Ieri Frascaroli aveva negato che in via Toscana ci fossero fragilità, Asia-Usb: “Falso, ci abitavano anche persone con problemi di salute”. E ora si apre la partita per la regolarizzazione dell’occupazione di via Irnerio.
Ingressi presidiati dai vigili e porte chiuse in tutta fretta. Così Palazzo d’Accursio accoglie gli ex occupanti delle scuole Ferrari di via Toscana e i sindacalisti di Asia Usb, reduci dallo sgombero di ieri mattina, con tanto di resistenza sul tetto fino al tramonto. Davanti alla serrata, ad attivisti e occupanti, bambini compresi, non rimane che bussare simbolicamente battendo le mani sul grande portone di legno, al grido di “vergogna, vergogna”.
“Ecco la risposta dell’amministrazione dopo il vergognoso sgombero di ieri”, urla un portavoce di Asia al megafono, mentre viene srotolato uno striscione sull’ingresso con scritto: “Ancora un’occupazione sgomberata, il Comune se ne lava le mani”.
Il riferimento è alle dichiarazioni dell’assessora Frascaroli, che ieri aveva detto al sito web di Piazza Grande che “non c’era nessuna trattativa da fare”perché il palazzo appartiene a un privato e il Comune interviene “solo nel momento in cui sono presenti fragilità”, e non sarebbe stato il caso delle ex Ferrari: quindi l’unica opzione sarebbe “andare dritto all’Help center in stazione a fare la fila per i posti dell’emergenza freddo”. Circostanza negata dal sindacato, secondo cui sono state sgomberate “diverse persone con una situazione sanitaria precaria, che avevano subito una serie di ricoveri. Inoltre, di principio è sbagliato fare differenze all’interno del gruppo di chi non ha una casa: non esiste una distinzione tra chi ha più bisogno e chi ne ha meno, tutti sono uguali. Chi dorme per strada è di per sé una persona con fragilità”. E ancora: se il Comune “non si prende le proprie responsabilità sui temi della casa, è inevitabile che arrivino sgomberi violenti com’è successo ieri”. A proposito della proprietà, Carisbo, Frascaroli riferiva poi che in passato avrebbe rifiutato di trattare con il Comune per lo stabile “e non si è neanche presentata al tavolo con la Prefettura quando è stato stilato il Protocollo di garanzia”.
Gli attivisti di Asia, durante il presidio, sono tornati sulla giornata di ieri: “In un periodo come questo, in cui gli sgomberi si sono susseguiti uno dopo l’altro con una cadenza ormai regolare l’aria era molto pesante e dunque con gli occupanti abbiamo ricominciato ad organizzrci come se fossero i primi giorni, con turni di guardia e barricate alle porte. La nostra previsione si è rivelata azzeccata”.
Il sindacato ha anche spiegato che a molti occupanti non è ancora stato dato modo di recuperare i propri beni personali e che circa una quindicina delle 50 persone che vivevano in via Toscana è attualmente ospitata al terzo piano della ‘Casa occupata Nelsono Mandela’ di via Irnerio, in ex uffici usati finora come sede del collettivo Noi restiamo, mentre “altri hanno trovato una soluzione temporanea magari da amici e altri ancora, ma pochi un posto in dormitorio”.
In via Irnerio, a questo punto, dormono circa 60 persone. “Apriremo una vertenza per la regolarizzazione degli occupanti che ci vivono da anni”, annuncia Asia, chiedendo al Comune di “farsi parte attiva, anche in maniera economica”, così come alla Regione cui “sono arrivati fondi che si attestano sui sei milioni di euro per l’emergenza abitativa”.
Martedì scorso Asia aveva partecipato a un incontro a Palazzo D’Accursio “in seguito ad una lettera del Sant’Orsola, proprietario dello stabile, in cui si dichiaravano disponibili ad aprire una trattativa citando testualmente anche la possibilità di una regolarizzazione previo, chiaramente, il pagamento di costi arretrati”, per circa 40.000 euro. Cifra che il sindacato ritiene eccessiva: “Noi ci riserviamo di valutare e verificare tutte le voci di spesa, ma tuttavia chiedere decine di migliaia di euro ad una realtà che costruisce occupazioni abitative sembra quasi un paradosso”. Tuttavia per il bilancio comunale “questa non sarebbe una spesa così straordinaria”.
L’auspicio di Asia è che se la situazione di via Irnerio avesse esito positivo parta un “cambio di rotta” rispetto all’emergenza abitativa: “La soluzione esiste: usare tutto lo sfitto cittadino come patrimonio in quota Erp”.
Il sindacato è intervenuto poi nel pomeriggio con un comunicato: “Oggi, in presidio davanti alla sede (sbarrata) del Comune, abbiamo rilanciato pubblicamente un discorso complessivo di rivendicazione del diritto all’abitare per tutti, senza nessuna esclusione. Il presidio è stato organizzato il giorno dopo il drammatico sgombero dell’occupazione di via Toscana avvenuto ieri in mattinata, a cui gli occupanti dentro e il presidio solidale all’esterno hanno resistito per dieci lunghe ore nonostante le cariche della polizia e le denunce date agli abitanti senza nemmeno permettere ad una delegazione sindacale di prendere contatto con gli iscritti”.
Secondo Asia “il Comune si maschera dietro la scusa di un questore ‘duro’, ma sappiamo bene che la causa che scatena le lotte per la casa è una grave mancanza politica. La giunta Pd, in pieno accordo con il governo Renzi, vende il patrimonio pubblico ai soliti speculatori privati, privando i settori popolari in difficoltà di risorse pubbliche, come le case popolari, che oggi sono più che mai necessarie. Questa strategia, tipica del PD, fatta di privatizzazioni e assenza di politiche attive, farà crescere sempre di più il numero di persone senza casa, e dunque le lotte di riappropriazione continueranno. Se non si cambia rotta, continueranno gli sfratti, le occupazioni e, purtroppo, gli sgomberi”.
Continua il testo: “Il presidio ha rilanciato dunque la necessità che l’ente pubblico assuma le proprie responsabilità attivamente. E’ necessario innanzitutto fermare la svendita di patrimonio pubblico, e utilizzare tutto lo sfitto cittadino come patrimonio abitativo in quota ERP, con tempo di assegnazione indeterminato e affitti realmente accessibili per le molte persone che si trovano in difficoltà economica. A partire dallo sfitto pubblico (caserme Sani e Stamoto ad esempio), e intaccando anche, tramite la requisizione, le grandi proprietà di privati colpevoli di speculare sullo sfitto. Sappiamo, anche dopo aver trovato oggi le porte del Comune sbarrate alle legittime richieste del presidio di cui facevano parte molti degli sgomberati a cui il comune non ha dato soluzioni, che queste conquiste possono essere ottenute solo con un percorso di lotta cosciente e determinato e con l’unità di chi lotta per i diritti sociali in città. Percorso su cui lavoreremo già dai prossimi giorni, per costruire il 26 febbraio un’assemblea pubblica sul diritto all’abitare a cui invitiamo le realtà organizzate e tutta la città a condividere progetti collettivi di rivendicazione”.