Acabnews Bologna

Gli abitanti di via della Canapa invadono Palazzo d’Accursio

Manifestazione di protesta, prima in piazza Maggiore, poi nell’aula del Consiglio comunale. Ma l’emergenza abitativa non entra nell’agenda dell’amministrazione. Report e approfondimento sulla situazione di via della Canapa.

15 Luglio 2013 - 20:35

Sono alcuni anni che a Palazzo d’Accursio la povertà viene trattata come la polvere da nascondere sotto lo zerbino quando, come oggi pomeriggio, esplode con le sue drammaticità nell’aula del Consiglio Comunale. Diversi schifiltosi che siedono sugli scranni dell’aula consiliare hanno gridato allo scandalo, alla violenza inaccettabile di chi ha fatto vedere i suoi bambini, di chi, come Asia, ha voluto “strumentalizzare la povertà”. Certo, può non far piacere sentirsi scandire ripetutamente “Vergogna!!!!… Vergognatevi!!!!… Gente senza cuore!!!!… La casa è un diritto!”, ma ai consiglieri di maggioranza e di opposizione, agli assessori in blocco, queste contumelie dovrebbero essere ripetute come un “mantra di incoraggiamento”, per scuoterli dalla loro apatia. In fin dei conti, perché si stupiscono? Sui temi del disagio sociale e abitativo, sulle problematiche, vecchie e nuove, legate alle povertà è da anni che non stanno facendo un beneamato cazzo (scusate il francesismo, ma non ci veniva in mente niente di più appropriato).

La pietra dello scandalo ha fatto la sua apparizione oggi alle 15 in Piazza Maggiore. E’ qui che si sono riunite, con strumenti semplici ma ben visibili, le 7 famiglie di via della Canapa: una cinquantina tra donne, uomini, ragazzi, anziani e più di venti minori. Accompagnate dai volontari dell’associazione Harambe e dal sindacato di base degli inquilini Asia Usb, hanno voluto rendere pubblica la loro protesta contro il Comune di Bologna che poco meno di due settimane fa ha inviato delle lettere in cui si intimava di rilasciare i prefabbricati di via della Canapa in cui vivono da più di dieci anni, entro dieci giorni. Si tratta di un villaggetto, nascosto tra il granoturco, fuori San Donato, alcuni chilometri dopo il centro commerciale Meraville. Un posto in culo al mondo dove, all’inizio del Duemila, erano stati alloggiati diversi rifugiati delle guerre dei Balcani degli anni Novanta, kosovari serbi e bosniaci, insieme ad alcuni nuclei familiari di origine rumena, provenienti da accampamenti nomadi.

Come succede spesso in questi casi, la sistemazione doveva essere provvisoria, all’inizio si parlava di poco più di un anno, ma poi il “progetto comunale volto a favorire l’integrazione e l’autonomia” è andato via via sbiadendo e sono rimasti solo le ragazze e i ragazzi di Harambe, per lo più studenti universitari, che, insieme ad altri volontari, con continuità, danno vita a uno sportello sociale, a un doposcuola per i bambini, ad azioni di sostegno all’inserimento scolastico dei ragazzi, ad attività ricreative e laboratoriali e a corsi di italiano per gli adulti.
Uno di questi laboratori si chiama “Pane e tempesta”, un progetto teatrale per adolescenti che si è tenuto per più di due anni a Vag61, in collaborazione con l’associazione culturale Diritto Diverso. Questo laboratorio ne ha fatto nascere un altro di scrittura e performance hip hop da cui è uscito il gruppo KFK, composto da Krenar (16 anni, d’origini kosovare), Florin (17 anni, d’origini rumene), e Kreation (18 anni, d’origini kosovare).

I tre ragazzi hanno tenuto diversi concerti a Bologna, portando sul palco canzoni scritte da loro stessi. L’ultima racconta la vicenda di via della Canapa, la stanno scrivendo e componendo in questi giorni e, quindi, è del tutto naturale che, oggi, davanti al palazzo comunale, fossero loro, con un megafono, a scandire le parole e le motivazioni della protesta. Tra i vari striscioni contro gli sfratti e il diritto alla casa, ce n’era uno con una frase di una loro canzone. “Violenza contro i diritti umani / trattano gli stranieri come fossero dei cani / almeno loro una cuccia ce l’hanno / se all’improvviso piove non devono farsi il bagno”.

