Acabnews Bologna

Insulto razzista dal capoturno: il magazzino si ferma

E’ successo all’Interporto e dopo la protesta il responsabile è stato sospeso per dieci giorni, racconta il Coordinamento Migranti. Che, intanto, segnala che si fanno “sempre più lunghi” i tempi di attesa per i permessi di soggiorno e promuove (insieme a numerose associazioni e comunità) un’assemblea per domenica al centro Zonarelli.

12 Dicembre 2019 - 14:31

 

“«Non vedi che sto parlando al telefono n*gro di merda?!» è quello che un capoturno ha urlato a M, facchino migrante che lavora in un grande magazzino dell’Interporto di Bologna. Evidentemente non basta il ricatto dei documenti per tenere i migranti al ‘loro posto’ (ovvero sempre in silenzio a lavorare), serve il razzismo sbattuto in faccia. Così, alle lamentele di M, i capi del magazzino e dell’agenzia interinale che gli ha dato il lavoro hanno cercato di prendere tempo, pensando evidentemente che alla lunga M avrebbe ceduto e il caso si sarebbe sgonfiato da sé. M, però, è determinato e non ha paura. Di fronte all’attendismo dei capi si è rivolto a un attivista del Coordinamento migranti e delegato sindacale del Si Cobas, e tutti i facchini (in larga maggioranza migranti) hanno incrociato le braccia costringendo il magazzino a fermarsi. Dopo la protesta del Si Cobas, l’azienda è stata costretta a sospendere per 10 giorni il capoturno razzista”. E’ l’episodio segnalato dal Coordinamento Migranti, che proseguendo scrive: “Il capoturno avrà la sua ‘lezione antirazzista’, ma M ha molto di più. Ha coraggio e ha la consapevolezza che solo la lotta collettiva può dare giustizia alle donne e agli uomini migranti. Solo la lotta collettiva è quella che ti permette di guadagnarti una vita migliore, mentre tutti ti dicono di abbassare la testa perché il mondo va così e c’è chi comanda e chi ubbidisce. M sa che non è così e il 15 dicembre sarà a ‘È tempo di organizzarsi! Assemblea delle e dei migranti’, perché è tempo di lottare!”.

L’appuntamento citato si riferisce a un incontro che si terrà domenica dalle 16 alle 20 al centro Zonarelli, promosso dal Coordinamento Migranti insieme a numerose associazioni e comunità di migranti e richiedenti asilo: Ass.ne Senegalese Chaikh/Anta Diop, Associazione lavoratori marocchini in Italia, Comunità Pakistana Bologna, Diaspora Guineana dell’Emilia-Romagna, Diaspora Ivoriana dell’Emilia-Romagna, Comunità gambiana di Bologna, Comunità del Sierra Leone, Comunità nigeriana di Bologna, Yeredemeton Comunità maliana. “Il nuovo governo aveva promesso di cambiare le politiche contro i migranti. Ma questo non è successo. Continuano i dinieghi delle commissioni territoriali e le difficoltà a convertire i permessi umanitari e speciali in permessi di lavoro. I tempi di attesa per ottenere e rinnovare i documenti e sono sempre più lunghi”, è un passaggio dell’appello.

Prosegue il testo: “La cittadinanza viene ancora negata ai nostri figli. Anche per chi è qui da anni, il permesso di soggiorno continua a essere legato al contratto di lavoro e ad altri requisiti che tengono i migranti sotto ricatto. Donne e uomini migranti sono sempre più costretti ad accettare contratti a chiamata, di breve durata e mal pagati. L’accoglienza è ancora una gabbia che restringe la libertà di movimento e limita la possibilità di sfuggire allo sfruttamento. I due decreti di Salvini impongono ancora insicurezza, paura e clandestinità. Per le donne migranti a tutto ciò si aggiunge la violenza maschile che dà forza al razzismo e allo sfruttamento”.

“Contro tutto questo – si legge in conclusione – abbiamo iniziato a unire le nostre forze. Sappiamo che possiamo rompere l’isolamento in cui vogliono confinarci e organizzarci in un percorso autonomo. La determinazione è l’unico modo per vincere la paura e solo con la lotta possiamo prenderci il cambiamento che questo governo non vuole realizzare. Senza lotta non c’è presente: questo è il momento di osare per avere una vita migliore. Perché le cose non possono sempre essere le stesse. Perché non lasceremo che consumino le nostre vite”.