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Gli specializzandi e l’emergenza: “Non chiamateci eroi, sospendeteci le tasse universitarie”

A dirlo operatrici e operatori Laboratorio Salute Popolare. I Cobas sulle tutele chieste dai riders: “Basta aspettare”. Usb Lavoro Privato: “Regolarizzazione di tutti i migranti presenti da anni nelle campagne”. Fiera, Sgb: “Nessun ammortizzatore sociale per precari storici e lavoratori intermittenti in appalto”. Usb lancia “libro verde su gestione emergenza nelle strutture residenziali”.

22 Aprile 2020 - 20:49

“Non vogliamo essere chiamati eroi, vogliamo essere rispettati per il lavoro che svolgiamo!”. Sono le parole delle/gli specializzande/i del Laboratorio Salute Popolare, che rilanciano così l’attenzione sulla situazione di questa particolare categoria di operatrici/ori sanitarie/i impegnate/i nell’emergenza coronavirus: “Che la figura dello specializzando sia una figura ibrida all’interno del Servizio sanitario nazionale è risaputo da tempo. Da un punto di vista contrattuale siamo più simili a studenti: paghiamo tasse universitarie annuali, partecipiamo a lezioni, studiamo. Abbiamo un piano formativo da seguire, che prevede che la nostra formazione pratica come medici si svolga all’interno di diversi reparti ed ambulatori, alternata ad una formazione teorica con corsi e lezioni. Da un punto di vista lavorativo però siamo medici inquadrati come forza lavoro e, complici i costanti tagli alla sanità e al personale, siamo diventati necessari in molti reparti. Durante questa emergenza sanitaria senza precedenti noi specializzande e specializzandi siamo in prima linea come tutti gli altri operatori ed operatrici del sistema sanitario nazionale. C’è chi è stato chiamato a lavorare nei reparti Covid, c’è chi è stato assunto per far fronte alla carenza di specialisti, c’è chi è stato spostato su altri reparti. Il nostro piano formativo, in questa situazione emergenziale, è inevitabilmente sospeso: ambulatori, servizi specialistici, sale operatorie e reparti sono stati chiusi o convertiti, e di conseguenza anche la nostra formazione si è interrotta. Al netto di questa situazione, noi specializzande e specializzandi del Laboratorio Salute Popolare chiediamo la sospensione del pagamento delle tasse universitarie e il riconoscimento anche per noi del bonus regionale promesso da Bonaccini. E’ troppo comodo considerarci studenti quando dobbiamo pagare e dipendenti quando dobbiamo coprire turni. La nostra formazione è sospesa, ma continuiamo con impegno a lavorare ogni giorno in prima linea in questa emergenza”.

I Cobas invece intervengono sulla vertenza dei riders che chiedono maggiori tutele per il lavoro durante l’epidemia. Il sindacato ha rivolto una lettera al presidente della Regione e all’assessore al Lavoro, cioè Stefano Bonaccini e Vincenzo Colla, chiedendo: “Fornitura dei Dpi da parte delle piattaforme, possibilità di esercitare le libertà sindacali e di eleggere i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, la necessità di intervenire sull’organizzazione del lavoro scaglionando gli ordini e gli orari di ritiro per evitare assembramenti di riders fuori dai locali, evitare controlli discriminatori e multe ai lavoratori (come avvenuto in diverse città d’Italia) per responsabilità che sono in capo ai nostri irresponsabili datori di lavoro. Dalle commissioni del Consiglio comunale è uscita la necessità di applicare un forte regolamento prescrittivo a livello regionale. I giorni passano e il regolamento ancora non c’è. In una crisi come questa i riders non possono aspettare. Non è l’ora di perdere tempo, recepite le nostre richieste e fate in fretta”.

Usb Lavoro Privato prende la parola su lavoro agricolo, partendo dalla contestazione alle dichiarazioni di Bonaccini sull’impiego in agricoltura di chi percepisce il reddito di cittadinanza: “Il presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini, anziché affrontare i problemi veri del settore agricolo, preferisce usare questa occasione per fare propaganda contro il Reddito di Cittadinanza e perpetrare il pregiudizio che i percettori del reddito siano dei privilegiati che non hanno voglia di lavorare. ‘Così restituiscono quello che hanno preso’ è stato il suo commento”.

