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In tutte le regioni stop a scuole e atenei per 10 giorni, limiti a eventi, manifestazioni e spettacoli per un mese

La decisione del governo per contenere il diffondersi del coronavirus non ha precedenti nel dopoguerra. Tpo chiama a raccolta chi lavora nello spettacolo. Riders Union su Deliveroo: “Spese per la prevenzione a carico dei ciclofattorini”. Sgb: “No a riunioni dei docenti negli istituiti”, mentre a San Lazzaro “passi importanti”. Usb denuncia criticità Tper.

05 Marzo 2020 - 12:58

Un nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, firmato nella serata di ieri sera, ha fissato le nuove misure valide per tutto il territorio nazionale volte al contenimento della diffusione del Covid-19. Il provvedimento di maggiore impatto sociale è sicuramente la sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche di scuole e università fino al 15 marzo, ma c’è anche molto altro.

Fino al 3 aprile 2020 sono infatti sospese tutte le attività convegnistiche e congressuali, “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”. Stesso obbligo di distanza per sport di base e attività motorie in genere, all’aperto o in palestre, piscine e centri sportivi di ogni tipo. Stop anche alle competizioni sportive eccetto quelle senza presenza di pubblico. Il lavoro agile può essere applicato dai datori di lavoro a ogni rapporto subordinato anche in assenza di accordi individuali.

Ci sono poi diverse prescrizioni per strutture socio-sanitarie, servizi pubblici ed enti locali e sono allegate raccomandazioni di carattere igienico, tra le quali quelle a “evitare abbracci e strette di mano” e al “mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro”. Il testo integrale è consultabile sul sito del governo.

Per gli emiliano-romagnoli, così come per lombardi e veneti, tutto resterà in buona parte com’è dal 24 febbraio: si arriverà dunque ad almeno tre settimane senza lezioni per bambini e studenti e a sei settimane senza eventi culturali, occasioni di aggregazione, manifestazioni di piazza. Una condizione mai sperimentata nel dopoguerra.

Un contesto in cui continuano ad aumentare le contraddizioni. Scrive infatti Riders Union: “Riceviamo oggi una mail di deliveroo in cui invita i fattorini ad adottare tutte le misure necessarie per ridurre i rischi del contagio così da garantire comunque il servizio. Ci invita a disinfettare cubi e abiti di lavoro, a lavarci costantemente le mani, a controllare quotidianamente il sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di starcene a casa al primo sintomo sospetto. Chi paga per tutto questo? Deliveroo fornirà i materiali per la prevenzione? Si assicurerà che tutti i fattorini siano messi in condizione di prevenire il contagio? Retribuirà le ore di lavoro aggiuntivo per disinfettare il materiale? Pagherà i lavoratori che presentano sintomi sospetti? Sono domande retoriche, sappiamo già la risposta. Per deliveroo il COVID-19 non cambia nulla. Per loro l’importante è continuare a fare business con i costi della prevenzione tutti a carico dei lavoratori!”

Prosegue il collettivo: “Se Deliveroo volesse davvero tutelare i suoi consumatori dovrebbe distribuire il materiale per la prevenzione, ma, soprattutto, dovrebbe dare una paga decente ai propri lavoratori senza costringerli a dover rischiare per pagare le bollette alla fine del mese. Siamo stufi del cinismo e dell’arroganza di queste multinazionali che, anche di fronte a un virus che si sta rapidamente diffondendo nelle città di tutto il mondo, continuano a scaricare i costi del fare impresa sulle spalle dei lavoratori. Così, anche in momenti come questi, i fattorini devono subire l’umiliazione di essere lavoratori ‘diversi’. Mentre nei luoghi di lavoro si prendono le misure per prevenire il contagio, sperimentando pratiche di telelavoro e mettendo in campo strumenti in grado di garantire una continuità di reddito, ai riders viene chiesto di prendersi carico anche di questi costi. Non possiamo accettare l’ennesima umiliazione, che Deliveroo e tutte le altre piattaforme di food delivery mettano immediatamente i propri fattorini nelle adeguate condizioni per prevenire il contagio, oppure, se non sono in grado di farlo, chiudano! Una pizza non può valere il rischio”.

Il Tpo convoca per questa sera un’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo: “Questa crisi colpisce in modo diretto e brutale proprio il cuore del nostro spazio: aggregazione, socialità, eventi vengono impediti da decreti ministeriali ed emergenza sanitaria. Lo fa minando da una parte la nostra economia, che è il motore del nostro laboratorio che tramite la cultura prova a reinvestire nella comunità, nei percorsi sociali e politici, nella capacità collettiva di trasformare realmente il presente. Dall’altra diventa un attacco alle forme di vita e di lavoro da sempre presenti al Tpo per creare e lavorare come professionist@ delle arti e dello spettacolo e che in questo momento di emergenza, sono tra i primi a subire in termini economici lo stop agli eventi pubblici, non accedendo a nessun tipo di ammortizzatore sociale. Giovedì 5 marzo alle 18.00 vi invitiamo al TPO perchè crediamo sia necessario provare a dare una risposta a questa situazione e prepararci alla battaglia per sostenere diritti, dignità e reddito per tutte e tutti i lavoratori del settore e dettare noi le garanzie che ci permettano di sopravvivere uscendo da questa crisi per poter continuare a creare e diffondere cultura. Invitiamo quindi tutt@ a partecipare (con le dovute precauzioni)!”

