Questa sembra essere la speranza coltivata dal Comune nel proporre lo stabile di via Zanardi 378: un’ipotesi sbagliata, insensata, irrealistica, assolutamente inutile. Siamo andati a vederlo di persona, incontrando lungo la strada diversi altri spazi (magari più adatti) in passato già occupati e poi sgomberati solo per tornare all’abbandono.
“E’ un posto raggiungibile in autobus da piazza Maggiore in 18 minuti”, forse non è questa la motivazione prioritaria con cui si sarebbe dovuto cercare il luogo dove collocare (ospitare) uno spazio sociale che ha fatto del rapporto con il territorio circostante una delle ragioni della sua esistenza.
Parliamo naturalmente dell’Xm24 e del capannone proposto dal Comune in via Zanardi 378 per rispondere all’impegno, preso il giorno dello sgombero di via Fioravanti, per trovare una “nuova sede” entro il 15 novembre 2019.
Vorremmo parlare d’altro, ma tant’è questo è quello che passa il convento, e, dato che l’annuncio dell’indirizzo non è stato accompagnato, da parte dell’amministrazione di Palazzo d’Accursio, da una documentazione adeguata per comprendere di cosa si si stava parlando, abbiamo deciso di andare noi a vedere il nuovo posto, per capire se si tratta di una “vera” soluzione o di un modo per dire furbescamente “io la mia parte l’ho fatta”, sapendo che con una prospettiva del genere l’Xm24 si uccide.
Il nostro mezzo di trasporto è la bicicletta, solo perché è il mezzo la cui velocità ci permette di dare un’occhiata a tutto tondo rispetto a quello che si incontra, avendo pure il tempo di farci un piccolo ragionamento.
Prendiamo come luogo di partenza la rotonda che smaltisce il traffico dell’incrocio tra via Bovi Campeggi e via Zanardi. Per prima cosa, non possiamo non buttare l’occhio sul nuovo Pam Superstore, inaugurato lo scorso 3 ottobre. Lasciando da parte la domanda “a che serve un altro mega centro commerciale?” (questione che già altre volte abbiamo posto in diversi quartieri e in altre zone di città), ci viene da chiedere: perché i supermercati si avvicinano al centro della città e gli spazi di aggregazione sociale vengono spinti in estrema periferia? Che il traffico automobilistico da loro provocato, solitamente in zone già intasate, sia meno problematico e più accettabile della calca umana che l’Xm24 era accusato di generare?
Ma poi ci sovviene la consapevolezza di come Bologna sia ormai completamente vocata al turismo. Quasi tutti gli appartamenti da locare sono stati trasformati in B&b e la “città/merce dell’Airbnb” ha soppiantato i tradizionali strozzini che per decenni hanno lucrato sui fuorisede. E, se gli studenti universitari vengono spinti nei paesi della cintura, ci sta che quasi tutti gli spazi collettivi del centro e della prima periferia siano trasformati in luoghi commerciali dalla “bolla gastronomica”.
Riprendiamo a pedalare, imboccato il sottoponte della ferrovia, sulla sinistra, alla fine del piccolo dosso, notiamo sulla rete una “freccia segnaletica” (appesa sicuramente da Xm24) che informa che per arrivare al numero 378 di via Zanardi a piedi sono 57 minuti. Questa guerriglia sulla tempistica del chilometraggio è sicuramente una cosa necessaria, ma noi siamo interessati anche ad altri aspetti e non ci può sfuggire che, subito dietro la rete dove è appesa la freccia, si erge una palazzina a tre piani, con al fianco un cappannoncino, che risulta essere di proprietà delle Poste. Siamo al 28 di via Zanardi e quest’immobile di notevoli dimensioni è sicuramente vuoto e inutilizzato dal 1991. Di certo lo era anche da prima, infatti venne occupato, in un tempo in cui le nuove correnti della controcultura underground in città si intrecciarono e si incrociarono con le prime lotte dei migranti (parliamo di collettivi come “La Fabbrika”, “Capodilucca”, “PPM8 – Piazza di Porta Mascarella 8”, “Isola nel Kantiere”, “Matteotti”). La lotta per il diritto alla casa portò in piazza in quei mesi migliaia di lavoratori migranti, autodeterminati e sganciati da riferimenti istituzionali. Dopo alcune manifestazioni presero il via diverse occupazioni, una di queste interessò l’immobile di via Zanardi 28. Resistette per alcune settimane, poi, come da altre parti, arrivò irrimediabilmente lo sgombero. Da allora, la palazzina a tre piani e la costruzione a un piano che sorge a lato, sono sempre rimaste vuote e inutilizzate. Nel corso di questi trent’anni, sono scampate ad altre occupazioni e non hanno troppo subito il logorio del tempo. Per queste ragioni, fa ancora più schifo che siano lasciate così, ci viene da domandare: perché il Comune non ha pensato a questo posto per la sede dell’Xm24?
