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Il piano pro poveri: dopo i bus rincari progressisti su musei, nidi, mense…

Per l’amministrazione il biglietto del Tpl a 2,30 euro è “di sinistra” perchè si recuperano risorse dall’uso sporadico dei mezzi, tutelando le fasce più deboli. E chi agli abbonamenti non riesce ad accedere? E gli utenti saltuari-non-turisti, che magari vanno in ospedale? Ma se il Comune è convinto, tanto vale replicare il modello: qualche ipotesi.

14 Febbraio 2025 - 16:25

Negli ultimi giorni si è discusso moltissimo in città della manovra tariffaria che il Comune ha annunciato sul trasporto pubblico locale. L’aumento del biglietto singolo è da shock: da 1,50 a 2,30 euro, 80 centesimi di più in un colpo solo, con un rincaro quindi del 53%, a partire dall’1 marzo. Ma il costo salirà addirittura a 2,50 euro facendo il biglietto a bordo dei mezzi tramite le emettitrici a moneta (che nel giro di un anno, comunque, saranno eliminate). Contestualmente, il City pass con dieci corse passerà da 14 a 19 euro e il ticket giornaliero da sei a nove euro. Aumenti anche sugli abbonamenti: annuale da 300 a 310 euro, mensile da 36 a 39 euro, mensile under 27 da 27 a 30 euro, annuale under 27 da 220 a 230 euro, annuale over 70 da 190 a 200 euro, annuale impersonale da 330 a 340 euro.

Parallelamente, il Comune ha deciso di aumentare anche le tariffe della sosta delle auto su strada; rientra in questo provvedimento il taglio di alcuni incentivi dedicati alle auto ibride. Dall’aumento di queste risorse, in particolare, il Comune conta di ricavare anche due milioni di euro l’anno per finanziare una parte del Fondo per la riparazione e l’adattamento climatico annunciato da Lepore dopo le ultime alluvioni: va a pesare direttamente sulle/i cittadine/i, insomma, la necessità di far fronte ai disastri che minacciano la città.

Ma tornando ai bus, occorre segnalare che già all’indomani della presentazione dei rincari da parte del sindaco Matteo Lepore si è aggiunta una novità: questo a seguito di un accordo raggiunto dal Comune con i sindacati confederali, che di fronte alla manovra hanno opposto obiezioni piuttosto tiepide e incentrate soprattutto sul metodo, sottolineando la mancanza di confronto da parte dell’amministrazione. L’intesa, in specifico, riguarda l’erogazione di un bonus da parte del Comune per ridurre il costo dell’abbonamento annuale per le persone con Isee inferiore a 35.000 euro: 290 euro, cioè ben 10 euro in meno rispetto al prezzo attuale e 20 rispetto a quello comprensivo dell’aumento. Grasso che cola. E spalmato ugualmente, tra l’altro, tra fasce di popolazione piuttosto diversificate tra loro visto sotto il profilo del potere di spesa, visto che la soglia stabilita corrisponde a redditi non così bassi.

Già presentando la manovra, poi, il Comune ha segnalato l’intenzione di lavorare ad una serie di nuove agevolazioni: introduzione della gratuità per chi accompagna a scuola i figli e sconti per anziani, lavoratori delle aziende piccole (che quindi usano meno gli accordi di mobility manager), per chi usa il mezzo pubblico di notte, per chi va al Dall’Ara per le partite del Bologna.

L’obiettivo della manovra, così ha detto l’amministrazione, è quello di “rendere sostenibile il sistema (le risorse generate da questa manovra consentono anche di coprire il disavanzo che si era creato nel contratto con il rinvio, negli anni, degli aumenti), coprire le mancate risorse da parte del Governo, aumentare il numero di persone che si abbonano, in particolare gratuitamente o con agevolazioni, andando a concentrare gli aumenti tariffari su chi fa un uso più sporadico dei bus”. Resta invece sullo sfondo, molto sullo sfondo, la gestione del servizio da parte di Tper: evidentemente la maggioranza, al momento di predisporre la manovra, ha valutato che non ci siano criticità o inefficienze su cui intervenire prima di far aumentare gli introiti dell’azienda partecipata dei trasporti.

Sarà, ma intanto la manovra ha suscitato un forte scontento in città e l’amministrazione è stata travolta dalle critiche. Però secondo Lepore “l’obiettivo è ridurre l’uso dell’auto e migliorare il servizio pubblico” grazie ai biglietti pagati da “turisti e visitatori”. Per il sindaco “anche a sinistra dovrebbero essere contenti”, perché “grazie alle agevolazioni, agli sconti e alle gratuità Bologna è la città che meglio incentiva il trasporto pubblico in Italia”. Il punto per Lepore è considerare che l’operazione “nel complesso comprende anche gli abbonamenti, se si guarda solo al biglietto non si coglie il senso della manovra. Chi sta dicendo che il biglietto è troppo alto vorrei sapere quante volte va in bus”.

