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Grecia / Save dignity, save Pikpa

“Solidarietà per il centro rifugiati Pikpa, un modello anti-Moria che il governo greco minaccia di chiudere il 15 ottobre, lasciando senza assistenza centinaia di rifugiati vulnerabili”.

08 Ottobre 2020 - 13:04

di Simona de Nicola

La notte tra il 9 e il 10 settembre un incendio ha distrutto il campo profughi di Moria a Lesbo, in Grecia, riversando sulle strade dell’isola oltre 13.000 persone, tra cui donne, bambini, invalidi e anziani. Più volte segnalato dalle organizzazioni umanitarie come luogo ad altissimo rischio per la mancanza di sicurezza e per le terribili condizioni socio-sanitarie, Moria è il simbolo del fallimento delle politiche europee sull’immigrazione, un carcere all’aria aperta: nato per ospitare 3.000 persone, ne racchiudeva al suo interno oltre 13.000, costrette a vivere in condizioni disumane per periodi lunghissimi, in attesa dei documenti necessari per proseguire il viaggio verso la terraferma. Privo di qualsiasi forma di organizzazione umanitaria e assistenziale, regolato esclusivamente con apparati militari, Moria era la vergogna della democrazia europea e mentre al momento non si sa ancora quale struttura sostituirà il vecchio campo, un altro piccolo campo sull’isola, che da anni porta avanti un modello alternativo di accoglienza, sta per chiudere. Il governo Greco ha annunciato la chiusura del campo per il 15 ottobre, si tratta del Pikpa Camp.

Pikpa nasce nel 2012, inizialmente pensato come campo per i bambini, successivamente si estende alle categorie di rifugiati più vulnerabili: disabili, donne, anziani, comunità lgbt. Pikpa è un centro auto-organizzato e alternativo, la prova politica che dimostra come si potrebbero costruire campi in cui la dignità delle persone viene in prima linea. Senza tanti giri di parole, Pikpa è il contrario di Moria, il modello di accoglienza che fa cadere il velo dalla menzogna raccontata dai nostri politici e ne mostra l’orribile volto.

È un campo piccolo, tranquillo, un rifugio nel vero senso della parola: molto più di un alloggio alternativo, distribuisce cibo, offre corsi di lingua, spazi di espressione e creatività, è una comunità, gestita con cura e rispetto per le persone.
Tutto questo ora sta per essere cancellato.
Più di 160 associazioni hanno firmato in questi giorni una lettera in cui si chiede al ministro per l’Immigrazione e l’asilo greco e all’amministrazione locale di Lesbo di tornare sui propri passi. “Le autorità non solo dovrebbero revocare la decisione di chiudere queste strutture ma, in questo momento di grande bisogno, dovrebbero rafforzare e proteggere ulteriormente tutte le soluzioni alternative dignitose per l’alloggio e la protezione dei richiedenti asilo”, si legge nella lettera.

“Ogni volta che Moria andava a fuoco o i richiedenti asilo dormivano nel porto di Mitilene, nelle strade e nei parchi, il Pikpa c’era, lavorando con l’amministrazione”, racconta Carmen Dupont, portavoce della ong Lesvos solidarity che organizza le attività del Pikpa Camp.

Pikpa è un centro di accoglienza fondamentale per la sicurezza, il benessere e la dignità delle categorie di rifugiati più vulnerabili nell’isola di Lesbo, e ha bisogno del nostro sostegno.

Vi invitiamo a condividere questa informazione e agire secondo le line guida descritte da Amnesty International in questo link.

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