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In bici per i diritti dei palestinesi: “No al Giro d’Italia in Israele”

Ieri biciclettata da piazza San Francesco, promossa dal Coordinamento Campagna Bds per chiedere agli organizzatori di spostare la partenza della corsa: “Un’enorme operazione di propaganda per coprire occupazione, colonizzazione e apartheid”.

11 Marzo 2018 - 12:51

Una biciclettata all’insegna dei diritti dei palestinesi: è l’iniziativa che si è svolta ieri a Bologna, come in altre città, su input del Coordinamento Campagna Bds. “Anche a Bologna in bici per i diritti dei palestinesi nella giornata internazionale d’azione CambiaGiro per dire NO al Giro d’Italia in Israele e per chiedere a Unione Ciclistica Internazionale e agli organizzatori del Giro, Rcs MediaGroup di spostare la partenza della corsa”, spiega il Coordinamento. La biciclettata è partita da piazza San Francesco, passando tra gli altri luoghi anche per piazza Nettuno. “Gli organizzatori del Giro d’Italia, Rcs MediaGroup, hanno deciso di fare partire l’edizione 2018 da Gerusalemme, con tappe da Haifa a Tel Aviv e nel Naqab (Negev). Hanno accettato così di partecipare a un’enorme operazione di propaganda orchestrata da Israele per darsi un’immagine di ‘normalità’ e per coprire le violazioni di diritti umani e legalità internazionale ai danni dei palestinesi. In cambio di circa 10 milioni di dollari Rcs MediaGroup assiste attivamente il governo israeliano in questa operazione, contribuendo anche a diffondere la falsità di Gerusalemme est occupata come parte di Israele e di Gerusalemme come la sua ‘capitale unificata’, allineandosi così al presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro l’intera comunità internazionale. L’Unione Ciclistica Internazionale (Uci), violando il suo stesso codice etico, accetta che una delle sue competizioni più importanti venga sfruttata da Israele per coprire il regime di occupazione militare, colonizzazione e apartheid imposto ai palestinesi e permette alla Federazione ciclistica israeliana e alla squadra ciclistica israeliana di sponsorizzare e partecipare a gare che attraversano il territorio palestinese occupato. Più di 120 organizzazioni per i diritti umani che rappresentano milioni di persone, reti cristiane palestinesi, noti giuristi, funzionari palestinesi e membri del Parlamento europeo hanno chiesto che la gara venga spostata da Israele”.