Nei giorni 9/10/11 giugno presso la Casa di quartiere Scipione dal Ferro si terrà un festival organizzato dalla casa editrice Derive Approdi, dalla rivista Machina e dalla libreria Punto Input dal titolo “I decenni smarriti. Gli anni Ottanta”.
Sarà un fine settimana molto intenso quello che, a Bologna, nel rione Cirenaica, riempirà le sale della Casa di quartiere Scipione dal Ferro di via Sante Vincenzi 50 con una tre giorni di incontri su tutto ciò che degli anni Ottanta si è smarrito.
Gli organizzatori presentano così l’evento: «Per il pensiero critico la lunga fase cominciata con gli anni Ottanta e tuttora in corso, costituisce una sorta di buco nero. Perché è il periodo della reazione ai grandi cicli di lotte dei due decenni precedenti e dell’affermazione di quello che verrà chiamato neoliberalismo, perché è il periodo del reaganismo, del thatcherismo e dello yuppismo, perché è il periodo della Milano da bere e dell’eroina ovunque. Insomma, inizia lì la controrivoluzione capitalistica».
Con un festival denso di appuntamenti la casa editrice DeriveApprodi, la rivista Machina e la libreria Punto Input, facendosi aiutare da tanti autorevoli “liberi pensatori”, tenteranno, invece, di ripercorrere criticamente il decennio ’80, cercando di fare una cartografia ragionata di alto valore teorico, culturale e politico, innanzitutto per capire il mondo in cui viviamo e le prospettive possibili, per indagare le forme di vita e i «sentimenti dell’aldiqua», di ieri e di oggi. Insomma, si proverà di fare emergere le contraddizioni, le ambivalenze, i conflitti e le sperimentazioni di quel periodo, scandagliando «la complessità di quella fase storica, con lenti molteplici: dal terremoto del quadro politico internazionale alle trasformazioni sociali, del lavoro e della produzione, dalla filosofia del pensiero debole a quella post-strutturalista, dalla crisi dell’avanguardia all’industrializzazione della cultura, dagli immaginari musicali a quelli cinematografici, dai mutamenti nel mondo dell’arte a quelli nel mondo della letteratura e della comunicazione».
Gli interventi previsti sono molto qualificati: da Mario Tronti a Paolo Virno, da Sergio Bologna ad Aldo Bonomi, da Manuela Gandini a Anna Negri, da Giorgio Mascitelli a Federico Battistutta, da Massimo Ilardi a Roberto Ciccarelli, da Chiara Martucci a Bruna Mura, da Rita Di Leo a Christian Marazzi, da Massimo Ilardi a Bruno Cartosio. Con la partecipazione di tante altre e di tanti altri che si potranno trovare nel programma completo della rassegna.
Molto interessante, nella serata di sabato 10 giugno l’incontro “Punk & Disordine” una articolata conversazione sul punk bolognese degli anni Ottanta, con Alessia Masini (autrice del saggio «Siamo nati da soli. Punk, rock e politica in Italia e in Gran Bretagna (1977-1984)»), Laura Carroli (autrice di «Schiavi nella città più libera del mondo»), Riccardo Pedrini (autore di «Skinhead. Lo stile della strada» e «Ordigni. Storia del punk a Bologna»), Roberto Colombari e Cesare Ferioli (autori di «Tempi Selvaggi, storia di punk e anarchia»).
A fare da corollario alle tre corpose giornate, oltre ai dibattiti, alle interviste, alle presentazioni di libri, ai reading letterari e ai concerti sarà allestita un’esposizione fotografica e di materiale archivistico sugli anni Ottanta a Bologna a cura del Centro di documentazione dei movimenti «Francesco Lorusso – Carlo Giuliani», dell’Archivio delle nuova sinistra «Marco Pezzi» e del fotografo Luciano Nadalini (UFO).
La rassegna di immagini e varia documentazione inizia con il concerto gratuito dei Clash in piazza Maggiore dell’1 giugno 1980. L’evento è organizzato dal Comune di Bologna nel tentativo di recuperare la “rottura” dell’11 marzo 1977. Ma anche l’arrivo sotto le due torri di Joe Strummer non riesce a rimarginare la “ferita” tra le istituzioni e il mondo giovanile causata dall’assassinio di Francesco Lorusso, lacerazione che del resto non si è mai ricomposta. Quel giorno c’è pure la contestazione degli “anarco-punk” che sostengono il gruppo Raf Punk.
Subito dopo i Clash scorrono le foto della strage alla stazione del 2 agosto, della mobilitazione dei tanti volontari nei soccorsi e delle manifestazioni di piazza.
Le grandi inchieste “emergenziali”, tutte ispirate dal 7 aprile 1979 e dalla teoria del complotto della magistratura padovana, si abbattono anche sui militanti del movimento bolognese. L’8 novembre 1980 si tiene una manifestazione molto partecipata per protestare contro l’arresto di due operai della Ducati Meccanica.
Alla fine di gennaio del 1981, la rivista “Prometeo Fuoco” organizza in città una campagna di solidarietà a favore di Chang Ching, la moglie di Mao Tze Tung. Il titolo della mobilitazione è «lasciate stare la ragazza di Mao».
Il 1981 è pure un anno di grandi eventi culturali; l’1 agosto Carmelo Bene recita dalla terrazza della Torre Asinelli, davanti a una folla assiepata lungo tutta via Rizzoli.
