“Ci andiamo per trattare, non per ascoltare soluzioni a scatola chiusa”. Ieri nuova distribuzione della lettera aperte dei facchini alla città. La Granarolo, intanto, rischia il processo per le “mozzarelle blu”.
In Prefettura “non ci andiamo per ascoltare una soluzione a scatola chiusa, ci andiamo per trattare. Se devono convocarci per chiederci di prendere atto di qualcosa gia’ deciso da altri,
facciamo prima a scriverci”. E’ l’avvertimento lanciato dai SiCobas in vista del prossimo incontro sulla vertenza dei facchini degli appalti Granarolo. Il sindacato di base è stato convocato per lunedì, dopo i 10 giorni
chiesti dalla Prefettura per cercare una soluzione. All’appuntamento si ripresenteranno anche i lavoratori, per attendere in presidio l’esito dell’incontro. Stando alle indiscrezioni circolate in questi giorni, Legacoop si farebbe carico della ricollocazione professionale di
una parte dei facchini, esclusi i 14 di Cogrefin. Commentano i SiCoba: “Cinquantuno meno
14 fa 37, ma si legge e si sente dire che Legacoop si fa carico di 29. La matematica non torna”. Dubbi anche sull’ipotesi di incentivi all’esodo per i lavoratori. “Noi abbiamo fatto una battaglia per ridare un posto di lavoro a queste persone, non per dargli degli incentivi ad andarsene cosa di cui con loro non abbiamo mai parlato”. Questa vicenda sta diventando “davvero incredibile: si fanno tavoli separati con le cooperative e i confederali che li’ non hanno neanche un iscritto e poi ci convocano… Non ci interessa ascoltare decisioni prese da altri”, ribadisce il sindacato di base.
Ieri, intanto, Crash e Cua hanno affiancato i lavoratori in un nuovo volantinaggio in città per sostenere la mobilitazione. “Nuovamente in giro per la città i facchini di Granarolo e Cogefrin”, ha spiegato Crash: la lettera aperta alla città è stata distribuita nel mercato della Piazzola, in centro ed in zona universitaria.
Infine, brutte notizie per i vertici della Granarolo: in base a quanto riporta la stampa mainstream, rischiano di finire a processo per la vicenda delle “mozzarelle blu” scoperte a partire dal 2010. La Procura di Torino ha chiuso le indagini e intende chiedere il rinvio a giudizio per le aziende coinvolte, tra le quali figura anche il gruppo bolognese.