Da parte dei servizi sanitari “mancano strumenti e risorse” per aiutare chi ha dovuto lasciare il proprio Paese, affrontare viaggi drammatici e spesso subire torture, segnala il Servizio protezioni internazionali. Criticità anche su casa, istruzione e tutori per le/i minori.
Rifugiate/i, richiedenti asilo e minori straniere/i non accompagnate/i arrivano a Bologna con il drammatico peso dei traumi subiti al momento di lasciare il proprio Paese e poi durante il percorso migratorio, ma sul territorio “mancano strumenti e risorse” da parte dei servizi sanitari per fornire il necessario supporto psicologico o psichiatrico a queste persone. La segnalazione di questa delicata criticità arriva dal Servizio protezioni internazionali di Asp.
Il quadro di partenza è quello che vede all’interno del progetto Sai metropolitano 1.650 posti autorizzati, di cui 1.620 al momento attivi, nel sistema ordinario dedicato a singoli e nuclei familiari; 350 posti, di cui 320 occupati, nell’accoglienza dei minori non accompagnati; e infine 110 posti, tutti in funzione, rivolti alle persone con fragilità sanitarie o psichiche. A fronte di questi numeri, nel 2023, “sono circa 150 le persone uscite con una situazione di effettiva autonomia ma le fragilità e le criticità sono tante”, ha comunicato il Servizio protezioni internazionali, ricordando che si parla di “persone che arrivano con percorsi fortemente traumatizzati di ingresso. I loro sono percorsi migratori difficili, nei quali subiscono torture” e traumi che poi “devono essere presi in carico e in qualche modo curati”. Inoltre, si tratta di “persone che probabilmente arrivano con il pensiero di aver raggiunto l’obiettivo e quindi di riuscire a ricostruirsi una dignità e un futuro- continua l’Asp- ma che in realtà si trovano di fronte un nuovo percorso a ostacoli”, viste le “difficoltà sempre più complesse della regolarizzazione e soprattutto della costruzione di autonomia”: in particolare si pone il tema abitativo, “uno dei problemi più grandi che ci troviamo ad affrontare nella fase di uscita dall’accoglienza”.
E poi c’è il tema specifico delle fragilità psichiche, c’è “una difficoltà di accesso ai servizi di salute mentale, che ci sembra connessa al fatto che per una presa in carico psicologica, psichiatrica o di un servizio che cura le dipendenze patologiche da sostanze è necessario che il beneficiario sia compliante, cioè sia consapevole dei propri bisogni e chieda aiuto”. Però, avverte l’Asp, “mancano gli strumenti e le risorse da parte dei servizi sanitari per accompagnare le persone in questo percorso di presa di consapevolezza”. Ma non c’è solo questo: “Registriamo criticità anche nell’accesso al sistema di istruzione per adulti”, che poi è quello chiamato in causa anche per i minori non accompagnati, poichè i Cpia “non sempre sono in grado di accogliere tutte le persone che si iscrivono e spesso ci sono momenti dell’anno con lunghe liste di attesa”. Infine, per quanto riguarda i minori non accompagnati “abbiamo anche una criticità connessa alla mancata nomina dei tutori”, segnala l’Asp.