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Hobo si presenta: “Siamo qui per restare” [foto]

Dalla conferenza stampa convocata subito dopo l’occupazione: “Questa volta l’Ateneo non può ripartire col solito ritornello dell’illegalita’ e dell’abusivismo, visto che in base a quanto affermato da un tecnico dell’Alma Mater queste stesse serre sono abusive”.

19 Febbraio 2013 - 16:07

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“Siamo qui per restare”. Non hanno dubbi gli attivisti che questa mattina, occupando uno spazio nei giardini di via Filippo Re, hanno dato vita al progetto “Hobo”. Gli studenti e precari protagonisti dell’iniziativa sono pronti a dormire nel loro “laboratorio dei saperi comuni”, hanno già allacciato la corrente elettrica e stanno cercando di trovare il modo di riscaldare l’ambiente: “Renderemo questo posto piu’ accogliente che possiamo”, spiegano in conferenza stampa.

Quanto alle serre (vecchie strutture risalenti probabilmente alla facolta’ di Agraria), gli studenti di Hobo riferiscono che questa mattina e’ passato sul posto un dirigente dell’ufficio tecnico dell’Alma mater definendole strutture “abusive”. Dunque “questa volta ci sembra difficile che l’Ateneo riparta col solito ritornello dell’illegalita’ e dell’occupazione abusiva- commentano gli attivisti- visto che e’ la stessa Universita’ ad avere al suo interno delle strutture abusive, ci sembra assurdo”. Nel frattempo, “qui fuori ci sono operai che hanno demolito un’altra serra qui a fianco. Questa e’ la logica dell’Ateneo, i luoghi abbandonati vengono abbattuti piuttosto che dati agli studenti per le pratiche di autorganizzazione”, sottolineano.

Hobo, intanto, si presenta così alla città: “Siamo una nuova realta’ composta da tante soggettivita’, questo spazio nasce dalle esperienze passate, a partire dall’Onda del 2008 ma anche dalle manifestazioni del 2010 fino alla mobilitazione nata dopo lo sgombero di Bartleby. Siamo uno spazio costituente, che sara’ attraversato da centinaia di studenti e precari”.

In altre parole, “da oggi in citta’ c’e’ una nuova figura, Hobo, che ha deciso di riprendersi uno spazio di autonomia”, annunciano gli occupanti: “Useremo questo spazio per ragionare, per produrre saperi ma anche per creare momenti di conflitto” contro le “macerie dell’Universita’, metaforiche ma anche reali come questo luogo abbandonato, l’ennesimo inutilizzato, dimostra”.