La loro rabbia, frutto della sofferenza quotidiana a cui sono costretti, non ne ha avuto abbastanza di esprimersi con striscioni e slogan davanti al “palazzo buono” della città. Oggi quel palazzo, dove sono state prese le decisioni che andranno a peggiorare la vita di 50 persone, è stato invaso dalla loro corporeità.

Non erano un bel vedere quei bambini “esposti” con i cartelli al collo che chiedevano di non finire per strada? Era violenta la materialità e la consistenza di quei corpi sudati, in canotta e braghini corti, che urlavano a squarciagola i loro diritti, rompendo il “decoro” di quell’aula, nata per “consigliare” e, oggi, diventata un ininfluente poltronificio per “schiacciatori di bottoni” che pensano di giocare alla politica, con scarsissimi risultati?
Pazienza… A noi sono sembrati molto più violenti le parole e l’atteggiamento dell’assessore Frascaroli che, dopo aver incontrato una delegazione degli abitanti di via della Canapa, ha detto: “E’ da un anno che sanno che devono andare via, perché quegli alloggi vanno ristrutturati e assegnati con la graduatoria Erp”.
Noi il villaggio di via della Canapa l’abbiamo visto, non si tratta di casette, ma di prefabbricati con il tetto di lamiera, caldissimi d’estate e freddi d’inverno. La zona isolata, circondata da campi e capannoni industriali e mal collegata al centro, assomiglia molto a un campo nomadi, più che a un borgata di case popolari. Se le famiglie verranno mandate via, quel posto rimarrà abbandonato per sempre, non ci crede nessuno che gli immobili verranno ristrutturati e immessi nel circuito dell’Erp.

Frascaroli, sempre più nelle vesti di nonna Abelarda, ha poi aggiunto: “Chi ha bisogno sarà aiutato, ma non si può lasciar marcire una situazione che va avanti da anni e che è puro assistenzialismo. Abbiamo fatto degli errori come amministrazione del passato, ma ora ci sono io e queste situazioni non si devono ripetere”.
Se quello che il Comune ha fatto in via della Canapa è assistenzialismo, dovrebbe dirci che tipo di “assistenza” ha dato, concretamente, negli ultimi cinque anni.
Anche perché quei prefabbricati non sono dati gratis. Costano a chi vi abita 400 euro mensili d’affitto, più le utenze. Certo, qualcuno ha delle morosità, ma la maggior parte hanno pagato regolarmente.

La perla delle dichiarazioni dell’assessore alle Politiche sociali ha riguardato poi la parte “politica” della questione: “Visto che Asia ha guidato la manifestazione, le voglio dare un consiglio: con Asia abbiamo delle collaborazioni, ma da qui a cavalcare le cause perse come queste, ce ne passa”.
Quelle finesse madame, ci viene da commentare. Che sensibilità sociale esprime una signora che doveva rappresentare “il nuovo della società civile, del sociale impegnato, del cattolicesimo avanzato”… Solo il Cofferati dei tempi peggiori si era spinto fin lì.

Del resto, la signora Amelia è in buona compagnia. I capigruppo del consiglio comunale, dopo la protesta di oggi, non hanno messo all’ordine del giorno, il tema dell’emergenza abitativa nella nostra città, ma come affrontare i frequenti raid di protesta in aula: “Per capire come si svolgono i lavori del Consiglio e il lavoro dei vigili”. Ognuno ha le sue urgenze e le sue priorità…

Intanto, in contemporanea a questa vicenda, in via Rizzoli, all’incrocio con via Indipendenza, i vigili bloccano il traffico per fare passare una colonna di dieci auto di scorta e due pulmini di blindati che accompagnano una prestigiosa auto blu.
“Ma i costi della casta non dovevano essere tagliati?”, si domanda un cittadino che aveva assistito esterrefatto alla scena.
“Non nel caso del padreterno…”, lo rinfranca un altro.