Ha difeso l’operazione anche la vicesindaca Emily Clancy: “E’ chiaro che in questi giorni sono emersi gli aspetti più critici della manovra. In qualche modo dovevamo trovare una soluzione, c’era sicuramente un aumento che da qualche doveva essere messo”. Da parte di Palazzo D’Accursio, assicura la vicesindaca, “si è voluto tutelare la parte più fragile della cittadinanza. E’ stata fatta una scelta di cercare di tutelare maggiormente chi usa gli autobus tutti i giorni”.

Poi però Coalizione civica, che esprime la vicesindaca, il giorno dopo con un documento di sette pagine ha fatto un ‘passo di lato’ confermando il giudizio della vicesindaca sugli obiettivi dalla manovra ma invocando dei correttivi (in particolare calmierandone gli effetti sulle/gli utenti occasionali, implementando l’Ecoticket) ed esprimendo – a questo punto – un giudizio molto negativo sulla qualità del servizio e sull’operato di Tper.

Il nocciolo di tutta la vicenda, intanto, è che il prezzo di un viaggio in bus a Bologna aumenterà drasticamente di ben 80 centesimi arrivando alla cifra innegabilmente stratosferica di 2,30 euro: questa la misura-base del costo del trasporto pubblico della città.

E’ giusto sostenere un costo del genere per una corsa in bus, anche se non abitualmente? Senza dimenticare che c’è chi ha la necessità di usare il mezzo pubblico ma magari non può accedere agli abbonamenti: perchè non ha i documenti, non dispone di una carta di credito o più semplicemente non può permettersi di sborsare cifre di una certa entità in un’unica soluzione.

Emerge una certa miopia, perchè evidentemente non si vede quel pezzo di città fatto di lavoratrici/ori precarie/i e spesso giovani, che sono ‘stagionali’ spesso per necessità anche nell’utilizzo dei mezzi: quelle/i che in primavera e estate vanno quasi sempre in bici, mentre nella stagione fredda sono costrette/i a usare i mezzi pubblici per non gelarsi le chiappe quando escono alle 6 del mattino di casa. E l’abbonamento, come detto, non lo fanno perché non ne hanno la capacità economica.

E che dire, poi, di chi si trova sì occasionalmente in città, ma non certo per piacere, come le persone che arrivano a Bologna per sottoporsi a cure mediche e le loro famiglie? Si sente parlare in questi casi di “turismo sanitario” e questa senz’altro è una definizione poco felice, ma intanto i rincari andranno a pesare anche su chi si trova in queste difficili circostanze, nelle quali tra l’altro può facilmente capitare di dover fare molti spostamenti in breve tempo: 2,30 euro a persona per ogni viaggio o al limite 1,90 con il City Pass oppure nove al giorno.

Guardando allora alla manovra del Comune, allora, c’è una bella differenza tra sottolineare le responsabilità del Governo (che sottofinanzia il fondo nazionale del Tpl e taglia le risorse agli enti locali) e far passare i rincari come misura che promuove il trasporto pubblico, fa aumentare le/gli abbonate/i e difende chi ha meno possibilità di spesa.

Però, se invece per il Comune è proprio così, cioè aumentare le tariffe significa tutelare le fasce deboli e incentivare i servizi pubblici, allora tanto vale replicare il modello. Ecco allora qualche suggerimento.

– Aumentare del 53% anche i biglietti di ingresso ai musei civici. Il rincaro però inciderà solo su chi visita le esposizioni saltuariamente, quando proprio c’è una mostra che l’appassiona. Chi invece non si perde un vernissage non vedrà sovrapprezzi. Previsti anche forti sconti per le comitive da 100 persone in su. Perchè la cultura di massa, si sa, è parecchio di sinistra.

– Aumentare del 53% anche i prezzi dei bar presenti nelle strutture comunali. Ma il rialzo colpirà solo le colazioni e le pause-pranzo sporadiche, grazie alle convenzioni previste per la frequentazione continuativa. Chi beve solo un espresso ogni tanto penserà che non è giusto pagarlo così tanto? Può sempre farsi il caffè a casa o anche non prenderlo. Così magari cala pure un po’ il nervosismo, in ‘sta benedetta città che non è mai contenta.

– Aumentare del 53% anche le tariffe dei nidi e della refezione scolastica. L’effetto però lo sentiranno solo i genitori occasionali. Chi procrea con costanza, infatti, potrà contare su sostanziose agevolazioni che scatteranno a partire dal/la quinto/o figlia/o rendendo la singola retta, in proporzione, meno conveniente. E la Patria ringrazierà.

– Aumentare del 53% anche la Tari, cioè la tassa sui rifiuti, che si calcola in base alle dimensioni dell’appartamento. Ma solo per le case di ridotte dimensioni, destinate a piccoli nuclei, che rendono l’uso dell’alloggio intermittente. In virtù delle scontistiche converrà dotarsi di abitazioni dai 400 metri quadri in su, dove tra l’altro si potranno accogliere un sacco di ospiti. Contribuendo, così, a dare risposta alla crisi abitativa che attanaglia la città.

E via così, smantellando il caro-vita a colpi di aumenti. Progressivi, ma anche progressisti.