Editoriale

Editoriale / Piazza Verdi, lo spessore dei comitati: “Noi come i terremotati”

Una frase che la dice lunga sui famosi “residenti” che, ciclicamente,
prendono in ostaggio il dibattito cittadino invocando coprifuoco e
militarizzazione della zona universitaria.

22 Giugno 2012 - 15:00

“Quando c’e’ un terremoto prima si tirano fuori le persone da sotto le macerie e poi si pensa alla ricostruzione, non e’ che si cominciano a fare i progetti e noi siamo persone sotto le macerie”. Di fronte alle decine di morti e alle migliaia di sfollati provocati dal sisma in Emilia, i sedicenti “comitati anti-degrado” della zona universitaria non si fanno alcuno scrupolo a strumentalizzare la tragedia del terremoto per un titolo in più sui giornali o per strappare al politicante di turno, rigorosamente bipartisan, un altro viscido attestato di solidarietà.

La dichiarazione l’ha rilasciata ieri il presidente dell’associazione “Via Petroni e dintorni”, bocciando la possibilità che il Comune (che pure non fa mai mancare un nuovo giro di vite) avvii un confronto con i gestori dei locali sugli orari di chiusura. “Nessuna concertazione”, dice il residente. Tanto la ricetta dei suddetti comitati la conosciamo da anni: niente socialità, nessun evento, serrande abbassate, multe e tanta Polizia. E così (mentre piazza Verdi continua a far capire che l’idea di una normalizzazione è perdente in partenza) in città si riapre una discussione, se così la si può definire, che sa di muffa come tutte le altre che puntualmente riemergono e si scambiano il testimone, buone solo a distogliere l’attenzione dai temi veri (qualcuno si stava perfino accorgendo della crisi), far versare altri fiumi di inchiostro e contendersi (forse) una manciata di voti: ora il “degrado” in piazza Verdi, poi la crociata contro i graffiti, a seguire l’allarme bici sotto i portici e la catastrofe dei “portoghesi” sui bus, poi di nuovo il “degrado”, i graffiti…

Dietro le quinte del teatrino, però, si nasconde una realtà meschina fatta di protagonismi ed egoismi. Il paragonarsi a chi ha perso o rischiato la vita sotto le macerie del terremoto lo dimostra. Giornali e politicanti, sempre se ne parleranno, ridurranno il tutto a uno “scivolone”. Per noi, più semplicemente, c’è solo da vergognarsi.