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Hobo: “Riprendiamoci ciò che è nostro”

Manifestazione lunedì 29 aprile’013 alle 12 in piazza Verdi: “Riempiremo la zona universitaria di gioia e di conflitto, riconsegneremo gli spazi universitari all’autonoma gestione di studenti e precari”.

28 Aprile 2013 - 22:48

Hobo s-catenato: riprendiamoci ciò che è nostro!

Le continuazioni dei film solitamente sono noiose. Così è anche per il mediocre serial dello Sceriffo Dionigi, da qualche mese in onda nelle migliori sale dell’Università di Bologna – quelle occupate. La trama è sempre la stessa: studenti e precari costruiscono percorsi di autonomia, aprono spazi di autoformazione e socialità, creano concrete condizioni di possibilità per trasformare un’università dequalificata e in macerie, e l’amministrazione manda polizia e carabinieri per sgomberare e restaurare l’ordine. Così è successo anche sabato mattina, per la quarta volta in quattro mesi: blindati, caschi e manganelli hanno chiuso il campus di Via Filippo Re e addirittura sequestrato l’aula inutilizzata nel Dipartimento di Psicologia che era stata trasformata da Hobo in un laboratorio dei saperi comuni.

Insomma, dopo la tragedia della dismissione dell’università, ecco la farsa di un rettore e della sua corte dei miracoli che, deboli e privi di legittimità, ricorrono alla protezione della questura e alle ordinanze della procura. La verità è che il rettore di plexiglass non può più mettere la faccia in pubblico, perché ha paura delle contestazioni degli studenti e dei precari. Alcune settimane fa ha inviato una cooperativa amica a staccare le centinaia di manifesti che nella zona universitaria ricordavano alcuni dei tratti principali del suo mandato: dall’applicazione del modello Marchionne contro i precari e i ricercatori, alle iniziative repressive. Così, mentre vengono tagliati i fondi per le borse di studio e i servizi, i soldi vengono spesi per tenere pulito il logo dell’Alma Mater! Ma questo rettore è anche preda di una avanzata forma di schizofrenia: mentre la sua parte sinistra si preoccupa per la “Caporetto dell’università italiana” e il “maledetto carovita” che affligge gli studenti, la sua parte destra sostiene entusiasticamente la riforma Gelmini, il modello aziendalistico-feudale, i processi di precarizzazione e gli elevati costi di mensa e servizi. Chissà che nel Dipartimento di Psicologia non si possa trovare il modo di curarlo.

Ci rivolgiamo anche ai docenti dell’università: per quanto tempo siete ancora disposti a guardare in modo passivo questo scadente serial? Diversi di voi hanno già dato una risposta nel Dipartimento di Psicologia firmando, insieme a molti lavoratori e al personale tecnico-amministrativo, una petizione contro lo sgombero. Se pensate di essere in salvo, oppure che bastino prese di posizione generiche su grandi temi di politica nazionale e internazionale per distogliere lo sguardo dalla materialità dell’azienda in cui lavorate, vi sbagliate di grosso: state ballando sul Titanic. Hobo è al contempo l’iceberg e una scialuppa di emergenza: a voi la scelta.

Noi, che abbiamo sempre saputo da che parte stare, non abbiamo dubbi: lunedì riempiremo la zona universitaria di gioia e di conflitto, continueremo i laboratori e le iniziative intraprese, riapriremo l’aula studio, riconsegneremo gli spazi universitari all’autonoma gestione di studenti e precari. Interromperemo la proiezione del film, perché Filippo Re non è del Re-ttore. Hobo le catene le ha spezzate da tempo. Adesso è il momento della vendetta e di riprenderci ciò che è nostro.

The Show Must Not Go OFF: Dimissioni!

Incontriamoci tutt* Lunedì in PiazzaVerdi, h. 12:00

L’università è di chi la vive e nessuno la può espropriare.

Hobo