Spiega invece il sindacato di base: “Come abbiamo denunciato in questi anni il caporalato, il mancato rispetto dei contratti, il lavoro nero sono parte ‘strutturale’ e non eccezione della filiera agroalimentare, che ha al suo vertice le aziende dell’agroindustria, della Grande Distribuzione Organizzata, sistema tenuto in piedi anche grazie alla politica agricola dell’Unione Europea i cui finanziamenti ricadono prevalentemente sulle grandi imprese. Da anni l’Usb è impegnata in prima linea nelle lotte e nella sindacalizzazione dei braccianti agricoli in tutta Italia, e oltre alla regolarizzazione una delle nostre proposte per superare questa situazione vergognosa è che si possano assumere i lavoratori solo da liste istituite presso i Centri per l’Impiego, e il rafforzamento dei Centri per l’impiego e dell’Ispettorato del lavoro per controllare in maniera sistematica le Aziende e le condizioni di lavoro. Oltre fare ‘incontrare la domanda e l’offerta’, la Regione cosa fa? Aiuta le imprese. L’Usb ritiene che la Regione dovrebbe predisporre le seguenti misure: lavorare di concerto col Governo verso la sanatoria e la regolarizzazione di tutti i migranti presenti da anni nelle campagne anche al fine di permettere a tutti di curarsi e evitare la diffusione del virus; garantire immediatamente i buoni spesa agli irregolari presenti sul territorio; destinare risorse ai Cpi e Ispettorato per monitorare sistematicamente le condizioni di lavoro di chi viene assunto. Indipendentemente da chi lavorerà nei campi, deve essere applicato il regolare contratto di lavoro; garantire la formazione e l’informazione dei lavoratori, sia rispetto al
Covid sia rispetto alle usuali norme di salute e sicurezza vista le gravi mancanze delle aziende agricole in tal senso; garantire una integrazione reddituale per innalzare i salari degli operai agricoli, visto che i salari previsti dai CCNL e dai CPL per i livelli più bassi sono sotto la soglia di povertà relativa”.

“Infine -conclude Usb- in questi giorni diversi esponenti politici e del Governo stanno prendendo posizione a favore di una sanatoria. Da anni lottiamo per questa misura, e ora alcuni settori sostengono questa necessità spinti dalle esigenze del mondo delle imprese, le quali però stanno contemporaneamente chiedendo l’introduzione e l’estensione di voucher agricoli. Ci opponiamo fermamente a questa misura perché la regolarizzazione non deve diventare occasione per abbassare i diritti di tutti, al contrario deve permettere ai lavoratori più deboli di conquistare i diritti che finora sono stati negati. Usb si impegna a dare voce e organizzare tutti i lavoratori, e intendiamo cogliere questa situazione inedita e batterci per cancellare lo sfruttamento che caratterizza il settore agricolo. Come risposta immediata alla mancanza delle Istituzioni l’USB ha appoggiato una raccolta fondi per portare beni alimentari e dispositivi di protezione tra i lavoratori invisibili che non ne hanno accesso. Invitiamo lavoratori e cittadini a segnalare le ingiuste condizioni di sfruttamento nella nostra regione, porteremo solidarietà per conquistare diritti per tutti”.

I lavoratori Sgb della Fiera denunciano invece: “Nessun ammortizzatore sociale per precari storici e lavoratori intermittenti in appalto. Accade al tempo del CoronaVirus che tutto il lavoro precario di cui Bologna Fiere si nutre per raggiungere utili milionari, viene di fatto lasciato al proprio destino con il completo disinteresse dell’azienda e dei propri soci pubblici (Comune e Regione). Infatti, nessuno ha chiarito se e a quali ammortizzatori sociali potrebbero accedere in questi mesi di sospensione delle Fiere, sia i precari storici della lista di riserva dell’azienda e sia i lavoratori della sicurezza non armata, in appalto della ditta Issv SpA Puma Security”.

