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I servizi sociali non passano all’Asp: “Vittoria parziale dei lavoratori”

Sgb e Comitato cittadino per la difesa e la valorizzazione del welfare commentano il recente passo indietro del Comune. Il sindacato, inoltre, denuncia un caso di “intimidazione” verso una delegata a San Lazzaro.

22 Luglio 2016 - 11:28

(Comune Palazzo D'Accursio - foto Zic)Una “vittoria parziale dei lavoratori”. L’Sgb definisce così il fatto che il Comune di Bologna, alla fine, ha deciso di fermare il trasferimento dei servizi sociali territoriali all’Asp. Scrive il sindacato: “Fino a qualche mese fa l’amministrazione comunale con grande convinzione aveva progettato l’esternalizzazione dei servizi sociali territoriali all’Asp Unica di Bologna per portare a compimento quello che era il fiore all’occhiello della giunta, cioè la gestione unica e non diretta di tutti i servizi alla persona. Questo progetto fu duramente contrastato da tutti i lavoratori e dai delegati Sgb (allora Usb) che portarono avanti nella primavera 2015 una dura opposizione a quelle che erano le ipotesi dell’amministrazione largamente condivise da Cgil Cisl e Uil. Sgb proclamò anche uno sciopero riuscitissimo di un’intera giornata il 4 giugno 2015, rivendicando la diretta gestione dei servizi sociali e il rilancio degli stessi che ormai al collasso non riuscivano e non riescono tutt’ora a far fronte alle richieste sempre maggiori della popolazione. Da questa forte opposizione il sindaco Merola fu costretto a congelare il progetto, se pur mantenendo, con arroganza , la decisione di portare i servizi in Asp nel 2017. Dopo questa decisione è nato un Comitato di lavoratori, appoggiato anche da Sgb, per la difesa dei servizi sociali a gestione diretta che ha raccolto migliaia di firme. Oggi la giunta appena eletta, torna indietro nel suo progetto, non solo dichiarando di mantenere la gestione diretta dei servizi sociali ma addirittura ritornando su quello che fu il progetto datato 2008 di decentramento dei servizi, progetto da noi contestato perché fu avviato privo di risorse. Infatti i risultati di quella riforma definita ‘epocale’, sono visibili ai cittadini che non ottengono risposte e ai lavoratori che sono sottoposti a carichi di lavoro insopportabili, per i quali l’annunciato aumento di 8 unità è da ritenersi totalmente insufficiente. Per questi motivi, se pur soddisfatti degli intenti dichiarati dall’attuale capo di gabinetto Montalto, chiediamo l’immediata apertura di un tavolo, con il coinvolgimento dei lavoratori , che vada a ridefinire le reali necessità del servizio sociale e ad investire risorse adeguate affinché tali servizi diventino reali opportunità per la città”.

Sullo stesso tema interviene anche il Comitato Cittadino per la difesa e la valorizzazione del Welfare, che esprime “piena soddisfazione per la recente decisione della Giunta comunale di non procedere al passaggio dei Servizi Sociali Territoriali all’Asp Città di Bologna e di avviare contestualmente, come da noi chiesto sia alla vigilia delle recenti elezioni amministrative e del ballottaggio, una riorganizzazione urgente e seria dei Servizi Sociali Territoriali nell’ambito di una gestione diretta e con personale alle dipendenze del Comune”. Dal comitato un ringraziamento a “tutti coloro che, a vario titolo, ci hanno sostenuto e appoggiato sostenendo le ‘nostre istanze’ anche sottoscrivendo il nostro appello, sia cartaceo che on-line, che nel giro di poche settimane ha ottenuto il consenso di oltre 1500 cittadini. Vogliamo inoltre sottolineare che la decisione della Giunta rappresenta per il Comitato un nuovo ed importante punto di partenza: continueremo infatti a lavorare assiduamente con il massimo coinvolgimento/partecipazione di tutti gli operatori e della cittadinanza per contribuire alla realizzazione di una seria ed urgente riorganizzazione dei Servizi Sociali che possa, con risorse adeguate, rispondere ai bisogni della nostra città”.

Sempre parlando di servizi sociali, di nuovo l’Sgb fa una segnalazione da San Lazzaro: “Denunci la mala gestione dei servizi educativi in appalto alla coop Dolce nel comune di San Lazzaro? Ti mando sotto procedimento disciplinare! E’ esattamente quello che è successo alla nostra rappresentante sindacale che è in prima fila nell’opera di denuncia, portata avanti con assemblee pubbliche, volantinaggi, presidi etc, delle condizioni peggiorative che sono state proposte quest’anno agli educatori in appalto per lavorare nei centri estivi comunali di San Lazzaro. Una di queste denunce riguardava l’assegnazione, contemporanea, di due bambini con difficoltà, al singolo operatore. Cosa questa totalmente fuori dai parametri educativi che sono individuali e per questo imposta alle lavoratrici in modo informale senza nessun incarico scritto e sorvolando sui livelli di responsabilità attribuite alle lavoratrici stesse. A fronte di questa insopportabile situazione, l’amministrazione del Comune di San Lazzaro ha avuto un atteggiamento menefreghista ed arrogante tant’è che ad una nostra richiesta di incontro nel quale avremmo voluto evidenziare le ricadute negative sui ragazzi certificati e sugli educatori, ha risposto per firma della vice sindaco Claudia D’Eramo: ‘non ravvisiamo la necessità di un incontro ma riteniamo che le informazioni a Lei pervenute siano non corrette’.  La risposta invece della cooperativa Società Dolce è arrivata con l’apertura di due procedimenti disciplinari nei confronti della delegata Sgb che , con motivazioni capziose, viene accusata di aver compromesso l’immagine della cooperativa e le relazioni con il comune, la scuola e la famiglia. Una intimidazione che respingiamo al mittente alla quale rispondiamo intensificando l’opera di denuncia pubblica dei danni prodotti dai tagli e dalle riorganizzazioni attuate dalla Giunta comunale nei confronti dei più deboli e rivendicando a gran voce il diritto al rispetto del proprio lavoro da parte di tutti. Riteniamo inoltre grave il comportamento della cooperativa Società Dolce che con modalità che sottendono alla sottomissione all’ente gestore non esplicita gli incarichi ai propri lavoratori, mettendoli di fatto in condizioni di lavorare in modo non sicuro e senza un reale mandato educativo”.