Un nuovo comunicato di Sgb, invece, segnala come “in alcuni istituti della nostra regione, in questi giorni, sono state svolte riunioni di docenti. Ciò mette a rischio la salute, oltre che di chi vi partecipa, anche del personale ata che in regime di sospensione delle attività didattiche è costretto a prestare servizio, quasi sempre sprovvisto dei necessari presidi di sicurezza. Esortiamo tutte le insegnanti e tutti gli insegnanti a conformare le proprie azioni ad un profondo senso di responsabilità, evitando di richiedere di svolgere attività di gruppo presso le scuole e informandoci di eventuali pressioni ricevute per partecipare ad organi collegiali o simili, vista l’eccezionalità dell’emergenza sanitaria. Un consiglio di classe può essere rinviato, la salute no”.

Il sindacato aggiorna anche sull’incontro di ieri con assessore alla scuola e vicesindaco di San Lazzaro di Savena “in merito alla retribuzione delle educatrici e più in generale i lavoratori in appalto nelle scuole. Già ieri sera, a fronte di un’amministrazione che tentennava a dare risposte sul pagamento dei servizi  in appalto la cooperativa Quadrifoglio, che gestisce i servizi all’integrazione scolastica e inclusione sociale, aveva comunicato che garantirà il mese di Febbraio per intero facendosi carico  della sospensione della prima settimana. Infatti l’amministrazione  fino ad ora si era espressa esclusivamente per il pagamento del solo primo giorno di chiusura come previsto dall’odiosa clausola contrattuale con la cooperativa , ma  oggi abbiamo accordato che l’attuale settimana  sarà riorganizzando il servizio aggiungendo ore di programmazione e alcuni possibili interventi a domicilio. Contemporaneamente, anche grazie alle nostre pressioni, la Città Metropolitana tutti i Sindaci della provincia si sono riuniti e tra le altre cose  hanno deciso di chiedere alla Regione l’autorizzazione a pagare prestazioni non erogate dai gestori privati cooperative per le settimane di chiusura dei servizi equiparando in tal modo i lavoratori privati a quelli pubblici; questa richiesta ci sembra un passo importante in quanto molti dei Comuni resistono alle pressioni dei lavoratori in appalto, che rivendicano il pagamento intero dello stipendio; resistono adducendo la questione della possibile denuncia per danno erariale. La rivendicazione di Sgb del pagamento per intero dello stipendio anche con le scuole chiuse si sta discutendo ormai in tutta la provincia, riteniamo quindi un atto necessario , oltre che opportuno che la nuova giunta della Regione E.R. dia al più presto indicazioni non solo ai comuni della provincia di Bologna  ma anche a tutte le città che non intendono pagare come Ravenna, Parma e Reggio Emilia. Ritornando all’incontro con il Comune di San Lazzaro di Savena, Sgb ha chiesto conto anche per le lavoratrici dei nidi in convezione con Cadiai quelle delle pulizie Gester e quelle dei pre e post della cooperativa Società Dolce chiedendo che ha tutte gli fosse pagato il servizio. L’assessore ci ha ribadito che a fronte di una dichiarazione della Regione Emilia Romagna nel merito del pagamento avrebbero pagato tutti i servizi nella settimana di astensione. In conclusione crediamo che sia necessario, se pur nelle difficoltà del momento continuare a rivendicare il diritto ad essere retribuiti, in tutti i luoghi deputati alle decisioni. Vogliamo ricordare sempre ai burocrati delle vari amministrazioni che il servizio lo hanno interrotto loro  e i lavoratori hanno diritto al riconoscimento economico da parte delle cooperative e dei committenti in primis. Nessun soldo pubblico in più sarà speso in quanto sono soldi già messi in bilancio”.

Usb evidenzia invece le criticità che riguardano Tper: “Siamo venuti a conoscenza della decisione presa in modo unilaterale dall’azienda di sopprimere alcuni turni di riserva. Tra gli altri uno di questi turni è la riserva di Re Enzo. Tra i vari compiti, questa riserva, aveva anche quello di aprire il locale munito di servizio igienico per il personale. Questa decisione, di fatto, impedisce a tutto il personale di poter usufruire dell’unico bagno aziendale presente in pieno centro, aumentando le già critiche condizioni del personale viaggiante in piena emergenza coronavirus. Questa decisione si inserisce in un contesto ben più ampio di comportamenti già presenti in azienda in cui le trattative sindacali, considerate superflue e dispersive, vengono bypassate o sostituite a colpi di ordini di servizio. Quando l’azienda decide di confrontarsi, lo fa scegliendosi gli interlocutori ad essa graditi, dichiarando che i tavoli unitari si possono svolgere ‘solo con il preventivo, formale ed esplicito assenso delle altre cinque OO.SS. (nello specifico, Cgil, Cils, Uil, Faisa, Ugl)’, in nome di una loro personale ‘democrazia’ dove si è deciso che non tutti i lavoratori debbano godere dello stesso diritto di essere rappresentati ed ascoltati. Per assurdo, nemmeno di fronte ad una emergenza sanitaria come quella attuale, che può colpire chiunque senza nessuna distinzione, si ha avuto il senso di responsabilità di creare un tavolo unico. Ribadiamo la nostra assoluta contrarietà a questo sistema clientelare, impegnandoci quotidianamente per dare voce a tutte le lavoratrici e lavoratori che sono stanchi di essere falsamente rappresentati da sigle che pensano a tutto tranne che al bene dei lavoratori”.