Fin da stamattina presidio fuori dal Tribunale di Bologna durante l’udienza del Riesame sulle misure cautelari disposte dalla Procura di Piacenza nei confronti di Si Cobas e Usb, poi nel pomeriggio corteo spontaneo in centro: da parte della magistratura “un’operazione repressiva che intende infangare e screditare il sindacalismo conflittuale”, sostengono i Si Cobas.
Lunga giornata di mobilitazione dei Si Cobas, a Bologna, “per rivendicare la liberazione immediata di Aldo, Arafat, Carlo e Bruno” dopo le misure cautelari emesse dalla Procura di Piacenza nei confronti dei quattro dirigenti del sindacato di base (e di due esponenti dell’Usb). Oggi era prevista un’udienza al Riesame e da stamattina i Si Cobas, supportati da lavoratrici/ori provenienti anche da diverse città italiane (c’era ad esempio una delegazione partita dalla Gkn di Firenze) hanno presidiato il Tribunale bloccando il traffico nel centro di Bologna. Poi, conclusa l’udienza e in attesa del pronunciamento dei giudici, nel pomeriggio dal Tribunale è partito un corteo spontaneo: “La rabbia operaia non si ferma”, è il messaggio scandito dai Si Cobas. Quelli coinvolti nell’inchiesta piacentina sono “compagni che ci hanno insegnato ad alzare la testa, ha riportato la dignità sui posti di lavoro, hanno fatto sì che la classe operaia vada a lavorare a testa alta e non a testa bassa”, rivendicano le/i manifestanti, contestando “un’operazione repressiva che intende infangare e screditare il sindacalismo conflittuale nel suo insieme, strumentalizzando singoli episodi, evitando di contestualizzare e narrare le pessime situazioni di lavoro esistenti nel settore logistico”.