Oggi partecipata manifestazione in piazza Maggiore: “I gravissimi attacchi che le famiglie omogenitoriali stanno ricevendo in questi ultimi giorni da rappresentanti del Governo e delle istituzioni sono inaccettabili”, perchè opporsi al loro riconoscimento “significa soprattutto non tutelare e negare dignità a* bambin*”.
“Giù le mani dalle nostre figlie e dai nostri figli, giù le mani dalle (s)famiglie arcobaleno”. Manifestazione in piazza Maggiore, oggi pomeriggio, per dire ad alta voce che “i gravissimi attacchi che le famiglie omogenitoriali stanno ricevendo in questi ultimi giorni da rappresentanti del Governo e delle Istituzioni sono inaccettabili”, come spiega l’appello lanciato da associazione Famiglie Arcobaleno e Rivolta Pride, che ha raccolto l’adesione di molte realtà di Bologna e dell’Emilia-Romagna: “Il governo Meloni non solo non ha intenzione di emanare una legge per il riconoscimento delle figlie e dei figli e figli* delle famiglie omogenitoriali o di uniformarsi alle proposte europee in tal senso, ma sta facendo pressione su quei pochi sindaci responsabili perché interrompano i riconoscimenti e le trascrizioni de* nostr* bambin* e per annullare quelle già effettuate. Non avere o perdere la registrazione o la trascrizione degli atti di nascita de* bimb* con due mamme o due papà significa cancellare uno dei due genitori, che ha desiderato, che ama e che si prende cura quotidianamente del* su* bimb*, esattamente come ogni altra mamma o papà. Ma non avere il riconoscimento significa soprattutto non tutelare e negare dignità a* bambin*. Ad esempio, non garantire loro che entrambi i genitori siano formalmente responsabili dal loro primo giorno di vita; esporli al rischio di rimanere formalmente orfani nel caso di morte dell’unico genitore riconosciuto; non tutelarli in caso di separazione conflittuale della coppia. Significa esporli al pregiudizio e alla discriminazione, alimentati e legittimati dai discorsi agghiaccianti di molti esponenti politici, carichi di insulti o che addirittura tentano di negare la stessa esistenza delle famiglie omogenitoriali. Significa farli crescere in una condizione in cui la loro realtà quotidiana, fatta di due genitori, di fronte alla burocrazia diventa improvvisamente contestabile, soggetta all’onere della prova, ed è, anche nelle piccole cose, intralciata senza motivo da ostacoli amministrativi che i loro coetanei non hanno”.
Si è così deciso di scendere in piazza oggi “contro tutto questo, ma anche perché vediamo che questa è solo la punta di un iceberg. L’azione di questo Governo e la generale incapacità di leggere la realtà da parte della politica non colpisce solo i bimb* delle famiglie arcobaleno, ma nega tutela e valore alle famiglie monogenitoriali o cogenitoriali omolesbobitransqueer, disconosce i ragazz* gender variant, nega l’autodeterminazione de* ragazz* neurodivergenti e condiziona l’accesso alla cittadinanza italiana a* bimb* e ragazz* di famiglie migranti. Tutte queste realtà che costituiscono la nostra società e si incrociano generando infiniti tipi di sfamiglie i cui diritti sono negati. Forse al governo qualcuno potrebbe chiedersi cosa sono le sfamiglie? Le sfamiglie sono le nostre, sono quelle dei compagni di scuola dei nostri figli, sono quelle dei nostri colleghi di lavoro, sono quelle che ci costruiamo con le nostre relazioni di amicizia, affetto, cura, nella migrazione interna ed esterna in un Paese e in un mondo segnati dall’omofobia e dalla disuguaglianza economica. Le sfamiglie sono la realtà vera. Rifiutiamo la rappresentazione edulcorata e antiquata della famiglia che il governo vuole promuovere nella sfera pubblica e politica, quando proprio loro, la presidente del Consiglio e tanti dei suoi ministri e alfieri, nella sfera privata vivono relazioni e famiglie del tutto al di fuori delle insulse e violente norme morali che vorrebbero imporre. Rivendichiamo con orgoglio la favolosa imperfezione delle nostre (s)famiglie, libere, vere, felici, aperte a ogni contaminazione culturale e sociale. E non permettiamo a nessuno di farci morale, tanto meno da questo governo di estrema destra”.
Continua il documento: “La nostra morale non si professa a parole, ma la pratichiamo ogni giorno negli affetti, nel rispetto, nel sostegno, nel prenderci cura delle persone a noi care, di chi ha bisogno, delle comunità allargate in cui viviamo. Per questo rivendichiamo non solo gli stessi diritti delle famiglie eterosessuali, ma molti più diritti per tutt*, all’anagrafe, sui documenti ma anche nella materialità dei diritti sociali. Perché vogliamo un mondo in cui tutt* possano costruire e vivere i propri affetti senza essere oppressi dai pregiudizi, dalle discriminazioni, dalla mancanza di casa, dalla stanchezza estenuante prodotta dallo sfruttamento lavorativo o dalla mancanza di servizi a sostegno del lavoro di cura delle persone non autosufficienti di tutte le età. Le cattiverie e gli insulti che stiamo ricevendo da indegni rappresentanti delle istituzioni non scalfiscono la nostra determinazione ad andare avanti per ottenere un riconoscimento pieno delle nostre (s)famiglie. Nonostante le nostre preoccupazioni, combattiamo questa battaglia con il sorriso, cercando di mantenere la serenità de* nostr* bimb* che è minata dalle gravi mancate scelte politiche presenti e passate. In questo triste panorama, alcun* sindac* della nostra regione si stanno distinguendo e si sono espost*. Tra di essi Matteo Lepore, Giancarlo Muzzarelli, Isabella Conti, Massimo Bosso, Alice Parma; ci auguriamo che questa lista si allunghi perché, in questo contesto, schierarsi politicamente e personalmente significa avere consapevolezza del proprio ruolo e avere il coraggio di farlo in una battaglia politica in cui si rinnovano i valori della Resistenza”.
L’obiettivo della manifestazione è che la piazza di oggi “serva anche a questo: convincere l* sindac* dei comuni della nostra regione a riconoscere gli atti di nascita de* bambin* nati nelle famiglie omogenitoriali. Abbiate il coraggio di stare dalla nostra parte, dalla parte giusta! Quando il Governo vuole impedirvi di riconoscere i diritti dei bambini e la condizione di fatto di tante famiglie, è il governo che disobbedisce e tradisce la nostra Costituzione, che all’articolo 3 dice che tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali di fronte alla legge senza discriminazione: in questa situazione, la vostra disobbedienza civile è un atto di responsabilità e di fedeltà alla legge fondamentale dello Stato. L’associazione Famiglie Arcobaleno, tutta la collettività del Rivolta Pride Bologna e tutte le associazioni della regione che aderiscono a questa chiamata continueranno a lottare finché tutte le nostre (s)famiglie, * bambin*, tutte le mamme e tutti i papà avranno pieno riconoscimento in tutto il paese e da ogni punto di vista: legislativo, ma anche sociale e culturale. La vita che le nostre (s)famiglie vivono è una realtà fatta di nonn*, amic*, compagn* di scuola, famiglie allargate, colleg*, medic*, insegnant* che condividono la felicità e le preoccupazioni di qualunque genitore. La nostra meravigliosa e imperfetta quotidianità vi ha già sconfitto, la realtà ha già dimostrato che noi siamo dalla parte giusta della storia, l* nostr* figl* sono la speranza e il futuro che questa società merita”.