono case dove si sta in tanti e i libri sono pochi, case di recente arrivo o dove i libri arrivavano con la scuola e le biblioteche. Case che ora sono senza libri. Chiediamo che queste bambine e bambini possano avere con sé un libro perché con un libro si può viaggiare, si parte per destinazioni sconosciute e ci si tiene compagnia. Un libro che diventi un ricordo di questa lunga quarantena. Per questo vi chiediamo di contribuire con le donazioni all’acquisto di un libro e fogli e colori. Il libro verrà acquistato presso le case editrici indipendenti che hanno aderito all’iniziativa che hanno fornito uno sconto del 50% sul loro meraviglioso catalogo. Il sacchetto, composto da un libro e da materiale per la scrittura e per il disegno, verrà distribuito dai volontari del Doposcuola di comunità Làbas e Tpo ai ragazzi e ai bambini che compongono la vasta comunità di famiglie con cui collaboriamo quotidianamente nelle attività di mutualismo. Le famiglie raggiunte da questa iniziativa saranno in una prima fase circa 50 e ogni sacchetto sarà del valore di 10 euro circa. Per questo ci prefiggiamo l’obiettivo di raggiungere la quota di 500 euro”. Al crowdfunding si può contribuire sul sito Produzioni dal Basso.