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In Emilia-Romagna quattro detenute/i su dieci hanno almeno una patologia cronica

Il tasso di sovraffollamento al 128%. Intanto dopo la denuncia sulle pessime condizioni di detenzione al Pratello “qualcosa si è mosso ma non basta”, avverte Antigone, promuovendo per oggi pomeriggio a Palazzo D’Accursio una discussione pubblica sulla crisi del sistema penale minorile.

06 Giugno 2025 - 09:44

Il 39,4% del totale delle persone detenute nelle carceri dell’Emilia-Romagna presenta almeno una patologia cronica delle quattro individuate dall’Oms: malattie cardiovascolari, diabete mellito, malattie neoplastiche e respiratorie croniche. E’ uno dei dati presentati in Regione durante il convegno “Cure senza confini. Sfide e innovazioni in sanità penitenziaria”. Un altro dato diffuso è quello relativo ai disturbi psichici e comportamentali: nelle carceri emiliano-romagnole ne soffre il 28,6% delle/i detenute/i. Il rischio sovrappeso (32,5%) e obesità (15,8%) è al 48,3% contro il 43% della media in Italia. Un quadro clinico che deve fare i conti anche con un crescente sovraffollamento: 128 le/i detenute/i ogni 100 posti disponibili. Bologna (164%), Ferrara (161%), Ravenna (159%) e Modena (153%) sono gli istituti penitenziari con i tassi di sovraffollamento più elevati.

Nel frattempo l’associazione Antigone ha ripreso parola dopo la visita svolta il 16 maggio nell’Istituto penale minorile del Pratello a Bologna e la segnalazione pubblica delle “miserevoli condizioni di detenzione” riscontrate. “A partire da quella denuncia qualcosa si è mosso”, ha scritto Antigone: Il giorno dopo sono iniziate pulizie straordinarie in tutti gli spazi dell’istituto e si stanno cercando soluzioni alternative per il ragazzo con sofferenza mentale che avevamo trovato recluso in isolamento, in una cella indecente. Venerdì scorso (il 23 maggio, ndr), durante il Question time del Comune di Bologna, tre consiglieri hanno presentato interrogazioni puntuali sul Pratello, sollecitando il Comune a dotarsi di strumenti di monitoraggio costante e di intervento ordinario, per evitare che situazioni di questo tipo si ripetano. Anche la Regione Emilia-Romagna si è mossa: ha richiesto una visita dell’Ausl, che si è svolta giovedì 22 maggio e ha confermato molte delle criticità da noi segnalate, soprattutto sul piano della sicurezza, della pulizia e della manutenzione dei locali. L’assessora regionale al Welfare, Isabella Conti, ha dichiarato la necessità urgente di intervenire su pulizia, sostituzione dei materassi e ritinteggiatura delle pareti”.

Ha aggiunto Antigone: “Ci fa piacere vedere che la nostra denuncia non è caduta nel vuoto. Ma non basta. Vogliamo cogliere questa rinnovata attenzione per affermare che la risposta non può fermarsi a misure emergenziali: serve pensare a soluzioni strutturali e durature. È urgente aprire una riflessione collettiva su cosa si può fare, già a livello territoriale, per evitare che le condizioni di detenzione minorile si deteriorino fino a questi livelli. È in questo spirito che abbiamo organizzato il convegno ‘La crisi della penalità minorile: cause profonde e strategie per il cambiamento’“, che si terrà oggi dalle 16 alle 18,30 a Palazzo D’Accursio, in piazza Maggiore 6. “Sarà presente anche Nicola Palmiero, direttore del Centro di giustizia minorile di Bologna. Insieme a lui- comunica l’associazione- interverranno Roberto Cornelli, docente all’Università degli Studi di Milano, Stefania Crocitti, ricercatrice presso l’Università di Bologna, Ettore Grenci, referente della Commissione diritti umani del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bologna, e Antonio Ianniello, Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Bologna”.

Il convegno sarà “un’occasione di confronto tra operatori e operatrici, rappresentanti delle istituzioni, della ricerca e della società civile, per affrontare insieme una crisi che si trascina da anni e che ha conosciuto una nuova accelerazione a partire dal Decreto Caivano. La recente apertura della sezione ‘giovani adulti’ presso la casa circondariale Rocco D’Amato ne è un segnale preoccupante: una scelta che, oltre a essere criticabile dal punto di vista materiale, rappresenta anche un cambio di paradigma culturale nella gestione della giustizia minorile, sempre più orientata verso la logica punitiva. Nel corso dell’incontro si rifletterà su più piani: dalle narrazioni mediatiche che alimentano l’idea di un’emergenza criminalità giovanile, all’analisi dei dati reali sulla devianza minorile; dalle recenti innovazioni normative introdotte dalla legge Caivano, alle ricadute concrete sulla vita dei ragazzi e delle ragazze detenuti. Rintracciare le cause profonde della crisi del sistema penale minorile è il primo passo per immaginare una via d’uscita che sia concreta, articolata e condivisa. Per questo chiamiamo a raccolta la politica, l’amministrazione penitenziaria, il mondo della ricerca e la società civile: serve uno sforzo collettivo per restituire senso e giustizia alla giustizia minorile”.