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In Regione porte chiuse per gli Educatori contro i tagli

Oggi protesta in viale Aldo Moro per chiedere la regolarizzazione degli operatori senza titolo: manifestanti bloccati all’ingresso. E sabato seminario promosso dalla Rete delle educatrici e degli educatori.

26 Maggio 2015 - 19:26

Regione Emilia-Romagna - © Michele LapiniPorte chiuse, in Regione, per gli Educatori uniti contro i tagli che oggi hanno manifestato in viale Aldo Moro per chiedere l’apertura di un percorso finalizzato alla regolarizzazione degli operatori senza titolo. Una delegazione di manifestanti in un primo momento e’ stata ricevuta dalla vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini. Poi però, quando tutti i manifestanti hanno tentato di consegnare le 1.500 firme raccolte in calce ad una petizione, entrando in Regione con fischietti e striscioni, sono stati bloccati all’ingresso del palazzo, prima dalla sicurezza e poi dalle forze dell’ordine. I manifestanti hanno protestato per diversi minuti, al grido di “Vergogna, vergogna” e, alla fine delle trattative, una seconda delegazione è stata ricevuta da alcuni consiglieri regionali. Quella sollevata oggi “non è solo una questione occupazionale. La nostra mobilitazione- spiegano gli Educatori contro i tagli- rivendicando il riconoscimento della qualità e della professionalità con cui faticosamente nel tempo abbiamo contribuito a costruire i servizi di questo territorio, si rivolge necessariamente alla difesa del sistema intero del welfare affinché ad ogni cittadino in difficoltà venga riconosciuto il diritto ad usufruire del miglior servizio possibile”.

Di welfare si parlerà anche sabato, dalle 10.30 nella sala consiliare del Quartiere Porto (via dello Scalo 21), grazie ad un seminario organizzato dalla Rete delle educatrici e degli educatori di Bologna: “Chiamiamo la città a una giornata di discussione sulle trasformazioni del welfare cittadino. Una giornata per fare assieme il punto sul sistema dei servizi sociali ed educativi del Comune di Bologna, prendendo spunto da alcuni momenti chiave: dalle origini del ‘modello bolognese’: (decentramento amministrativo, asili nido comunali, tempo pieno scolastico, poliambulatori e servizi socio-sanitari, ecc) alla ininterrotta serie di riforme che, da circa 10 anni a questa parte ha radicalmente cambiato il sistema dei servizi”. Da circa cinque mesi “ci stiamo mobilitando contro le politiche dei tagli al wefare, contro la riduzione e la dequalificazione dei servizi e il peggioramento e il misconoscimento delle condizioni lavorative di chi vi opera. Sentiamo l’esigenza di chiamare tutta la città a tale riflessione, non solo chi in questi servizi lavora o chi di questi servizi usufruisce. Non è una questione privata”.