Uno scarno annuncio svela che il cassero sgomberato dieci anni fa riaprirà per la prima volta ospitando una mostra sul razzismo contro donne e persone queer. Laboratorio Smaschieramenti/Atlantide ovunque: “Conflitto mai sanato, non permetteremo che sia neutralizzato e usato per dare un tocco alternativo a un evento culturale”.
Dal 1999 al 2015 in uno dei due casseri di porta Santo Stefano, quello più vicino ai Giardini Margherita, ha vissuto l’esperienza di Atlantide, uno spazio sociale che è stato al contempo un’importantissimo laboratorio dell’attivismo femminista e lgbtqia+ e un punto di riferimento della scena punk-hardcore. Atlantide fu sgomberata quasi dieci anni fa dall’allora giunta Merola in fissa con la legalità e in campagna elettorale per un secondo mandato. Fu presto chiaro che, al di là di dichiarazioni e promesse estemporanee, il Comune di quello spazio non sapeva che farsene. Ci mise un anno e mezzo solo a decidere di buttare via tutto quello che era stato murato dentro. Flash forward, 2025, un annuncio inatteso: il cassero riaprirà le porte al pubblico. Ma il modo in cui ciò avverrà sembra davvero una discreta presa per i fondelli.
‘Discreta’ in senso letterale: “La riapertura di Porta Santo Stefano è stata annunciata sottovoce, con un post su Instagram in cui Atlantide non veniva neanche menzionata. Forse speravano che non ce ne accorgessimo”, scrive il Laboratorio Smaschieramenti/Atlantide ovunque, in un comunicato che ricostruisce la vicenda: “Dal 6 al 16 febbraio Atlantide entrerà suo malgrado a far parte di Art City, il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna, in collaborazione con BolognaFiere per Arte Fiera (7-9 febbraio 2025). Il cassero di Porta Santo Stefano in cui Atlantide è vissuta per quasi 17 anni ospiterà un’opera sulla memoria della violenza razzista sulle donne e le persone queer dell‘artista sudafricana Gabrielle Goliath, che però non era stata informata del fatto che quello spazio è vuoto proprio a seguito di uno sgombero e di un tentativo politico di cancellazione dell’attivismo queer, femminista e punk che lì abitava, e che le lotte attorno a questa vicenda sono tutt’altro che concluse”. Smascheiamenti spiega di sostenere l’artista sentire “una profonda vicinanza con i temi della mostra e per questo di averla contattata per racconterle “la storia per interno”, ricevendo la sua solidarietà.
Lorenzo Balbi, direttore del Museo d’arte moderna di Bologna, sul punto ha affermato che Goliath “l’abbiamo scelta proprio in riferimento alla storia di Atlantide. L’artista è stata informata di questa storia e della scelta curiatoriale della scelta di un suo lavoro per tenere viva quella storia, che per noi è una storia importantissima”.
“È la prima volta – prosegue Smaschieramenti – dopo lo sgombero del 9 ottobre 2015 voluto dall’amministrazione di Merola, che gli spazi di Porta Santo Stefano vengono aperti al pubblico, anche se temporaneamente. Quasi dieci anni di porte chiuse dietro a un muro di mattoni. Quasi dieci anni di promesse mai mantenute e di riparazioni mancate. Dieci anni in cui Bologna è stata svuotata progressivamente di spazi queer e autogestiti, in cui ogni occupazione si è risolta in sgomberi e denunce e ogni trattativa o percorso istituzionale in un nulla di fatto. Dieci anni in cui la comunità lesbica, frocia, trans* e queer è priva di spazi non commerciali stabili in cui socializzare, organizzarsi politicamente, crescere, costruire una cultura sessuale diversa. E lo stesso vale per le produzioni musicali indipendenti e per la costruzione di saperi femministi e queer indipendenti”.
Insomma, “Atlantide non è storia passata. È un conflitto ancora aperto, e va ancora sanato”, attacca Smaschieramenti, “non permetteremo che venga neutralizzato e usato per dare un tocco alternativo a un evento culturale, come la politica cittadina degli ultimi anni cerca di fare con un po’ tutte le lotte e le pratiche alternative che hanno attraversato e attraversano Bologna. Forse l’amministrazione PD, in carica da due mandati, si vergogna così tanto di averci sgomberate che vuole far finta che non sia mai successo? Memoria corta o coscienza sporca?”
“Nonostante tutto, noi siamo qui, fuori dai musei“, conclude Laboratorio Smaschieramenti/Atlantide ovunque, “e non solo noi: tutti i bisogni delle persone e della comunità queer di potersi incontrare, socializzare, organizzare politicamente, e anche di produrre arte, musica e cultura davvero dal basso e non nelle condizioni alienate dettate dal mercato o dalle istituzioni, sono una questione politica presente e urgente. Gli spazi lgbtqia+ in città sono insufficienti, e quelle poche realtà che hanno uno spazio, come il Cassero, sono sotto attacco dei fascisti ed esposte al ricatto di un’amministrazione che ha già dimostrato più volte di preferire vetrine e attrazioni turistiche alle richieste delle persone queer che effettivamente abitano la città. O forse il Comune ci sta dicendo che ha capito gli errori del passato e vuole riaprire Atlantide perché torni ad essere uno spazio di arte, cultura e politica queer? Noi siamo pronte”.