Facciamo venti pedalate e in via Zanardi 30 c’è un altro stabile vuoto da decenni, sempre di proprietà delle Poste. Fu occupato l’8 aprile del 2006, alla vigilia delle elezioni, da parte di vari gruppi anarchici e libertari. Si era in piena epoca cofferatiana e tutte le occupazioni avevano vita breve. Fecero appena in tempo a dare al posto un nome, “Spazio Occupato Autogestito Libero dal Fosco”, la mattina del 12 aprile, alle sei, la polizia arrivò a sgomberare. Anche in questo caso porte e finestre vennero murate o sbarrate con lamiere di ferro. Ai 13 anni che sono trascorsi da quel giorno si aggiungono i più di 20 che erano passati prima della momentanea “riapertura”. Qui, senza esagerare, un piccolo studentato da una trentina di posti si potrebbe ricavare, ma probabilmente rimarrà così per diverse altre generazioni.
Continuando a pedalare si arriva alla rotonda tra Zanardi e via Marco Polo, anche qui c’è un capannone che era stato occupato dal collettivo Crash, dopo lo sgombero è diventato un magazzino/deposito comunale, per fortuna sui muri sono rimasti i bellissimi graffiti che apparvero ai tempi dell’occupazione.
Ma se ci spingiamo più avanti, non facciamo fatica a trovare un altro luogo “ritornato alla polvere”. Si tratta dell’edificio industriale di via Zanardi 106, di proprietà di una società privata, era stato occupato da Crash il 6 ottobre 2007 al termine di un corteo indetto contro i ripetuti sgomberi che il collettivo aveva subito nei mesi precedenti e per la difesa degli spazi autogestiti. I capannoni furono sgomberati il 26 novembre 2008, dopo un provvedimento di sequestro preventivo richiesto dalla Procura della Repubblica. Si diceva che lo stabile sarebbe stato trasformato in una stazione del Servizio Ferroviario Metropolitano. A 11 anni di distanza la struttura è ancora vuota e inutilizzata. Per fortuna, sulla facciata, fanno ancora bella mostra i grandi murales di Blu che coprono la vergogna dei muri innalzati su porte e finestre.
Pedaliamo ancora per alcuni chilometri e arriviamo alla fermata dell’autobus 18, corrispondente al Centro Prove Autoveicoli Bologna, che ha come indirizzo via Zanardi 380. Per curiosità andiamo sotto la pensilina e leggiamo dai cartelli di Tper che la linea bus 18 parte da Piazza Roosevelt e, viaggiando in direzione del capolinea “Noce”, ha 17 fermate (quella in cui siamo è la sedicesima).
Ci spostiamo al numero 378, il capannone oggetto del contendere è di quelli di costruzione più recente, assemblato con pannelli prefabbricati di cemento. E’ collocato all’interno di una piccola zona artigianale con varie officinette che lo circondano. A prima vista, di spazi esterni come cortili o cose simili non si intravvedono e, comunque, sono molto ridotti.
La cosa che ci colpisce immediatamente sono la decina tra blindati, furgoni e macchine di carabinieri e polizia che sono fermi nella stradina a fianco dell’immobile.
“Ma come, il Comune ha parlato di questo posto, Xm24 non l’ha accettato e già ci sono le forze dell’ordine a presidiarlo?”. Poi, a uno sguardo più attento, ci accorgiamo che tutti quei mezzi sono in deposito presso un’autofficina lì vicino per riparazioni e “tagliandi”.
Che questa cosa potesse creare “problemi di vicinato” se lì fosse messo l’Xm24 a nessuno a Palazzo d’Accursio è venuto in mente?… Ad essere maliziosi si potrebbe pensare che qualche “furbo/furbo” una pensata simile l’avrebbe fatta apposta.
La cosa più sconvolgente, però, è che il fabbricato è a pochissima distanza da alcune palazzine di alloggi di edilizia popolare. Se una delle “giustificazioni” dello sgombero di via Fioravanti fu che gli eventi organizzati dall’Xm24 avevano un impatto che arrecava disturbo agli abitanti della zona, una simile collocazione è molto più vicina di quella precedente a delle abitazioni.
Insomma, non ci vuole un docente di urbanistica o di architettura sociale per comprendere come la proposta del Comune sia sbagliata, insensata, irrealistica, assolutamente inutile per cercare di trovare le soluzioni più adeguate per uno spazio di aggregazione sociale con le caratteristiche che l’ex mercato ha avuto nel corso della sua lunga storia.
Non si fa sicuramente peccato a pensare che, in questo modo, da parte dell’amministrazione comunale si miri a cancellare l’Xm24 e quello che quell’esperienza ha rappresentato.
Va anche detto, però, che per una “speranza” di questo tipo raggiungere il risultato diabolicamente auspicato non sarà un gioco da ragazzi.