Crash mostra lo stato dell’immobile sgomberato lo scorso agosto e restituito “al degrado (quello vero) e all’abbandono”. E intanto “l’attuale proprietà si rifiuta di restituire le attrezzature e strutture acquistate negli anni”.
Dopo l’occupazione temporanea dell’edificio delle Poste in via Zanardi, oggi Crash diffonde le “foto della vergogna” dell’immobile di via della Cooperazione rimasto abbandonato dopo lo sgombero dello scorso agosto. Scrive il collettivo: “Il Laboratorio Crash di via della Cooperazione è stato sgomberato otto mesi fa dopo 10 anni di attività in cui i nostri progetti avevano trovato casa dopo una lunghissima serie di sgomberi iniziati nel 2002. Vi mostriamo alcune foto scattate pochi giorni fa per rendere noto lo stato in cui versa la struttura oggi: metri e metri quadrati di costruito e giardino, quattro piani di stanzette e grandi hangar, mura e pavimentazione completamenti abbandonati al non uso, al degrado (quello vero), e all’abbandono. Questo è il risultato dello sgombero dello scorso agosto: la restituzione di una ampia struttura immobiliare ai topi, alle zanzare e ai piccioni di Bologna! A causa dello sgombero le nostre attività si sono bloccate: dai laboratorio permanenti, ai numerosi festival musicali, d’arte, di cinema ed editoria, causando un grosso danno alla cittò insieme alla sottrazione dello spazio all’autogestione, alle culture e all’aggregazione giovanile e non solo nella periferia. Dopo aver occupato temporaneamente l’edificio delle poste in via Zanardi per denunciare l’indisponibilità dell’ente ad aprire la struttura ad un progetto di autorecupero e rigenerazione urbana autofinanziato per renderlo ospitale, dopo almeno trenta anni di non uso, ai progetti autogestionari, culturali e aggregativi del quartiere e della periferia della città, oggi vogliamo puntare il dito anche contro l’attuale proprietà di via della Cooperazione che in questo caso ci sembra in linea con le politiche di gestione degli immobili delle Poste a cui evidentemente piace garantire ai topi, alle zanzare e ai piccioni l’uso degli edifici”.
Continua Crash: “Il laboratorio Crash è stato posto sotto sequestro lo scorso agosto nonostante aver vinto tutti i gradi di processo per occupazione abitativa e avendo fatto decadere la prima ordinanza di sequestro preventivo. Dopo anni dalla sentenza e in barba ai suoi contenuti la magistratura ha ordinato il secondo sequestro che nei fatti ha restituito al nulla quel bell’ edificio che era stato utilizzato e tutelato dalle attività di centinaia di volontari e volontarie. Tra l’altro ancora oggi dopo decine di tentativi tramite studio legale l’attuale proprietà si rifiuta di restituire le attrezzature e strutture acquistate negli anni grazie ai contributi delle decine di migliaia di bolognesi che hanno attraversato il nostro spazio. Non ci stupisce se al contrario di noi, Roversi Monaco non avrà subito le porte aperte per staccare dalle pareti le numerose operare d’arte e graffiti, così come spesso è accaduto ad alcuni ‘pezzi’ dei vecchi Laboratorio Crash che abbiamo trovato in giro per le mostre in Italia e in Europa. A Bologna c’è un vero e proprio problema di cultura politica che vede delle gigantesche resistenze alle pratiche genuine e concrete di rigenerazione urbana da parte delle grandi e medie proprietà immobiliari che in assenza di progetti e destinazioni preferiscono lasciare marcire nel non uso grandi immobili e aree. Noi con la nostra esperienza di autogestione continueremo ad impegnarci per ribaltare questa situazione e favorire la soddisfazione dei bisogni e delle istanze della periferia della città e dei ceti subalterni rispetto all’aggregazione, alla cultura, all’autogestione e alla solidarietà. Crediamo infatti che la vera rigenerazione urbana oggi passa per questo strada che noi siamo determinatissimi a percorrere fino infondo, e costi quel che costi! Giorni fa abbiamo fatto riferimento alla storia dell’Emilia Romagna che più di un secolo fa fu la prima protagonista mondiale, dall’Appennino all’Adriatico passando per la bassa, di straordinarie lotte contadine e del proletariato agricolo che strappò dalle mani della grande proprietà terriera, dei nobili, e dell’aristocrazie del latifondo km e km di terre incolte, abbandonate alle paludi e alla malaria, per edificare le basi per straordinari esperimenti di mutualismo, autogestione e solidarietà. Il nostro riferimento a questa esperienza non è una suggestione, ma è la convinzione che davanti a questi situazione così ingiusta tra speculazione immobiliare ed istanze della periferia c’è bisogno proprio della stessa energia collettiva per dare una svolta radicale!”.
Oggi, intanto, sulla vicenda delle Poste di via Zanardi è intervenuta l’assessora all’Urbanistica del Comune, Valentina Orioli, affermando che “la concessione di un uso temporaneo e legittimo rappresenterebbe un fatto positivo nella direzione della riqualificazione di un’area abbandonata”. La trattativa è però fallita “per ragioni indipendenti dalla volontà dell’amministrazione”, ha aggiunto Orioli.