Sportello antisfratto: “Aumentano le famiglie alloggiate precariamente in strutture temporanee o finite per strada, mentre in città ci sono un centinaio di case popolari vuote”.
Ancora uno sfratto rinviato sul territorio metropolitano di Bologna: stavolta, a Imola. Venerdì, “come molte altre volte in passato, lo Sportello antisfratto di Imola- che racconta quanto accaduto in un comunicato- si è ritrovato a fronteggiare insieme a una famiglia sotto sfratto per morosità incolpevole (una delle tante nell’imolese) l’ennesimo accesso dell’ufficiale giudiziario per eseguire lo sfratto. Anche questa volta, di fronte a una famiglia che chiede semplicemente un po’ di tempo per trovare una soluzione dignitosa, la risposta è stata quella di rivolgersi ai servizi sociali per finire poi sballottati da un albergo all’altro e infine per strada, con enorme sperpero di denaro e senza nessuna prospettiva lungimirante”. Due giorni fa, “grazie alla nostra presenza, si è evitato il peggio e si è ottenuto un rinvio per cercare di risolvere la situazione, nonostante l’ufficiale giudiziario e la polizia minacciassero l’uso della forza per spaventare e frenare la solidarietà. Ma negli ultimi mesi si sono purtroppo moltiplicati gli sfratti eseguiti con famiglie alloggiate precariamente in strutture temporanee o addirittura finite per strada e da qui costrette ad occupare per avere un tetto dove vivere! Eppure Imola è piena di case vuote, perchè accontentarsi di quel poco che viene proposto se in realtà c’è molto di più?! Ci sono un centinaio di case popolari in molti casi vuote da anni e 43 alloggi in via Giovanni X sfitti da ormai 3 anni, del cui ultimo bando di assegnazione dopo un mese non si sa ancora nulla, ma che immaginiamo già andrà deserto viste le condizioni di accesso economicamente inaccessibili per molti che ne hanno bisogno! E con 43 alloggi pronti, ma vuoti e inutilizzati da tempo, l’Amministrazione comunale continua invece ad elogiare la riforma regionale dell’Erp ed il suo turnover, che non significa altro che sfrattare persone che attualmente vivono in case popolari per liberare alloggi. Finora però l’unico risultato degno di nota di questa riforma, approvata dal Pd sotto la spinta della Lega Nord, è stata quella di impedire ad una madre con figlio autistico di fare domanda per la casa popolare perché in mancanza del requisito di 3 anni di residenzialità, requisito voluto da entrambe le forze politiche per spingere alla ‘guerra tra poveri’ e alla distinzione dei diritti in base a chi ne fa richiesta (ma allora che diritti sarebbero?)”.