Attualità

Il Covid e la logistica considerata a “basso” rischio

Questa la classificazione che viene fuori dagli atti del Comitato tecnico scientifico, desecretati in questi giorni: si parla del verbale del 9 aprile. Un paio di mesi dopo scoppiano i focolai alla Bartolini e alla Tnt di Bologna.

07 Agosto 2020 - 16:03

Bologna, fine giugno, il Covid-19 torna a far paura: a finire sotto i riflettori è un focolaio scoppiato tra i lavoratori della Bartolini. Poche settimana dopo, si replica: focolaio alla Tnt. La logistica del contagio, ha occasione di definirla questo giornale. In fondo, non era difficile ipotizzare che un settore come questo, tra quelli in cui durante l’emergenza sanitaria si è lavorato perfino più di prima, il pericolo di diffusione del virus fosse elevato: le condizioni di lavoro nella logistica parlano da sole, basta guardare le cronache degli ultimi anni e le continue vertenze sindacali che – tra i vari temi – hanno puntato il dito sulle situazioni di sfruttamento, sullo stato dei magazzini, sulla carenza di controlli, sulla presenza di cooperative spurie e perfino di caporalato. Del resto, anche se soltanto dopo i focolai alla Bartolini e alla Tnt, la Regione Emilia-Romagna ha deciso di avviare una campagna di test sierologici per tutti i lavoratori della logistica presenti sul territorio: qualcosa come 70.000 persone. Eppure, solo un paio di mesi prima, il Comitato tecnico scientifico (istituito a livello nazionale per supportare la Protezione civile nelle attività finalizzate al superamento dell’emergenza epidemiologica) parlava di “basso” rischio: questa la classificazione relativa ai comparti “magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti” e “servizi postali e attività di corriere” che viene fuori da uno dei documenti desecretati in questi giorni dal Governo e resi disponibili online dalla Fondazione Luigi Einaudi. Nello specifico, la tabella in questione (riprodotta in questa pagina) si riferisce al verbale del 9 aprile 2020.

Per la cronaca, sempre nel verbale del 9 aprile, relativamente al mondo del lavoro nel suo complesso il Comitato scriveva anche: “Per prevenire l’attivazione di focolai epidemici, nelle aree maggiormente colpite potranno essere considerate, alla ripresa, misure aggiuntive specifiche come l’esecuzione del tampone per tutti i lavoratori, soprattutto per quei cicli produttivi dove il distanziamento fra i lavoratori sia più complesso”. Che fine ha fatto, in seguito, questa raccomandazione?