E per mercoledì 11 annunciano il «posto fisso day»
“Anche la scuola è clandestina nel paese delle veline”: questo uno degli slogan dei precari della scuola di Bologna, che hanno presidiato la sede Rai per tutto il pomeriggio di ieri. Una denuncia forte contro i mezzi di informazione che, come le tre scimmiette del volantino, non vedono, non sentono e non parlano. “È da quando è cominciata la protesta che stiamo cercando di fare una rassegna stampa sull’argomento, ma riusciamo a trovare poco o niente, sia su testate di destra che cosiddette di sinistra, sia per quanto riguarda la realtà locale che a livello nazionale” lamenta Massimiliano, del Coordinamento Precari scuola Bologna ed Emilia-Romagna. “C’è stato un calo dell’informazione, non della protesta: ogni settimana continuiamo ad incontrarci, facciamo assemblee e presidi davanti alle scuole, ma nessuno ci degna di attenzione, almeno non nella grande informazione; ne parlano solo i canali ‘alternativi’, come youtube, giornali on line, blog.
Perfino i giornali che vengono definiti ‘di sinistra’ non ne parlano per niente, né nella pagine nazionali né in quelle locali”. Non rimane, allora, che diventare loro stessi la TV con un bel cartone in testa, come fa Maurizio, ex insegnante di italiano alle medie. “Hanno licenziato un insegnante su quattro” dice, “costringendo gli altri tre a fare più ore. Io ero il quarto, e da quest’estate non ho più lavoro”.
Preparano gli striscioni, i cartelloni (“Riprendimi” recita uno), accendono la musica: c’è Bennato che fa un Capitan Uncino arrabbiato con Peter Pan, eterno ribelle, che non riesce ad acchhiappare. Così, giovani e meno giovani, i precari della scuola di Bologna si preparano a protestare. Ma che tutto questo non sia fin a se stesso lo dimostra un altro volantino, quello delle “dieci domande sulla scuola”, indirizzate non solo al ministro Gelmini, ma anche ai giornalisti. Spiega Edoardo: “L’attenzione c’è solo nei primissimi tempi, si e no quando c’è qualche grande evento, poi diminuisce fino a scomparire. I mezzi di informazione sono colpevoli. Prendiamo ad esempio la nona domanda: cerchiamo sempre di insegnare ai nostri alunni a non andare ‘fuori traccia’; perchè invece i giornalisti presenti alle conferenze stampa non insistono, quando il ministro Gelmini risponde alle loro domande con luoghi comuni? O l’ottava: perchè i sindacati confederali non indicono uno sciopero, o lo fanno solo a cose già fatte, per limitare i danni? Si ha l’impressione che diano la partita per persa. Noi precari di Bologna cerchiamo invece di partecipare a tutte le attività possibili su territorio, per diffondere la consapevolezza di questa riforma, per supplire ai mezzi di informazione”.
Prossima data di mobilitazione mercoledì 11 novembre, giorno già ribattezzato «posto fisso day»
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