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Hobo: “Dionigi, a sara düra”

Ieri blitz in rettorato per difendere l’occupazione di via Filippo Re. Hobo: “Identificati dalla Digos e minacciati di denuncia, questa e’ l’unica forma di comunicazione che il rettorato ha deciso di avere con student e precari”.

22 Febbraio 2013 - 18:28

Giovedì 22 febbraio, ore 11: una delegazione di Hobo e’ entrata in rettorato per dire a Dionigi che ad essere abusivi sono lui e la sua corte. Alcuni inservienti dell’Alma Mater e il prorettore vicario sono intervenuti per chiudere gli ingressi ed impedire l’accesso ai giornalisti per la conferenza stampa. Come sempre, il pavido rettore non si e’ fatto trovare: al suo posto e in suo nome sono arrivati una dozzina di funzionari della Digos, che hanno identificato i componenti della delegazione di Hobo, minacciando di portarli via a forza e denunciarli. Questa e’ l’unica forma di comunicazione che il rettorato ha deciso di avere con student e precari. Ne prendiamo atto e – come abbiamo fatto nella conferenza stampa – ribadiamo, con ancora piu’ forza, che Hobo non si tocca.

Hobo – Laboratorio di saperi comuni

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> Il comunicato diffuso ieri:

Dionigi: A sara düra

Hobo, terzo giorno di occupazione della ex facoltà di Agraria in Via Filippo Re. Dopo lunghi anni di abbandono, questo spazio – finalmente restituito a studenti e precari – riprende vita: è tornata la luce, l´acqua ha ripreso a scorrere, i luoghi dell´università sono finalmente riempiti di iniziative di autoformazione, di dibattiti e assemblee, di socialità e inchiesta. Sono i “miracoli” della libera cooperazione, quella che quotidianamente pratichiamo.

Qual è stata la risposta dell´Alma Mater? Imbarazzata e rituale, affidata a una nota dai toni noiosi e chiaramente prestampata, di quelle che si tirano fuori dal cassetto non appena studenti e precari si riprendono ciò che loro spetta. “Quei locali sono pericolosi”, affermano con il paternalistico “buon senso” di chi nei dieci anni trascorsi non si è preoccupato di abbandonare al degrado questi enormi spazi, né tanto meno dei possibili rischi di cui oggi si parla. Ma la verità è che questi locali sono, grazie alla nostra occupazione, molto più sicuri di quanto lo siano stati in passato. “E allora se è così, noi tiriamo fuori dal cilindro il progetto: un asilo aziendale!”. Di quale azienda stanno parlando? Forse di un´azienda con cui coltivare, in mezzo alle serre, qualche buon affare di scambio. O magari si riferiscono alla stessa azienda universitaria, a dimostrazione che il pubblico è ormai da tempo privatizzato e che non c´è qui più davvero nulla da difendere.

Ma poi c´è un´altra verità, da tenere occultata e se possibile da seppellire sotto le macerie dell´università. Ce l´hanno riferita i rappresentanti dell´ufficio tecnico dell´Alma Mater, le uniche figure istituzionali con cui abbiamo finora avuto modo di interloquire. “Queste serre sono abusive, ecco il problema principale”. Come, può ripetere? “Certo, cosa c´è da stupirsi? Lo fanno tutti, l´università e gli enti pubblici sono proprietari di tante strutture abusive. In questo caso è ancora più complicato, sono state costruite a ridosso delle mura della città, c´è di mezzo anche la soprintendenza”. E quindi? “Quindi vi devono cacciare per buttare giù tutto e coprire il problema”.

C´è poco da aggiungere, se non avvertire che Hobo non si tocca. Allora, noi siamo qui oggi per affermare che sono le macerie universitarie da voi create a essere pericolose, è questo governo feudale a essere abusivo. E al rettore Ivano Dionigi che è ansioso di smaltire le sue magagne e coltivare i suoi affari chiediamo: manderà la polizia dentro l´università per sgomberare ancora una volta studenti e precari? Terrà per settimane e mesi gli uomini in divisa a presidiare i lavori di un cantiere che ha come obiettivo produrre nuove macerie? É pronto ad assumersi le responsabilità di tutto quello che può succedere? A lui la riposta. Noi la nostra l´abbiamo già data: scegliendo la vita, praticando la libertà, difendendo Hobo.

Hobo – Laboratorio di saperi comuni