Editoriale

Editoriale / Beato silenzio elettorale

In campagna elettorale partiti e partitini tirano fuori il peggio. Le panzane si moltiplicano, la retorica si infittisce, le promesse dilagano, la cagnara non dà tregua.

23 Febbraio 2013 - 17:44

La campagna elettorale, si sa, è come la guerra: tira fuori il peggio. Non che lontano dalle elezioni partiti e partitini offrano uno spettacolo particolarmente migliore, ma quando le urne si avvicinano il senso di fastidio inevitabilmente raggiunge livelli di guardia: le panzane si moltiplicano, la retorica si infittisce, le promesse dilagano, la cagnara non dà tregua. Schiamazzi da degrado vero, altro che quello agitato come pretesto per mettere due volanti in più in zona universitaria. A livello nazionale il campionario è ovviamente vastissimo, ma anche a Bologna l’ansia da prestazione elettorale si è fatta sentire: pur di ottenere qualche voto in più, tutto è lecito.

Ovviamente, non c’è gara. La Lega nord non ha rivali. La necessità di far dimenticare gli scandali della famiglia Bossi & Co. ha spinto il Carroccio a rispolverare i peggiori cavalli di battaglia di sempre, sguazzando nella cultura cavernicola che tanto fa sentire a proprio
agio il rude padano: dalle ronde all’ospedale Maggiore contro i Rom alla proposta di mettere una taglia per individuare un ladro accusato di omicidio. Il Pdl, temendo di perdere troppo terreno sul fronte “legalità e sicurezza”, si è fatto notare per il caso montato attorno all’aggressione (così hanno riportato le cronache) subita dal solito Galeazzo Bignami ad un banchetto: autore un uomo “con problemi psichici” (sempre dalle cronache), ma la macchina dell’allarmismo e del vittimismo politico ha prontamente cominciato a sfornare dichiarazioni su dichiarazioni, con la fattiva collaborazione di un po’ tutte le altre forze politiche. E i montiani di Fli? La necessità di rifarsi una verginità post-post-fascista è stata messa temporaneamente da parte, se si pensa ad esempio alla sconcertante proposta di facilitare il possesso di armi (intese anche “quale strumento di sviluppo personale, sociale e culturale”), come se le continue stragi negli Usa non avessero proprio nulla da insegnare. Episodio che fa il paio con la reazione alla contestazione subita durante la manifestazione del 15F: i finiani hanno annunciato un esposto contro le forze dell’ordine perchè non hanno “impedito” il blitz (magari caricando studenti armati di uova e vernice?). Anche rispetto a questo episodo, però, è bene sottolineare che la criminalizzazione mediatico-elettorale messa in campo contro gli studenti è stata squisitamente bipartisan. Il Pd, manco a dirlo, si è fatto notare per l’incapacità e non volontà di sottrarsi alle forzature altrui. Il caso già citato delle ronde leghiste al Maggiore lo dimostra bene, con una risposta incentrata anche questo caso, incredibilmente, sul piano della legalità: le ronde sono sbagliate perchè non autorizzate e il problema dei leghisti è che magari non pagano le tasse, mentre puntuali sgomberi arrivano a ricordare che “anche noi ci diamo da fare”. Il M5S, al di là delle diatribe interne sulla “democrazia” nel movimento, è arrivato ad esprimere solidarietà per i “fascisti del terzo millennio” di CasaPound. Sel ha dato il meglio di sè in occasione del corteo terminato con l’occupazione dell’ex conservatorio di Santa Marta. “Siamo in piazza al fianco di Bartleby”, anzi no ripensandoci “eravamo in piazza, sì, ma solo come spettatori, l’occupazione finisca”. Anche Giovanni Favia, di Rivoluzione civile, ad un certo punto ha detto di essere dalla parte di Bartleby: eppure, solo poco tempo fa, per l’allora grillissimo Favia gli spazi autogestiti erano “bande” e non bisognava “dare spazi a chi crea conflitto“.

Che dire? Ben vengano i giorni di silenzio elettorale.