Spiega Sgb: “Ai primi allarmi della pandemia (febbraio) non sono stati più chiamati. Nessuno ha chiarito il loro destino. L’azienda non gli ha comunicato se è intenzionata ad attivare la cassa integrazione straordinaria che, in ogni caso, sarebbe di un solo mese e di importo ridicolo, considerato che è calcolata nella media di quanto lavorato nei precedenti 3 mesi. Nessuno ha chiarito inoltre se possano o meno usufruire, come i lavoratori stagionali della Fiera, del bonus di 600 euro, non rientrando tra le categorie previste. Nessuno ha chiarito le intenzioni rispetto alla scadenza ell’appalto al 30 aprile. Verrà prorogato, sospeso, oppure subentrerà una nuova azienda? Silenzio totale da parte di tutti, azienda, Bologna Fiere, Prefettura, Regione. Ad oggi una sola certezza, una busta paga di zero Euro!!!! Sgb continuerà ad organizzare i lavoratori precari, a rivendicare il diritto ad un salario stabile e adeguato. Pertanto, di queste condizioni di lavoro chiederemo conto direttamente ai soci, rompendo, se costretti, il divieto di manifestazione”.

Usb lancia anche la proposta di un “Libro verde sulla gestione dell’emergenza Covid19 nelle strutture residenziali e nei servizi alla persona inviando le segnalazioni a uno mezzo per raccogliere le testimonianze su quanto sta succedendo nelle strutture pubbliche e private e per attivare tutti gli strumenti legali utili ad indirizzare le denunce agli organi competenti, ricostruendo i fatti ed individuando le responsabilità che hanno portato alla diffusione del contagio ed ai decessi nelle strutture della nostra Regione. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità hanno infatti confermato la drammatica situazione all’interno delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) nella nostra regione. L’Emilia Romagna si colloca al primo posto in termini di percentuali di decessi nelle case di riposo e la provincia di Reggio Emilia è seconda dopo Bergamo per tasso di mortalità nelle residenza per anziani. Ma il dato drammatico, di cui non si conoscono i numeri e l’impatto, riguarda anche quanto sta accadendo nei servizi domiciliari per anziani e disabili, in quelli rivolti all’accoglienza di persone migranti, in quelli dedicati alla psichiatria e alle tossicodipendenze. Ciò sta avvenendo nel silenzio assordante di Asl e Regione che, nonostante le numerose segnalazioni degli operatori sul mancato rispetto delle disposizioni di tutela da Covid 19, minimizzano questo dramma nascondendo le responsabilità e le inadeguatezze nella gestione dell’emergenza Covid19”.

Continua il comunicato: “Questa immane tragedia si consuma mentre sono stati presentati emendamenti bipartisan, nella discussione sulla conversione in legge del decreto Cura Italia, che prevedono lo scudo penale, per le amministrazioni pubbliche e private di servizi sanitari e sociosanitari, che abbiano ‘loro malgrado’ esposto a contagio e morte operatori e utenti/pazienti. Impediamo questo atto di profonda ingiustizia, lo dobbiamo a chi oggi lavora in prima linea negli ospedali e nei servizi, lo dobbiamo a chi oggi ha contratto l’infezione prestando la propria opera verso gli ammalati, gli anziani e gli utenti dei servizi di welfare, lo dobbiamo alla memoria dei nostri cari vittime del coronavirus e, in molti, troppi casi, dell’inadeguatezza, quando non della negligenza, nell’organizzazione delle misure di prevenzione del contagio. È ora di dire basta e di individuare i responsabili di questa strage e di chiedere verità e giustizia per tutti gli operatori ed i pazienti/utenti”.

Questi infine i numeri dell’epidemia nella giornata di oggi: dieci decessi e 51 nuovi casi di positività a Bologna, il totale sale a 3558, di cui 359 nell’imolese (+1). In Emilia-Romagna complessivamente sono 3204 le persone che hanno perso la vita (57 in più di ieri) e 23.434 i contagi, (+342), a fronte di 140.874 tamponi effettuati. In calo i casi positivi attivi: -160 rispetto a ieri (13.084 contro 13.244). Stabili i pazienti in terapia intensiva (282), diminuiscono sia quelli ricoverati negli altri reparti Covid sia quelli in isolamento domiciliare.

Nelle altre province: 3533 a Piacenza (73 in più), 2973 a Parma (64 in più), 4437 a Reggio Emilia (68 in più), 3472 a Modena (23 in più), 833 a Ferrara (28 in più), 941 a Ravenna (4 in più), 833 a Forlì (4 in più), 621 a Cesena (4 in più), 1874 a Rimini (22 in più).