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Fiera, salta subito il tavolo sugli esuberi

Nell’incontro di oggi la società ha proposto di sospendere la mobilità per soli sette giorni. Interrotta la trattativa, corteo e protesta dei lavoratori in Comune. Sgb: “Padroni senza scrupoli”. Usb: “Politica si assuma proprie responsabilità”.

07 Luglio 2016 - 19:49

IMG_20160707_192303E’ finito male il primo faccia a faccia tra sindacati e Fiera sull’avvio della mobilità per 123 lavoratori part-time. Visto che i manager della Fiera (non era presente il presidente Franco Boni) hanno proposto di sospendere la procedura per soli sette giorni, i sindacati hanno lasciato il tavolo e a quel punto i lavoratori, che erano in presidio fuori dalla sede dell’Ascom dove si è svolto l’incontro, hanno deciso di proseguire la protesta in Comune per chiedere conto al sindaco Virginio Merola e ai soci pubblici dell’impegno preso ieri proprio sulla sospensione della mobilità, venuto meno già oggi. Riferisce l’Sgb: “Il presidente della Fiera di Bologna, Franco Boni, oggi non si è presentato al primo incontro convocato all’interno della procedura di licenziamento di 123 dipendenti. Ha però rilasciato una lunga intervista al quotidiano locale in cui sconfessa apertamente il presidente della Regione Bonaccini e il sindaco Merola, proseguendo nella folle linea di far pagare i costi della mala gestione e della corsa competitiva al ribasso con la fiera di Milano ai lavoratori di BolognaFiere. I dirigenti della Fiera hanno fatto al tavolo una proposta provocatoria: sospendere di solo una settimana la procedura della mobilità per poi proseguire nella strada dei licenziamenti. Per questo i lavoratori sono partiti in corteo e hanno occupato i locali del comune di Bologna dove sono riusciti ad ottenere un incontro con il capo di gabinetto di Merola Anche questo incontro ha portato ad un nulla di fatto. La politica sembra balbettare di fronte all’arroganza dei padroni di Unindustria, delle Cooperative della Camera di Commercio e delle banche che detengono il 60% delle quote azionarie. Bonaccini e Merola sono due anatre zoppe che rispondono evidentemente agli interessi di questi padroni piuttosto che a quelli della comunità che dovrebbero amministrare e così i lavoratori diventano gli agnelli sacrificali di una politica padronale senza scrupoli. I lavoratori della fiera di Bologna riprenderanno la parola lunedì in un assemblea convocata dal cda (consiglio dei delegati d’azienda) e rilanceranno la mobilitazione per il ritiro dei licenziamenti. Sgb non può che essere al fianco dei lavoratori di Bologna Fiere e del loro cda ed invita tutti a sostenere le lotte che decideranno”.

Questo il resoconto dell’Usb: “L’arroganza del presidente di BolognaFiere, Boni, è venuta fuori in tutta la sua evidenza tra ieri sera e stamattina, quando prima con un’agenzia stampa ha mandato a dire ai lavoratori e agli stessi Comune e Regione che avrebbe tirato dritto sui licenziamenti, non considerando minimamente la richiesta di sospensione della procedura di mobilità dei 123 esuberi in Fiera, poi non presentandosi al tavolo programmato di questa mattina con le Oo.Ss. nel quale si sarebbe dovuto firmare la sospensione dei licenziamenti, sui quali avevano preso un preciso impegno solo ieri Merola e Bonaccini. La delegazione mandata dal presidente, composta tra gli altri dal direttore generale Bruzzone e dal direttore del personale Biagi della Fiera, aveva la disponibilità di Boni a ‘concedere’ una sola settimana di sospensione della procedura di licenziamento. Una proposta, quella di Boni, ritenuta dai sindacati giustamente inaccettabile, rispedita al mittente, con conseguente rottura del tavolo di trattativa. La rabbia dei lavoratori che da Strada Maggiore hanno raggiunto palazzo D’Accursio in corteo, ha chiesto conto direttamente al Sindaco Merola: a chi risponde Boni, a fronte degli stanziamenti di denaro pubblico pari a circa 10 milioni per piani d’investimento di Comune e Regione? Può il presidente indicato da Comune e Regione rendersi autonomo e dare conto solo ai soci privati della Fiera, che evidentemente hanno tutt’altro interesse che mantenere i livelli di occupazione e reddito? Nell’incontro che la delegazione sindacale ha avuto con Montalto, capo di gabinetto del sindaco, le responsabilità politiche si sono venute a delineare ancora meglio: la Fiera è un soggetto di diritto privato, ha affermato Montalto, e in quanto tale ha la sua autonomia di azione. Certo, stupisce che Boni si possa essere smarcato dal pressing delle istituzioni in maniera così palese, ma il contesto in cui si inserisce la ristrutturazione degli assetti della Fiera è inscritta nella legge di stabilità, nel Decreto Madia e nel Piano di Riorganizzazione delle Partecipate del Comune di Bologna, che prevede la dismissione della partecipazione pubblica in questa e altre società partecipate. Usb aveva già lanciato l’allarme in questi giorni sulla lettura che bisognava dare a questo processo, inscritto nel piano nazionale del Pd di smantellamento di ciò che è pubblico e semipubblico, e non ci consola l’essere stati tristi profeti, dopo che il capo di gabinetto del Comune ha confermato tale impianto. Rimane il problema di chi governa questa città e le scelte industriali che riguardano “l’azienda” più importante del territorio per indotto e Pil: è possibile che le parole del Sindaco di Bologna e del Governatore della Regione Emilia Romagna sull’invito a sospendere i licenziamenti non contino nulla sulla “partecipata” BolognaFiere? È possibile che la cittadinanza non possa reclamare il controllo dei piani di trasformazione del tessuto cittadino e regionale, in assenza di un piano industriale e di una discussione che coinvolga tutti i soggetti politici e sociali? È possibile che si assista a questa sottrazione di democrazia e partecipazione? Chiediamo che la politica cittadina e regionale si assuma le proprie responsabilità: si licenzi Boni e si apra la discussione pubblica sul piano industriale della Fiera di Bologna! La mobilitazione continua!”.