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Hobo, blitz in Rettorato: “Pericolante è l’istituzione che governate”

Attivisti in azione pochi giorni dopo la nuova occupazione: decine di computer, ritrovati negli spazi abbandonati di via Filippo Re, depositati all’interno del Rettorato.

19 Novembre 2013 - 17:35

Blitz del collettivo Hobo questa mattina in Rettorato durante la seduta del Senato accademico. Gli attivisti hanno accatastato decine di computer, tastiere e altro materiale tecnologico che si trovava abbandonato negli spazi di via Filippo Re, occupati la scorsa settimana dal collettivo.

Nelle stanze restituite agli studenti, affermano gli attivisti, ora c’è un laboratorio di incontri e dibattiti, un’aula studio, i muri prendono colore, i locali sono riscaldati. Dove i computer venivano mandati al macero, ora si mettono in rete.

> Leggi il comunicato sul blitz di questa mattina:

Attenzione: pericolo di crollo!

Dopo una settimana di occupazione, uno spazio abbandonato ha preso vita a Filippo Re. Prima c’erano polvere, rottami, muri scrostati, freddo. Ora c’è un laboratorio di incontri e dibattiti, un’aula studio, i muri prendono colore, i locali sono riscaldati. Dove i computer venivano mandati al macero, ora si mettono in rete. Dove c’era il vuoto della dismissione, ora c’è il pieno della cooperazione. Dove c’era puzza di muffa, ora c’è profumo di lotte. Dove loro distruggono, noi costruiamo.

Chi sono loro? I Baroni in Carrozza, i responsabili della dequalificazione dei saperi e della precarizzazione, sono quelli che distruggono conoscenze per fare profitti.

Chi siamo noi? Siamo studentesse e studenti, precarie e precari, coloro che producono la ricchezza di cui siamo quotidianamente espropriati. Ricchi di saperi, affamati di reddito.

Noi siamo il merito collettivo, loro sono la meritocrazia di pochi.

Così, dopo una settimana di occupazione, non ci stupisce il silenzio istituzionale. Nei mesi scorsi quel silenzio è stato il preludio ai caschi della polizia e ai sigilli della procura. Però in questi mesi abbiamo dimostrato che i caschi della polizia non ci fanno paura e che i sigilli della procura si rompono facilmente. Soprattutto, abbiamo dimostrato – insieme a molte e molti – che tra le macerie dell’università c’è un’altra università che si sta organizzando, un’università fatta di autonomia e di cooperazione, di #sollevazione e di #occupymensa.

Per far sì che cresca, serve liberarsi dei rottami  i baroni aziendali hanno lasciato nella loro fuga precipitosa. Eccole qua, le vostre macerie: l’unica area pericolante è l’istituzione che governate.

Hobo