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Ex Staveco, ruspe in moto nel 2016

Si prevede di aprire il campus entro cinque anni. La contestazione del progetto è tra le motivazioni della manifestazione organizzata dal Cua per giovedì 5 marzo’015: partenza alle 18 da piazza Verdi.

03 Marzo 2015 - 17:46

14512005625_31830ace3e_zCantieri aperti tra 12-18 mesi, 100 milioni di euro in ballo e campus operativo da qui a cinque anni: comincia a prendere vita il maxi-progetto avviato da Comune e Università di Bologna per l’ex area militare Staveco, che a lavori conclusi dovrebbe andare ad accogliere un intero pezzo dell’Alma Mater. “Campus 1088” è il nome scelto dal rettore Ivano Dionigi che ieri, con Palazzo D’Accursio, ha firmato un accordo quadro insieme all’Agenzia del Demanio e all’Invimit, il fondo immobiliare del ministero dell’Economia. Un accordo che non riguarda solo l’ex Staveco, che sarà conferita nel fondo “i3-Universita'”, ma anche i Prati di Caprara (est e ovest) che entrano nel fondo “i3-Stato”. Ancora in corso, inoltre, la valutazione degli immobili che l’Alma Mater ha deciso di dismettere per recuperare una parte delle risorse da destinare al progetto (le prime stime arriveranno tra 30-40 giorni).

Proprio il “modello Staveco” è uno degli obiettivi di una manifestazione promossa dal Cua per giovedì, nell’ambito della campagna #SpazioAgliStudenti: in programma c’è una parade, per la precisione, che partirà alle 18 da piazza Verdi. Il collettivo scenderà in piazza “in difesa degli spazi di autogestione sotto attacco”, visto che “nelle ultime settimane, con una ormai nota e ciclica noiosità, le istituzioni universitarie, la Questura e il Comune tornano a parlare di zona universitaria con un’unica proposta: quella della criminalizzazione e della repressione. Per noi la zona universitaria è invece il luogo dove convivono forme di vita diverse ed eterogenee, che compongono un tessuto di ricchezza sociale, culturale e politica che solo nell’autovalorizzazione, nell’incontro e nel conflitto può esprimere e costruire un territorio differente dalle tinte fosche che covano nelle menti dei vertici istituzionali. Dai laboratori autogestiti di via Zamboni 38, passando per la creazione di un legame inedito tra università e teatro tramite la pratica dell’autoriduzione, andando alla vertenza sull’abbassamento dei costi della mensa di piazza Puntoni, arrivando alle possibilità di iniziativa in piazza Verdi (e l’elenco potrebbe continuare), crediamo sia il momento di portare in strada questo patrimonio di lotte ed esperienze”.

Per questo, “invitiamo tutte le studentesse e gli studenti, le realtà dell’autogestione e della produzione culturale indipendente- continua il Cua- a costruire assieme una parade che attraversi la zona universitaria. Un primo momento che non sia solo di risposta agli attacchi che tutti e tutti stiamo subendo, ma che da subito rilanci un percorso di costruzione autonoma e dal basso dei territori che viviamo tutti i giorni. Verso una primavera di conflitto, riappropriazione e creazione di spazi di libertà!”.