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In Emilia-Romagna quasi 300 detenute/i a rischio suicidio

Il 9,8% a Ferrara, il 14% a Bologna, il 46% a Ravenna. “I numeri dei suicidi in carcere sono aumentati significativamente”, segnala Antigone, che stasera a Vag61 presenta il XX Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia, significativamente intitolato “Nodo alla gola”. Intanto alla Dozza mai così tante/i giovani e numeri inediti anche al minorile.

02 Luglio 2024 - 15:32

Circa il 7% delle/i 3.719 detenute/i presenti nelle carceri dell’Emilia-Romagna è considerato a rischio suicidio, nel senso che da questo punto di vista è oggetto di attenzione da parte degli operatori sanitari e dell’amministrazione penitenziaria: si tratta di 274 persone, sottolinea il Garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, aggiungendo che “la forbice è molto ampia perché ogni carcere si differenzia”. Le tre situazioni “più critiche sono Ferrara con il 9,8% di detenuti a rischio suicidio, Bologna con il 14% e Ravenna con il 46%“. Sicuramente “bisogna fare un po’ la tara perché non sono gli stessi medici che fanno le valutazioni- prosegue Cavalieri, nel corso di una commissione del Consiglio comunale di Bologna- ma sono numeri veramente elevati, che mettono in scacco qualsiasi monitoraggio e prevenzione”. Di conseguenza i dati sui suicidi “sono drammatici”, ricorda Cavalieri: a Parma, ad esempio, “abbiamo avuto quattro casi in otto mesi”. Un fenomeno che rappresenta “la punta dell’iceberg, una decisione finale drammatica- conclude il Garante- da parte di un detenuto che è trascinato verso un percorso penitenziario che oggi non ha alcun valore e non costruisce più speranze in questi essere umani”.

Non a caso a livello nazionale, negli ultimi anni e soprattutto dopo la pandemia da Covid-19, “i numeri dei suicidi in carcere sono aumentati significativamente, richiedendo una riflessione attenta sulle cause del malessere negli istituti di pena. Un ruolo cruciale è giocato anche dalla sofferenza mentale, frequentemente legata a situazioni di politossicità e trattata con psicofarmaci”, sottolinea l’associazione Antigone Emlia-Romagna, che proprio stasera alle 19 a Vag61 presenterà il XX Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia, intitolato “Nodo alla gola”: si parlerà delle “molte forme di violenza in carcere, dalle più evidenti come gli abusi di polizia, a quelle più sottili che segnano l’esperienza di molti detenuti, soffermandoci anche sulla detenzione femminile”. All’iniziativa parteciperanno Valeria Verdolini (presidente di Antigone Lombardia e ricercatrice), Elia De Caro (difensore civico di Antigone e avvocato del Foro di Bologna) e Valerio Monteventi (Vag61); modererà Giulia Fabini (presidente di Antigone Emilia-Romagna).

Un altro dato allarmante, intanto, riguarda il carcere di Bologna: alla Dozza infatti non ci sono mai stati così tante/i detenute/i giovani. Una vera e propria “emergenza”, la definisce Massimo Ziccone, responsabile dell’area educativa della struttura. “Non abbiamo mai avuto una situazione così. Io lavoro in questo carcere da 33 anni e ho una certa storia che mi consente di dire- afferma Ziccone- che non c’è mai stato un numero così elevato di giovani persone all’interno”. Al momento, “sono 59 i detenuti che hanno massimo 25 anni e che quindi rientrano tra i giovani adulti. E’ un numero veramente elevato”, sottolinea Ziccone. Di questi, poi, “20 sono sotto i 22 anni e se consideriamo che nel nostro Paese i minorenni stanno da un’altra parte- continua il responsabile dell’area educativa- è un numero veramente esagerato, che ci pone problemi inediti che dobbiamo assolutamente affrontare”. Sempre Ziccone segnala che sul totale delle/i giovani adulte/i sono soltanto due le/i detenute/i che provengono dall’Istituto penale minorile del Pratello, mentre è significativo notare che sul totale delle/i 59 sono 27 le/i detenute/i con pena definitiva e 32 le/i non definitive/i. Vuol dire che al momento su queste fasce di età “sicuramente si usa la custodia cautelare in modo importante”, rileva Ziccone: “Un dato che fa riflettere, perché invece in carcere in questo momento abbiamo una larga prevalenza di definitivi”.

Al contempo, “purtroppo c’è un grande numero di detenuti anche nell’Istituto minorile e questo è un dato nuovo per la città”, afferma Antonella Rimondi, referente della Commissione penale dell’Ordine degli avvocati: “Approfondiremo questo studio, ma riteniamo che questo sia dovuto anche ad alcuni provvedimenti, come il decreto Caivano, che vanno nella direzione dell’uso della custodia cautelare anche per i minori, in un clima normativo e legislativo che è abbastanza preoccupante e che occorre modificare, facendo capire alle persone che la condanna non può essere morte civile”.