L’81 è pure un anno di intense lotte sociali, durante lo sciopero generale del 23 ottobre qualcuno, in mezzo a una piazza Maggiore piena di operai alza un grande striscione per le 35 ore settimanali, «lavorare tutti per lavorare di meno».
Anche negli anni Ottanta i venti bellici spirano con una certa intensità, per fortuna non mancano anche le “barriere antimilitariste”. Le foto in mostra testimoniano le tante manifestazioni contro la guerra. Dalle immagini della Marcia Milano – Comiso del 12 marzo 1982 (contro l’insediamento dei missili americani nella base siciliana) a quelle del 2 settembre 1982 contro l’invasione del Libano da parte dell’esercito israeliano, curiosamente chiamata “Operazione pace in Galilea”. Il 16 aprile 1986 migliaia di ragazze e di ragazzi partecipano alle manifestazioni studentesche contro i bombardamenti sulla Libia dell’Air Force americana, chiamati col gergo dei cowboys “Operazione El Dorado Canyon”.
Quattro anni dopo la strage alla stazione, ancora bombe sui treni; il 23 dicembre 1984 attentato al treno Rapido 904 presso la stazione di San Benedetto Val di Sambro: 16 morti e 267 feriti.
Durante la durissima lotta per il contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici del 1982/1983 il presidente di Confindustria è Vittorio Merloni (padrone delle omonime “industrie” di Fabriano). Un gruppo di giovani operai delle fabbriche di Santa Viola di Bologna, ancora sotto l’influenza degli “indiani metropolitani”di settantasettina memoria, decide di costruire uno scenografico Merlone da portare in giro a fare strani comizi nei cortei degli operai metalmeccanici. Ai testi che escono dal becco dell’ingombrante uccellaccio collabora pure la preziosa penna di Stefano Benni.
Negli anni ’84 e ’85 i gruppi punk occupano alcune vecchie case nei quartieri del centro storico: «Per affermare una nuova socialità urbana e il diritto all’esistenza di nuclei familiari alternativi».
Il 7 ottobre 1986 viene sgomberato l’ultimo avamposto del ’77 bolognese: si tratta dei locali del Gabbia/no (che prima avevano ospitato il Mucchio Selvaggio) in piazza Verdi, nel cuore della cittadella universitaria. Lo sgombero dello spazio autonomo è legato anche all’attività del movimento antinucleare che si svolge all’interno. Sono di quei mesi le manifestazioni contro il PEC del Brasimone e la centrale nucleare di Caorso.
Il mese di novembre è quello delle contestazioni all’inaugurazione dell’anno accademico che vede la partecipazione del presidente del Consiglio Bettino Craxi.
Nessuno ne parla, ma gli anni Ottanta sono stati anche quelli degli “omicidi sul lavoro”, il più grave dei quali si verifica ai cantieri navali del porto di Ravenna: si tratta della tragedia Mecnavi dove 13 operai perdono la vita mentre lavorano all’interno della nave gasiera “Elisabetta Montanari”.
Nell’aprile dell’87 iniziano le proteste studentesche contro le celebrazioni del IX° Centenario dell’Alma Mater Studiorum, una delle più clamorose quella contro la laurea honoris causa a Carlo d’Inghilterra. Escono i giornali studenteschi “Vai Marta” e “Analfabeta”.
Tra le conseguenze dei fasti del IX° Centenario (in cui si erano elargite lauree ad honorem a pastai e finanzieri) ci sono i tagli dei fondi necessari per il diritto allo studio: le mense universitarie aumentano i prezzi, per gli studenti fuori sede non si trovano alloggi. Inizia così lo sciopero dei vassoi e la protesta di strada con le case di cartone.
Nel 1988, nel cantiere infinito del teatro Arena del Sole si prende lo spazio uno dei primi centri sociali della città: l’Isola nel Kantiere.
Nell’anno successivo si cominciano a vedere i primi segnali del movimento della Pantera e del proliferare degli spazi autogestiti.
La mostra si chiude con la copertina del quindicinale Mongolfiera: «Disperati, derisi, smascherati, rinnegati, i noiosi anni ’80 sono proprio finiti».
Nell’editoriale del giornale bolognese si può leggere: «Noi siamo qui, in questa città supericca, in una sera di questo disgustoso Natale cominciato con un mese di anticipo, in mezzo a miliardi di accesi in tutte le strade. Bologna oggi per noi rappresenta l’Est dell’Ovest, e l’Ovest dell’Est. Anche qui un giorno contro i ribelli gli stalinisti hanno mandato i carri armati, anche qui il socialismo reale ha fatto il deserto e disperso ogni energia creativa. Anche qui negli anni del grande soft la democrazia televisiva ha seminato conformismo e ipocrisia intollerante. Ma qui il gioco incrociato dei totalitarismi del tardo ventesimo secolo potrebbe produrre un effetto straordinario e nuovo… A Bologna stiamo cercando nuove motivazioni all’azione: motivazioni diverse dalla ricerca spasmodica di più sicurezza più danaro più pellicce più grasso più borghesia più razzismo. Stiamo cercando un modello di vita sociale in cui l’identità bianca possa venire dissolta, in cui la solidarietà sconfigga la ricerca di sicurezza, e il gusto dell’avventura intellettuale superi il muro grigio del carrierismo e del clientelismo. Stiamo lavorando a preparare sorprese. Questo è il nostro impegno per gli anni a venire. Questa è la nostra sfida agli anni Ottanta che da soli non vogliono morire».