Nei due istituti emiliano-romagnoli il sovraffollamento è al 168% e al 134% contro il 130% nazionale, segnala Antigone: nel dossier di metà anno curato dall’associazione anche le condizioni “decisamente critiche” delle strutture e un focus sulla “terribile estate” delle/i detenute/i, tra disperazione e suicidi.
Si intitola “Le carceri scoppiano” il dossier di metà anno sullo stato degli istituti di pena italiani appena pubblicato dall’associazione Antigone e immancabilmente emergono “criticità” anche riguardo alle strutture dell’Emilia-Romagna, in particolare rispetto alle case circondariali di Bologna e Rimini. “Dlle visite svolte emerge allarmante il numero delle persone recluse, di gran lunga superiore alla capienza regolamentare degli istituti- segnala Antigone- con un’inedita impennata delle presenze negli istituti per minorenni. Secondo i nostri dati, il tasso di affollamento reale, al netto dei posti non disponibili, è del 130,6% a livello nazionale. A livello regionale, secondo i dati del ministero, a Bologna il tasso di affollamento è del 168%, quello di Rimini del 134%“.
Da dossier emerge inoltre che “decisamente critiche sono anche le condizioni strutturali dei luoghi di detenzione: la mancanza di acqua e refrigerazione, le infestazioni di cimici rendono difficilmente sopportabile la vita delle persone detenute, soprattutto in questo periodo di grande calura. Non sono esenti da questo genere di criticità gli istituti emiliano-romagnoli: la prima sezione della Casa circondariale di Rimini è caratterizzata da celle di anguste dimensioni, con le finestre schermate, il pavimento e i muri scrostati, senza areazione all’interno del bagno. A Bologna le docce sono comuni e si presentano in pessime condizioni, causate in particolare da seri problemi di muffa, e abbiamo rilevato la presenza di scarafaggi e cimici da letto”.
C’è poi l’atroce capitolo dedicato ai suicidi: “In questa terribile estate italiana, la disperazione e la rabbia delle persone detenute emergono in differenti modalità. Alcuni hanno deciso di manifestare il loro dissenso, sfociato a volte in proteste, altre volte in vere e proprie rivolte; altri, forse non riuscendo più a sopportare il peso della carcerazione o sotto il peso di patologie psichiatriche che in carcere non possono trovare il giusto trattamento, hanno deciso di porre fine alla loro esistenza. Solo nel mese di luglio in dieci si sono tolte la vita, portando il numero totale dei sucidi dell’anno corrente a 58 e rischiando di arrivare a superare a fine anno il tragico record del 2022 (85 suicidi in carcere)”. Un dato che purtroppo è già da aggiornare, perchè proprio oggi è arrivata da Roma la notizia di un altro detenuto che si è tolto la vita: un 30enne si è impiccato a Rebibbia. Intanto, dei suicidi conteggiati fino ad oggi, ricorda Antigone, “cinque (quattro uomini e una donna) hanno avuto luogo nella nostra regione: a Parma si sono tolti la vita due giovani uomini (26 e 28 anni), l’uno in carcere da qualche settimana, l’altro detenuto nella sezione ex art. 32 o.p. (sezioni chiuse, che prevedono una significativa limitazione della libertà di movimento destinate a detenuti considerati pericolosi e inaffidabili). A Ferrara e Bologna si sono tolti la vita altri due uomini, rispettivamente di 56 e di 48 anni, quest’ultimo in attesa di giudizio. Infine, sempre a Bologna è avvenuto il suicidio di una donna di 55 anni, coinvolta in 42 eventi critici, tra cui un tentato suicidio. Era sottoposta al regime di grande sorveglianza e sarebbe tornata in libertà a novembre 2025″.
Infine, “oltre al sovraffollamento ed alle pessime condizioni di detenzione- scrive Antigone- il nostro sistema carcerario è piagato dalla recidiva, segno di un carcere che non risponde alla finalità costituzionale sancito dall’articolo 27. Le istituzioni dovrebbero dare maggiore importanza e supporto reale nel delicatissimo momento della scarcerazione e del ritorno alla vita libera (proprio per supportare le persone detenute in questa delicata fase di passaggio, abbiamo redatto due guide all’uscita, una per la sezione maschile e una per la sezione femminile del carcere di Bologna”.